Lettere in redazione

Rigurgiti laicisti sulla scuola libera

La campagna elettorale ha riacceso il dibattito sul sostegno finanziario pubblico alla scuola «non statale», che tutti si ostinano a definire genericamente «privata» anziché, come sarebbe più giusto, «scuola libera». Si continua, con ottusa pervicacia, a considerare il «pubblico» come sinonimo di «statale» e il «non statale» come sinonimo di «privato» anche quando si tratta, comunque, di un servizio pubblico. Tutto questo avviene perché permane, in larghi settori della nostra cultura, il concetto della scuola come «funzione» dello stato e non «servizio» alla comunità. Ed è proprio per il rifiuto di questo concetto che Nilde Iotti scelse l’Università cattolica, per evitare, cioè, l’indottrinamento della scuola totalitaria.

La pubblicità di un servizio non dipende dallo stato giuridico del gestore sibbene dalle finalità pubbliche che il servizio stesso persegue. Noto, purtroppo come questa distorta posizione concettuale non viene sufficientemente evidenziata, anche da noi cattolici. Eppure, nei suoi scritti giovanili, perfino Antonio Gramsci sostiene: «Noi socialisti dobbiamo essere innovatori della scuola libera lasciata alla iniziativa privata e ai comuni. La libertà nella scuola è possibile solo se la scuola è indipendente dal controllo dello Stato».

In questi giorni, invece, socialisti e radicali tuonano: Chi vuole la scuola privata, se la paga. Potrebbe anche essere giusto, se non si fermassero qui e dicessero: chi vuole allestire uno spettacolo, chi vuol fare, un film, chi vuol aprire una residenza turistica, chi vuole attuare una qualsiasi iniziativa economica, chi vuol piantare un vigneto, ecc… se lo paga e smette di chiedere aiuto allo Stato o alla Regione o a qualsiasi altra istituzione pubblica. Invece accade proprio il contrario: tutti denunciano la latitanza delle istituzioni che non sostengono l’economia. Solo chi ha voglia di organizzare un servizio educativo non deve chiedere aiuto a nessuno: vi pare giusto? Eppure su queste macroscopiche contraddizioni nessuno fiata. Non sarebbe male che i cattolici impegnati in politica si svegliassero.Martino BardottiSiena Quello che si è sentito ripetere in questi giorni da socialisti e radicali, a proposito di scuola paritaria (perché questo è il temine giusto!), è un rigurgito del peggiore anticlericalismo. Anche perché è falso che il sostegno alle scuole paritarie debba avvenire per forza a scapito degli istituti statali. Il nostro paese deve tornare ad investire nell’istruzione e nella ricerca, potenziando la scuola «pubblica», che come giustamente sottolinea questa lettera, non è solo quella statale.Claudio Turrini