Pisa

RIVIVE LA TRADIZIONE DEI PRESEPI DI CALCIRecuperati pezzo per pezzo i presepi che fecero il giro del mondo negli anni Cinquanta e Sessanta

Sono passati sessant’anni da quando, per la prima volta, fu esposto nella chiesa della Propositura di Calci un presepio animato, progettato e costruito da Mario Ermolao Martini e da Alberto e Renzo Meucci.Rocce e montagne si ergevano sullo sfondo del grande plastico, cui fu affidato il titolo «Mistero del Natale». Al centro della scena, i resti di un tempio pagano contrastavano con l’umile capanna della Sacra Famiglia; ai piedi dei nudi declivi, varie casette di campagna, dove si muovevano decine di personaggi: chi tesseva la tela, chi spaccava la legna, chi pescava, chi pascolava, chi mungeva o cuoceva i cibi, chi macinava il grano o frangeva le olive. Intorno alla Sacra Famiglia pastori, angeli, magi, in adorazione, porgevano doni al bambin Gesù. Da questa prima opera ne nacquero altre ancor più grandi. I primi ideatori si divisero in due gruppi: uno, con a capo Mario Ermolao Martini e Amos Armani e un altro con a capo Renzo e Alberto Meucci e Ranieri Baroni. Gli artigiani che facevano riferimento alla bottega di Martini esposero il loro presepe a Lucca, Firenze e Roma, dove raccolsero significativi successi. Quelli che ruotavano intorno ai Meucci, portarono i loro presepi (ne confezionavano ogni anno almeno due), dal 1950 al 1960, a Pisa (in Logge dei Banchi), Livorno, Bologna (nella chiesa di San Francesco), Verona (nella chiesa di Sant’Anastasia), Milano (in piazza Fontana), Torino (nella galleria di via Roma), Parma, Ferrara e, per quattro anni consecutivi, alla Basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma. Nel 1954, su invito dell’Orientacion Catolica del Obrero, il presepe fu esposto persino in America Latina, a Bogotà. Un presepio, questo, illustrato e commentato da periodici italiani e stranieri, ripreso più volte dalla tv. Renzo Meucci ricorda ancora con un filo di emozione come, nel 1954 e da Milano, la Rai Tv trasmettesse gli auguri di buon anno a tutto il mondo, e, in contemporanea, diffondesse le immagini del presepio. A Bogotà il presepe fu inaugurato in diretta tv la sera della vigilia di Natale, presenti il presidente della Repubblica, il sindaco di Bogotà e il nunzio apostolico monsignor Paoli (originario di Lucca). Nei due mesi di permanenza all’estero, fu visitato da decine di migliaia di persone: fu un successo strepitoso, tanto che, dopo vari anni, in occasione della visita di Paolo VI in Colombia, i Meucci furono di nuovo invitati per allestire un presepio. Fino a ieri quel presepio e gli altri dei soci Meucci «riposavano» in un magazzino. Oggi, grazie soprattutto alla perseveranza di Monica, figlio di Alberto, i tasselli del puzzle dei presepi Meucci hanno forse ritrovato tutti quanti il loro posto originario. Osservando colore, tipo di intonaco, copertura dei tetti, diversa pavimentazione, una èquipe di calcesani ha potuto individuare diversi gruppi di case e quindi la loro appartenenza a uno o all’altro presepe. Recuperate anche le strutture di supporto, sì da decifrare il significato dei numeri e delle lettere, riportate su di esse, che ne guidano l’assemblaggio. Il lavoro certosino di Stefano Coppini e Giovanni Rossi ha permesso di ripristinare anche i movimenti. In questi giorni tutti hanno potuto vedere, in Valgraziosa, tre allestimenti: nella chiesa della Propositura si può ammirare l’ultimo dei presepi Meucci, la cui scena è dominata, oltre che dalle rovine di un tempio romano, da una citta araba che richiama alla mente le classiche ambientazioni da «mille e una notte». Poco distante dalla chiesa della Propositura, in via Ruschi al n. 18, nei pressi della Trattoria «Il Barrino», è stata ripristinata l’ambientazione di un paesaggio toscano i cui abitanti sono impegnati nei lavori quotidiani. Resta incompiuto, invece – poiché privo di personaggi – e però ricco delle ambientazioni tipiche dei monti pisani – l’altro quadro dei presepi Meucci, ospitato ora nella chiesetta di San Bernardo, nei pressi dell’omonima cooperativa agrituristica.Ma la tradizione dei grandi presepi a Calci non vive solo del passato. E si rinnova a Nicosia dove dal 1999 viene costruito, ogni anno in maniera diversa un suggestivo presepe artigianale. Una natività collocata all’interno della chiesa, l’unica struttura ancora «integra» del complesso dell’ex convento agostiniano che i calcesani «sognano» di restaurare, se non altro per collocarvi la sede della locale associazione «Nicosia Nostra». Si chiama «presepio che cresce» perché ogni anno vede aggiungersi nuovi personaggi e nuove ambientazioni, molto aderenti alla realtà palestinese nella quale il presepe è stato ambientato. I personaggi, alti 70 centimetri, hanno parti visibili in gesso lavorato e pitturato pezzo per pezzo. E rivestiti con abiti veri, realizzati ricercando tessuti adatti al luogo e all’epoca. Iniziato con soli tre personaggi, il presepio si è arricchito, negli anni seguenti, di due bambini e una bambina, dei Re Magi, dell’Angelo del Signore, di una donna che attinge acqua al pozzo, di due pastori in una capanna con il loro gregge, di una famiglia completa di padre falegname, mamma che prepara il pane e due figli che giocano davanti alla casa, della raccolta delle olive e della loro frangitura, di due artigiani – un vasaio e una filatrice di lana -. Gli ultimi componenti: un laghetto dove si trovano una lavandaia e un pescatore. «La scelta del personaggio che ogni anno si aggiunge alla composizione – dice Bruna Lupetti, che con la sorella Libera compone il presepio che cresce – non è mai casuale. Il pescatore, ad esempio, ci riporta alla memoria, tra le tante cose, la scelta che Gesù ha fatto nel chiamare a sé alcuni degli Apostoli (cfr Marco, capitolo I, 16-20). Ma può essere anche un invito alla fiducia, alla speranza come nel brano della pesca miracolosa».Quest’anno, oltre ai due nuovi «mestieri» sono stati inseriti alcuni pezzi in gesso del presepio di tanti anni fa, come elemento di continuità della parrocchia. San Giuseppe, in particolare, appare in rovina: non per il trascorrere del tempo, bensì per la balordaggine di alcune persone che, penetrate in chiesa tempo fa, non trovarono di meglio da fare che prendere a bastonate i personaggi del vecchio presepe. Poteva essere riparato, ma è stato volutamente lasciato così a testimonianza di quanto accasuto, perché sia motivo di riflessione.Il presepio è stato visitato da molte persone, tanto da consigliare ai promotori di prolungarne l’apertura fino al 13 gennaio, dalle ore 15 alle ore 18.30. Domenica 13, alle ore 17, in chiesa, il coro della parrocchia di San Vincenzo in Migliarino canterà di fronte al presepe canti natalizi e gospel.