Toscana

Riforme, assessore Bugli: «Soldi subito ai Comuni che hanno scelto di fondersi»

«La giunta ha deciso di inserire nella prossima legge finanziaria una modifica alla legge regionale 68 del 2011 che concedeva contributi, tra l’altro, proprio ai Comuni che decidono di fondersi – annuncia nel corso di un’iniziativa sulle riforme delle autonomie a Grosseto, l’assessore Vittorio Bugli – Quei Comuni per riscuotere i maggiori contributi non dovranno più attendere l’anno successivo all’elezione dei nuovi sindaci, dei nuovi consigli comunali e delle nuove giunte. I soldi arriveranno in cassa l’anno stesso».

Già dal 2014. E non si tratta di poca cosa. Ogni Comune che si fonde può contare oggi in Toscana su 250 mila euro l’anno per cinque anni di maggiori contributi regionali, fino ad un massimo di un milione di euro per fusione. A questi si aggiungono i finanziamenti dello Stato, che variano a seconda della popolazione e sono il 20 per cento, per dieci anni, dei trasferimenti erariali che gli stessi Comuni potevano vantare nel 2010. I Comuni che si fondono sono anche esentati per 3 anni dal rispetto del tetto del patto di stabilità e in questo modo possono far ripartire gli investimenti da troppo tempo fermi. Per chi però tarderà a decidersi se fondersi, gli incentivi rischiano di farsi in futuro più leggeri. E dunque conviene affrettarsi. Nelle modifiche che si pensa di apportare al testo, qualora la legge di fusione venga approvata dopo il 31 dicembre 2014 (e la legge è immediatamente successiva ai referendum consultivi, nel caso chiaramente di una vittoria dei sì) il contributo annuale scenderà a 100 mila euro per comune, fino ad un massimo di 400 mila euro per fusione.

Sono sedici i comuni che hanno già scelto di fondersi e dove i sì hanno vinto nei referendum consultivi decisi dalla Regione: sedici Comuni che diventeranno appunto otto. Le elezioni si svolgeranno nel corso del 2014. Si tratta di Fabbriche di Vallico e Vergemoli, di Figline Valdarno e Incisa Valdarno, di Castelfranco di Sopra e Pian di Scò e di Castel San Niccolò e Montemignaio. E poi ancora di Pratovecchio e Stia in provincia di Arezzo, di San Piero a Sieve e Scarperia in provincia di Firenze, di Crespina e Lorenzana in provincia di Pisa e di Casciana Terme e Lari, sempre in provincia di Pisa. I Comuni dove un referendum si svolgerà nel 2014 potranno andare a nuove elezioni nel 2015.

E poi ci sono le unioni di Comuni, non alternative ma spesso complementari alle fusioni di Comuni. Oggi le Unioni di Comuni in Toscana sono ventisei. L’ultima a costituirsi è stata quella del Valdarno inferiore. Quella più grande, 14 comuni e più di 120 mila abitanti, è l’Unione della Valdera, nata cinque anni fa. Enti intermedi senza alcun costo aggiuntivo per la politica, che coinvolgono oltre centocinquanta comuni su 287 (ed un quarto della popolazione toscana), più di quelli che sarebbero al momento obbligati a gestire insieme, per legge, funzioni e servizi fondamentali. Obbligo che dal 1 gennaio 2014 riguarda tutti i Comuni sotto 5.000 abitanti (che scendono a 3.000, se montani). Il personale delle Unioni è tutto dei Comuni che le compongono.