di Alessandro AndreiniEra davvero necessario che Firenze ricordasse pubblicamente i novanta anni di Rodolfo Doni, scrittore che la critica indica da tempo come il maggiore autore cattolico contemporaneo. E che lo facesse non attraverso uno di quegli eventi celebrativi che rischiano spesso una certa retorica povera di contenuto e di senso, quanto piuttosto chiamando a raccolta alcuni dei maggiori studiosi della sua opera per tornare significativamente a riflettere sul suo valore e sulla sua attualità. E, in effetti, a giudicare dall’attenzione con la quale il folto pubblico ha seguito i lavori del convegno promosso dalla Comunità di San Leolino in collaborazione con Eventi Polistampa, venerdì 16 gennaio scorso, presso la prestigiosa sede della Gonzaga University di Firenze, si è davvero trattato di un’occasione preziosa di riflessione e di approfondimento.Prendendo la parola per un saluto, dopo il benvenuto del preside prof. Patrick Burke e prima dell’intervento di Matteo Renzi, Presidente della Provincia di Firenze, l’arcivescovo di Firenze mons. Giuseppe Betori che ha conosciuto Doni fin dagli anni del suo servizio presso la Cei ha voluto mettere in luce due significativi aspetti dell’appuntamento: da un lato, e principalmente, la testimonianza letteraria di Rodolfo Doni costituisce un «forte richiamo a considerare il valore della letteratura per l’esperienza della vita umana e, in modo tutto particolare, della fede cristiana È raccontando storie, infatti, e confrontandosi con esse, che l’essere umano cresce nella comprensione di sé e del mondo». Dall’altro, vista la presenza, tra i relatori, di due docenti provenienti dagli Stati Uniti e riferendosi anche al fatto che il convegno si è svolto presso la Gonzaga University, retta dai Padri Gesuiti, una delle più solide e durature realtà universitarie americane a Firenze, mons. Betori ha voluto salutare l’incontro come una preziosa occasione per prendere atto di questo legame privilegiato con gli Stati Uniti, che si concretizza nei più di 5000 giovani americani stabilmente presenti a Firenze. Un legame che si nutre e può sempre meglio nutrirsi, ha suggerito, attraverso il linguaggio dell’arte, della bellezza, della creatività.Letteratura come sfida di umanizzazione, dunque, quella di Doni, di fronte a un mondo in cui sembra avanzare sempre più una certa «barbarie» umana, culturale e anche spirituale. Poiché se c’è una caratteristica che emerge con chiarezza nei numerosi romanzi da lui scritti aspetto che Doni stesso ha sottolineato nella sua testimonianza conclusiva è quella di una scrittura che trae ispirazione dalla vita. Scrivere, dunque, per comprendere e interpretare la vita, per penetrarne i nessi più segreti, per mettere in luce anche questo è emerso nella testimonianza di Doni non tanto le risposte che una visione di fede potrebbe forse troppo facilmente sovrapporvi, quanto piuttosto le domande, le attese, quell’interrogarsi intimo della persona umana che è la conferma più convincente di come la vita umana non possa esaurirsi in una piatta e anonima sopravvivenza. Scrivere ha puntualizzato Carmelo Mezzasalma nella sua relazione per salvare le piccole cose, le esistenze «minori», le vite che non cadono sotto le luci di nessuna ribalta, proprio come insegna la Bibbia: «I piccoli popoli, come le esistenze povere e segnate dalla sventura, hanno un destino altalenante fra eventi felici e infelici. Che senso ha ricordare questi fatti? Ha il senso di vedere aleggiare su di essi lo Spirito di Dio. Dunque, i fatti accaduti hanno un senso sacro e lo scopriamo solo quando vediamo dove quell’evento ci ha condotto».Sta qui, in effetti, il senso profondo dell’opera che nell’occasione è stata presentata, dal titolo Con te nella resurrezione. Memoria per un figlio (Mauro Pagliai Editore, Firenze 2008): proprio nel volersi immergere nella terribile esperienza della morte di un figlio per cercarne a tutti i costi un senso, per viverne il mistero, per salvare comunque quell’evento pure drammatico e apparentemente inconciliabile con la vita e con la fede. Intorno a questo nuovo lavoro di Doni in realtà la nuova edizione di un libro che è andato crescendo nel corso degli anni si sono poi mossi gli interventi dei vari relatori: da Vincenzo Arnone, che si è soffermato sul rapporto tra padre e figlio anche nell’opera di Doni, ad Andrea Guiati, che ha ripercorso il cammino del libro che è andato progressivamente trasformandosi in un vero e proprio «appello» ai tanti che sembrano storditi dalla vita; da Luca Nannipieri, che ha voluto sottolineare il coraggio della scrittura e della narrativa di Doni, al già citato Carmelo Mezzasalma e a Franco Zangrilli, che ha messo infine in luce una singolare modernità nello stile soprattutto delle ultime opere di Doni.E davvero, come hanno potuto sperimentare i presenti ascoltando le parole conclusive di Doni, l’età non ha per nulla ridimensionato la passione della sua riflessione e della sua scrittura. Esse, infatti, continuano a sgorgare da una consapevolezza e da una «compassione» che sanno sempre incontrare le domande più profonde nascoste nel cuore dell’uomo.