Vita Chiesa
Rimpiccioliamo i nostri desideri
Immagino che il lettore condivida il mio parere: sì, il saper giungere a godere di quello che si ha, poco o tanto che sia, sarebbe già una bella fortuna. A volte, un nonnulla basta a renderci contenti. Dipende dallo stato d’animo in cui ci troviamo. Forse ci aspettavamo molto in prossimità delle grandi feste che ci attendono, invece, a conti fatti, dobbiamo riconoscere che è dal nostro più profondo ego che siamo chiamati in causa per decidere chi e che cosa ha la possibilità di farci soddisfatti. Penso che, a questo proposito, possa darci una mano amica una delle più belle e perciò più alte elevazioni che il celebre poeta Rabindranath Tagore ci abbia potuto regalare in questo periodo tutto proteso verso le attese Natalizie! Scrive: «O Dio della vita/decapita i miei desideri/ Fa che rimpicciolisca i miei desideri/ e dammi la grande dignità/ di sentirmi contento».
Riflettendo su un argomento che ha tutto il carattere di una precisa proposta, tanto decisa da non voler apparire supplica implorante ma da dare l’idea di una domanda di un richiedente che sa cosa vuole ed esige da Chi può dare. La prima richiesta è sì rivolta al Dio che possiede il più ambìto e prezioso dono, quello della vita umana, ma subito appare l’imperativo categorico in quella domanda di decapitare senza indugio i propri desideri. Infine, una sola grande dignità gli sia concessa, quella di sentirsi contento. E allora, non avendo comperato nulla dai banchi del mercato, può farsi avanti il poeta Rabindranath Tagore, felice di aver potuto constatare di quante cose non aveva avuto neppure la minima idea di aver bisogno!