Lettere in redazione
Risoluzione Onu sui gay, se si discriminano le idee
Penso che l’intervista di mons. Migliore sulla depenalizzazione del reato di omosessualità proposta dalla Comunità Europea all’Onu, sia stata male interpretata se non manipolata da una parte dei mass media. Corrado Augias su «Repubblica» ha addirittura titolato «La Chiesa difende il reato di omosessualità». La Chiesa non è contraria al progetto di depenalizzazione; il «no» vaticano è dovuto ad altri passaggi contenuti nel documento. Si teme che l’annullamento di ogni distinzione per sesso porti ai matrimoni tra gay, con relative adozioni di bambini e a una equiparazione di questi con la famiglia tradizionale. E forse prevede che in futuro potrebbe essere considerata «discriminazione» o «reato» anche un’opinione negativa sulla pratica dell’omosessualità. È già successo che in Svezia un pastore protestante sia stato denunciato per aver parlato in questo senso in una omelia. Comunque non sarebbe male ricordare che le prime legislazioni che hanno cancellato il reato di omosessualità tra adulti consenzienti sono stati dei paesi di lunga tradizione cattolica come la Francia (1810), l’Italia (1866) e la Polonia (1932).
In questi giorni la Chiesa è stata di fatto trascinata in piazza (su alcuni media) giudicandola come un mostro anti-omosessuale, ma guardando alle dichiarazioni può sorprendere quanto quella sollevata dal Vaticano sia una questione legittima; in effetti il testo della Ue all’Onu, pur presentandosi come un insieme di misure antidiscriminatorie, è formulato in modo tale da pemettere agli organismi internazionali di fare pressioni sui governi che non approvano i matrimoni omosessuali.
Insomma la Chiesa dice che è giusto non discriminare (è scritto nel catechismo da sempre), ma non si può togliere agli stati la libertà di discutere sulla bontà o meno dell’equiparazione delle unioni gay al matrimonio.
Ci saremmo aspettati che i sostenitori della risoluzione opponessero alla Chiesa le loro ragioni. Invece, in una specie di moderna inquisizione la «strega Chiesa» è stata azzittita e frettolosamente liquidata come «omicida». E il tema centrale,che interessa e riguarda tutti noi è stato eluso. Forse esistono ancora argomenti su cui, non si può discutere?
Ritengo che le due risoluzioni all’Onu per la «depenalizzazione dell’omosessualità» e dei «diritti dei disabili» siano state formulate in modo poco chiaro e ambiguo. Nella prima non si chiarisce se tra le «discriminazioni» viene considerato il no alle adozioni e matrimoni gay. Nella seconda, assieme ai giusti diritti per i disabili si intravede il diritto delle donne di abortirli prima di nascere. A queste condizioni il Vaticano, per coerenza ai propri principi, non poteva firmare.
Dopo una vergognosa campagna diffamatoria nei confroni della Chiesa da parte di alcuni media, mi auguro di ricevere un po’ di spazio anch’io.
Condivido in pieno quanto scrivono i nostri lettori. Aggiungo, per completezza, che il tutto nasce da un’intervista rilasciata all’agenzia cattolica francese «I.Media» dall’arcivescovo Celestino Migliore, che è l’Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite. Prendendo le distanze da un progetto di «dichiarazione» che la Francia, a nome dell’Unione Europea, avrebbe intenzione di presentare all’Onu (e del quale non si conosce ancora il testo preciso), mons. Migliore dichiarava: «Tutto ciò che va in favore del rispetto e della tutela delle persone fa parte del nostro patrimonio umano e spirituale. Il Catechismo della Chiesa cattolica, dice, e non da oggi, che nei confronti delle persone omosessuali si deve evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione. Ma qui, la questione è un’altra. Con una dichiarazione di valore politico, sottoscritta da un gruppo di paesi, si chiede agli Stati ed ai meccanismi internazionali di attuazione e controllo dei diritti umani di aggiungere nuove categorie protette dalla discriminazione, senza tener conto che, se adottate, esse creeranno nuove e implacabili discriminazioni. Per esempio, gli Stati che non riconoscono l’unione tra persone dello stesso sesso come matrimonio verranno messi alla gogna e fatti oggetto di pressioni». Questo il testo integrale della risposta, che le agenzie e i grandi «media» hanno rilanciato con una grave forzatura: «Depenalizzazione dell’omosessualità. No del Vaticano alla proposta Onu», titolava ad esempio «Repubblica». E giù, come al solito, un’alluvione di commenti politici, non a quello che mons. Migliore aveva detto, ma al concetto che si era voluto far passare di un Vaticano oscurantista e omofobo. Tanto che è dovuto intervenire sia l’Osservatore Romano che il portavoce vaticano. «È fuori discussione ha spiegato padre Federico Lombardi che la Chiesa cattolica sia favorevole ad una legislazione che criminalizza l’omosessualità» ma «non condivide che tutti gli orientamenti sessuali vengano messi sullo stesso piano ed equiparati ad una famiglia tra uomo e donna». «Bisogna chiarire di che documento si tratta ha aggiunto il portavoce vaticano perché mi pare si stia parlando di un oggetto misterioso che non è stato presentato all’Assemblea dell’Onu, né penso sarà presentato. Per cui non è il caso di costruire polemiche su un oggetto non ancora chiaro».