Opinioni & Commenti
Riciclare l’obsoleto. La polemica contro la presenza pubblica della Chiesa
Qualcosa crea subito disagio di fronte a queste diagnosi, ed è la evidenza del déjà-vu
Due suggerimenti ai nostri polemisti. Il primo. Pare ancora presto per riutilizzare sull’attualità religiosa vecchi appunti, semplicemente cambiandovi i nomi e le date; il bricolage è troppo evidente. Il secondo. La recente politicità della Chiesa italiana è stata in effetti rifondata nell’arco del pontificato di Giovanni Paolo II; ed è figlia del suo sguardo teologico e del suo coraggio. Sarà bene per i critici considerarla una evidenza di grande portata, nel quadro europeo successivo alla seconda Guerra, e cercare strumenti di giudizio adeguati. Con un linguaggio che appartiene ad altre cattolicità europee si può affermare che i Vescovi italiani, con la leadership straordinaria (nei molti sensi) del loro Presidente, rendono esplicita la natura di pillar (di pilastro) che la chiesa ha nella società. Ma di tale pilastro non chiedono la cura conservativa; ne rivendicano ed esercitano anzitutto il ruolo, costruttivo e civilizzatore, che gli è proprio.
3. Mi limito qui ad indicare brevemente le ragioni della sua rilevanza. Esse appaiono:
a) la manifesta, ed ennesima peraltro, invalidazione delle previsioni sociologiche (e di molte, connesse, attese teologiche modernizzanti) relative ad un destino di invisibilità individualistica e/o micro-comunitaria delle grandi tradizioni religiose e chiese;
b) il riemergere del legame profondo e costitutivo (verificato anche oltre l’Europa e fuori del cristianesimo cattolico) tra i fini delle religioni (anzitutto di salvezza) e la sfera o arena pubblicasoglie critiche oltre le quali l’uomo religioso costituito in una Rivelazione assiale non può ammettere registro un dato obiettivo- che l’umanità proceda, tanto radicale è il contrasto tra questo oltrepassamento e il disegno di Salvezza in cui e per cui quell’uomo religioso (e per lui ogni uomo) esiste;
c) l’evidenza che il terreno non è (più) quello, sperimentato per due-tre decenni nelle culture/chiese protestanti e cattoliche, delle teologie politiche della liberazione. In quel caso erano state le culture utopizzanti e rivoluzionarie mondiali, spesso progettualmente anticristiane, a dettare l’agenda (tempi, fini e strumenti) ad una forma di milizia sacra cristiana. Oggi è l’intelletto delle chiese che attinge, se e quando sa farlo, al nucleo di filosofia e diritto naturale (cristiani) patrimonio fondante dell’Occidente- e indica emergenze e soglie critiche radicali che altri non vedono (più).