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RIFORMA RADIO-TV: CORALLO, PREMIARE LE EMITTENTI DI QUALITÀ

Un invito a “premiare la produzione di qualità delle emittenti locali, separandole in maniera netta” da quelle con “obiettivi commerciali, volontariamente lontane da uno spirito di servizio”. A rivolgerlo è l’Associazione Corallo, che rappresenta 269 emittenti, di cui 223 radio (48 commerciali e 175 comunitarie) e 46 tv (19 commerciali e 27 comunitarie), i cui membri sono riuniti in assemblea a Roma. A proposito del disegno di legge di riforma del sistema radiotelevisivo, in discussione in queste settimane al Senato, Corallo fa notare che “le tv locali sarebbero penalizzate dalla questione del cosiddetto ‘traino ‘pubblicitario: se il Senato approvasse quanto non è passato alla Camera, le concessionarie pubblicitarie controllate dalle grandi reti televisive nazionali (Rai e Mediaset) potrebbero raccogliere pubblicità anche per conto delle emittenti televisive locali”, e ciò “comporterebbe una evidente disparità di trattamento tra tali emittenti e tutte le altre”. Un altro diritto che verrebbe minacciato dal ddl Gasparri, osserva l’Associazione, è quello di promuovere “sindycation” fra le radio e le tv locali, affinché “abbiano la legittima opportunità di realizzare quella sinergia tra locale e nazionale, di cui tanto si parla ma che trova incredibili ostacoli e resistenze da parte di ‘cordate trasversali'”. In questione è soprattutto l’art.8 del testo di legge, che se approvato in questi termini darebbe luogo per Corallo ad una “palese ingiustizia”. Ciò che manca, nella legge di sistema attuale, è in sintesi “una linea decisa che vada nella direzione di premiare la ‘produzione di qualità’ delle emittenti locali. “Come si fa – si chiede Corallo – a sostenere che il denaro di tutti sia distribuito indistintamente anche a quelle imprese che si guadagnano i primi posti nelle graduatorie regionali grazie a fatturati realizzati con la messa in onda di trasmissioni scadenti e di cattivo gusto? Ed ancora: come si fa a sostenere e a vantarsi del bel risultato raggiunto col codice di autoregolamentazione per i minori e per le televendite, quando poi si consente alle stesse emittenti televisive di trasmettere, in orari protetti, programmi che presentano volgarità e contenuti discutibili, per fare ascolti e dunque perseguire solo obiettivi palesemente commerciali?”. Sir