Italia

Riparte da Porto Alegre l’impegno dei no-global

DI VINCENZO CORRADOUn altro mondo è possibile». È la certezza che si è sviluppata nei giorni scorsi al secondo Forum sociale mondiale di Porto Alegre, capitale dello Stato di Rio Grande do Sul (Brasile). Una certezza questa condita da alcuni ingredienti emersi al Forum, quali: «la solidarietà, la giustizia, l’uguaglianza e la libertà». Ed, allo stesso tempo, animata dalla convinzione che «i diritti umani, specie i sociali, – ha affermato don Guido Miglietta, lì presente come delegato della Caritas italiana – sono da esigere e non da ricevere per concessione», perciò «non è giusto e non è accettabile che i Paesi del Sud del mondo siano ritenuti Paesi periferici rispetto al Nord del mondo; e soprattutto questo non può e non deve essere motivo per penalizzare la dignità umana».

«L’umanità non è in vendita». È l’appello ribadito con forza dal Governatore dello Stato di Rio Grande do Sur, Olivio Dutra, che aprendo i lavori del Forum indicava come aspetti peggiori del modello di globalizzazione neoliberale: «la guerra non dichiarata, con l’uso delle più sofisticate armi di distruzione e degli eserciti nella forma di una polizia mondiale al di sopra del diritto internazionale; il terrorismo e la crisi dell’Argentina, emblematica della via senza scampo a cui conduce la somma di ricette neoliberali». Da qui, secondo Dutra, nasce e si sviluppa «il continuo ed accentuato processo di sfruttamento delle nazioni “periferiche”», che trova nel «mondo finanziario» il suo attore principale. Per questo, ha aggiunto il governatore, «la solidarietà sociale non si può ridurre ad un prodotto di marketing delle imprese, come un marchio di qualità. Noi cristiani parliamo di solidarietà cristiana, espressione e parte della virtù divina della carità in noi. Ma se crescono razzismo, xenofobia e terrorismo nel mondo, è evidente che si sta lavorando contro il piano di Dio nell’umanità».

Presenze significative a Porto Alegre. Al secondo Forum sociale mondiale ha preso parte una folta rappresentanza delle Chiese brasiliane, delle organizzazioni ecumeniche e delle personalità cristiane provenienti dal mondo intero. A differenza dello «scorso anno – ha dichiarato Francisco Whitaker, segretario esecutivo della Commissione “Giustizia e Pace” della Conferenza episcopale brasiliana, in un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa Eni –, in cui la Conferenza dei vescovi cattolici del Brasile non si era implicata troppo direttamente nel primo Forum, quest’anno organizzerà una delle conferenze centrali sul tema della “fame nel mondo”».

Al Forum hanno anche preso parte una delegazione del Consiglio delle Chiese d’America latina (Clai), l’Istituto ecumenico Oscar Romero (Uruguay) e la Commissione ecumenica nazionale di lotta contro il razzismo (Brasile).

Tra le personalità del mondo cristiano, presenti a Porto Alegre: lo scrittore brasiliano Frei Betto; il prete operaio argentino Miguel Ramondetti, fondatore negli anni ’70 del Movimento dei preti per il terzo mondo e il professore dell’università di Lovanio, in Belgio, Francois Houtard.

«Perché la Chiesa a Porto Alegre?». La presenza della Chiesa al Forum di Porto Alegre ha voluto «ricordare – ha affermato don Guido Miglietta, al Forum come delegato della Caritas italiana – che la missione ecclesiale identifica nei poveri e nei sofferenti la presenza del Signore, e da essi comincia la testimonianza e l’annuncio del Vangelo». Don Guido Miglietta ha, inoltre, ricordato come «la Chiesa del Brasile è stata discretamente presente nei diversi momenti: dibattiti, conferenze, quel tanto che basta per significare che si appartiene a quel Dio che ha dato se stesso perché il mondo non si perda ma abbia la vita». La Chiesa, dunque, ha concluso don Miglietta, «è stata presente a Porto Alegre a partire dai problemi cruciali come la fame e la miseria che distruggono gli esseri umani». Tale presenza è stata realizzata con conferenze di denuncia e lancio di iniziative da parte della Conferenza episcopale brasiliana, incontri sull’economia solidale e l’economia di comunione con Caritas Brasile e Movimento dei focolari, approfondimenti sul tema delle migrazioni con mons. Dadeus Grings, arcivescovo di Porto Alegre e padre Luca Marin, scalabriniano.

L’appello delle donne latino-americane. «Un mondo dove le donne non siamo discriminate». È l’appello delle Caritas di America Latina e Caraibi, in particolare delle donne cristiane, riunite, alla fine di gennaio, nel secondo Incontro Latino-americano e dei Caraibi delle donne. «Un mondo nuovo» quello sognato dalle donne latino-americane «dove – si legge in un documento stilato a Porto Alegre il 30 gennaio, intitolato “La solidarietà rende possibile il nostro sogno di un mondo nuovo” – non esista la mercificazione; dove il lavoro alienato abbia fine; dove le relazioni di genere siano relazioni di uguaglianza e di amore, e non di odio né di mancanza di rispetto; dove la violenza sia ricordata come un passato lontano; un mondo dove possiamo vivere socialmente in libertà, umanamente in uguaglianza e pienamente felici, tutti e tutte». Da qui l’appello a «superare le nostre incoerenze individuali attraverso dei processi personali coerenti coi principi e gli ideali a cui aspiriamo per la società»; a «sradicare dalle nostre famiglie il maschilismo , i maltrattamenti e la violenza. Ed ad esigere nelle relazioni personali il riconoscimento dell’uguaglianza»; a «rinunciare all’accettazione passiva dell’ordine stabilito» e ad «annunciare con più forza che la globalizzazione neoliberale è contraria ai nostri sogni».