Prima d’intervenire sulle aliquote occorre tassare le rendite per alleggerire la tassazione su salari e profitti. È il parere dell’economista Stefano Zamagni, interpellato dal SIR a proposito della riforma fiscale delineata dal ministro Tremonti. Che ci sia bisogno di una riforma fiscale osserva Zamagni è scontato, tuttavia il primo passo sta nell’adottare una filosofia precisa che, per l’economista, parte dal colpire le rendite di qualsiasi tipo. Esse, sottolinea, hanno raggiunto una percentuale alta nel Pil dell’Italia, circa il 30%, riducendo la quota data da salari e profitti. Ma, questo impedisce a un paese avanzato come il nostro di compiere il necessario balzo in avanti: se i profitti sono bassi, anche gli investimenti di conseguenza saranno limitati. Colpire attraverso la leva fiscale le rendite, tutte parassitarie secondo l’economista, permette invece di favorire le altre due grosse componenti, ossia salari e profitti, oggi fortemente tartassate.Per quanto riguarda, invece, le imposte e le aliquote, Zamagni concorda che la riforma non può avere aggravi per lo Stato, deve avvenire a costo zero, dal momento che non possiamo certamente permetterci di far aumentare il debito pubblico. Ci vuole coraggio politico per affrontare la sfida. Passare da una tassa sulle persone a una sui beni, come avverrebbe riducendo l’Irpef e aumentando di un punto percentuale l’Iva, può essere una scelta positiva: l’Iva, precisa, è una tassa sui consumi e, a parità di altre condizioni, è più equa di una sul reddito. Ma ad alcune condizioni: Se viene aumentata indiscriminatamente su tutti i prodotti avverte l’economista è un conto; se invece riguarda solo alcuni, come i beni di lusso o comunque quelli non essenziali, è un altro conto, segue una linea di equità. Ciò che va evitato, dunque, è che l’incremento eventuale dell’Iva vada a ricadere sui percettori di redditi medio-bassi, che non sarebbero particolarmente avvantaggiati dalla riduzione del’Irpef, mentre potrebbero venire danneggiati da un aumento generalizzato dell’Iva.Sir