Vita Chiesa

Riapertura cattedrale Carpi: card. Parolin, il terremoto non ha l’ultima parola

(dall’inviato Sir a Carpi) – «La mia presenza anticipa di una settimana quella del Santo Padre Francesco, che vi state preparando a ricevere con grande affetto e grande entusiasmo». Egli «viene a confermarvi nella fede, a portarvi il messaggio di speranza sempre attuale che si sprigiona dal Vangelo, a essere concreto segno di vicinanza e solidarietà per quanto questa zona ha sofferto e a ringraziare il Signore per la solerzia dell’opera di ricostruzione e di ritorno alla normalità». Così il segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, si è rivolto questa mattina ai fedeli che stanno partecipando alla solenne concelebrazione di riapertura al culto della cattedrale di Carpi. «È bello – ha aggiunto Parolin – vedere una comunità intera che fa festa perché la sua cattedrale restaurata viene riaperta e torna a essere luogo dove la presente generazione alimenta la sua fede nel confronto con quella delle generazioni che l’hanno preceduta e con il loro peculiare modo di esprimerla nella cultura, nell’arte e nella vita».

«Il terremoto, come altri drammi che possono scuotere la società, con i loro lutti e devastazioni, non hanno l’ultima parola», ha ricordato il segretario di Stato vaticano, nell’omelia della solenne concelebrazione di riapertura al culto della cattedrale di Carpi. «Con l’aiuto del Signore e perseverando con operosità e coraggio – ha evidenziato – la vita rinasce, le ferite si cicatrizzano e si ritorna a camminare insieme, a sperare, a progettare e a costruire». Il segretario di Stato ha messo in guardia dalla «tentazione di insistere solo sul male, sul negativo e perfino di spettacolarizzare le tragedie». «Ripetere incessantemente ciò che non va, non funziona, minimizzando il bene – ha osservato -, procura apatia e sfiducia, genera disimpegno e falsa la stessa realtà, facendola vedere fosca e nera, anche quando è solo increspata da qualche nuvola. L’insistenza sull’albero che crolla piuttosto che sulla foresta che cresce indebolisce la speranza e la propensione a investire sul futuro da parte degli adolescenti e dei giovani». La riapertura della cattedrale, invece, «dimostra che il terremoto può colpire e ferire, ma non può sconfiggere e annichilire, può danneggiare e far tremare la terra, ma non può disgregare e disperdere una comunità che s’impegni a rinascere».

«Un momento solenne e commovente insieme, che viene a coronare un lungo tempo di fatiche, di speranze, di trepidazioni e di grande lavoro». Così l’arcivescovo di Genova, card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha parlato questa mattina al termine della solenne concelebrazione eucaristica per la riapertura della cattedrale di Carpi. «Sappiamo che tutto ciò che è bello e grande per noi, per il nostro popolo, è oggetto di grande impegno, di grande lavoro», ha aggiunto Bagnasco ricordando i 5 anni impiegati per la ricostruzione, dal terremoto a oggi.

«Questo è il nostro Paese, questa è la nostra Italia. Con le contraddizioni della persona umana, certo, ma anche con questo radicamento, con questa passione che soprattutto nei momenti di difficoltà emergono, nella consapevolezza di appartenere a una storia, fatta di Vangelo, della pietà popolare, delle espressioni più belle e dolci per il nostro cuore, come quelle che abbiamo visto questa mattina partecipando alla Divina eucaristia e incoronando l’immagine della Santa Vergine». La Chiesa italiana, stretta intorno al Papa – ha concluso Bagnasco – «vuole continuare e continua in questa missione di servire il popolo, che è la ragione della nostra vita: è una grazia poter servire la nostra gente come sacerdoti e come pastori».