Cultura & Società

Rieducarci all’arte per rendere le comunità cristiane più ospitali: il convegno delle diocesi toscane

“In Europa vendiamo le chiese: non mi dispiacerebbe se ogni tre, quattro chiese di una città ce ne fosse una dedicata alla rieducazione della nostra sensibilità estetica per le parti profonde dell’anima nelle quali si incontra Dio”. E’ la proposta che il musicista e teologo Pierangelo Sequeri ha lanciato questa mattina nell’Aula Magna della Facoltà Teologica dell’Italia Centrale di Firenze, davanti a circa duecento delegati delle diocesi toscane.

La porta delle nostre chiese, ha ricordato Sequeri, “dà sulla strada, e chi entra anche se è ateo si trova davanti al mistero”. Molto però dipende “da quello che trovi oltre la soglia. Dovresti trovare l’incanto. Spesso trovi trincee di panche, camminamenti che spingono sui lati, luci che illuminano come un hangar e non lasciano spazi di penombra in cui rifugiarsi”.

All’evento, organizzato dalla Commissione Cultura e Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Toscana, si è parlato dell’arte come “luogo di accoglienza”. Secondo l’architetto internazionale Mario Botta, “in crisi non è l’arte cristiana ma l’arte stessa. Manca un committente, una cultura di fondo, una produzione estetica che parta dal principio basilare. In questo la Chiesa, oggi, deve fare “mea culpa” per il tempo sprecato che è subito da recuperare”. Botta ha dialogato con l’artista Giuliano Vangi presentando il santuario a cui stanno lavorando insieme in Corea del Sud, per una comunità cristiana che conta decine di migliaia di persone. Il convegno ha visto anche la partecipazione dell’artista Giorgia Severi. Nel pomeriggio i tavoli di lavoro introdotti da mons. Timothy Verdon.

“Nell’arte – ha affermato il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, tirando le conclusioni – ci viene dato un luogo in cui dare forma allo stile cristiano come esistenza ospitale”. Per Betori, “l’arte sacra si è proposta nei secoli quale segno di offerta dei contenuti della fede in considerazione del contesto temporale. In particolare l’arte del nostro Rinascimento risplende per questa capacità di dare forme sempre nuove a un’esperienza di fede che si misura con il mutare dei tempi. E possiamo ritenere che questa interazione sia propria di ogni espressione artistica, anche oltre il confine dell’arte sacra, quando l’arte mantiene la sua vocazione a essere segno di trascendimento di quanto è esperibile e misurabile”. L’arcivescovo di Firenze ha ricordato la figura di Giorgio La Pira: “il ‘sindaco santo’ di Firenze amava ripetere parole che insieme componevano il ritratto ideale della città: riposo, bellezza, contemplazione, pace, elevazione, proporzione, misura. Sono parole in cui si rispecchia l’arte a cui affidiamo la missione di essere luogo della verità e dell’incontro”. “Mi sembra – ha concluso – che la Chiesa del nostro tempo abbia consegnato il corpo alla carità e il creato all’impegno sociale, riservando il pensiero alla fede, con il rischio di ridurre questa a ideologia, se non altro nella percezione pubblica. Abbiamo bisogno di una carità che sia cura della persona e non solo delle povertà e di una fede che offra una visione integrale dell’umano per farsi progetto di vita accogliente. L’arte può essere lo spazio di questa duplice mediazione”.

L’arcivescovo Riccardo Fontana, vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro e delegato della Conferenza episcopale toscana per la cultura, ha sottolineato come “presentare il Vangelo attraverso l’arte è storia di tutta la Chiesa”. Il convegno di Firenze, ha sottolineato, ha visto relatori importanti e una sala piena di persone qualificate: “La chiesa questa volta è entrata in dialogo forte con un mondo che ci appartiene da sempre”.

Intervento di Sequeri

Artisti a confronto

https://www.youtube.com/watch?v=tt5y2_uc2qM&t=4643s

Introduzione ai gruppi di lavoro

https://www.youtube.com/watch?v=xm3KrJBLyaA&t=624s

Le conclusioni del card. Betori

https://www.youtube.com/watch?v=oaKnpab0Hfw&t=214s