Italia
Responsabili per il creato
I due giorni di Frascati, venerdì 2 e sabato 3 luglio, hanno avuto eminentemente una funzione formativa, grazie soprattutto alla relazione introduttiva di padre Maurizio Faggioni, provinciale dei Frati Minori della Toscana e docente di Bioetica all’Accademia Alfonsiana di Roma, che, da buon francescano, sul tema dell’ecologia aveva certo il vantaggio di giocare «in casa». E la profondità della sua riflessione si è dimostrata comunque ben altra cosa rispetto all’immagine stereotipata, spesso superficiale, che serpeggia tra gli stessi cattolici sul santo d’Assisi e il suo rapporto con la natura.
Per padre Faggioni, i cattolici non hanno assolutamente da piangersi addosso per essere arrivati ultimi a parlare di questi problemi, essendo di fatto da sempre portatori di una visione ecologica profonda, che affonda le sue radici nella stessa preghiera a Dio «Creatore e Signore del cielo e della terra». Abbiamo quindi già nella nostra fede le risposte, spesso molto più umane e soddisfacenti di certe visioni parziali ecologiste, in quanto portatori di un’attenzione non solo nei confronti dell’uomo o degli animali o dell’ambiente, ma di un’unità perché il mondo è unità. Non si tratta dice padre Maurizio di aggiungere niente, ma solo di riscoprire alcuni valori fondamentali dell’ethos cristiano declinati in una prospettiva ecologica. Innanzitutto il valore della vita inteso come valore di ogni vita, specialmente piccola e debole. La vita, dunque, come qualcosa da amare globalmente, cui si affiancano la giustizia, la solidarietà a tutto campo, la responsabilità, il prendersi cura, la sobrietà. Per padre Faggioni, quindi, «non si tratta di trovare soluzioni tecnologiche per la salvaguardia dell’ambiente, ma di convertirsi, di rifondare l’oikos che Dio ci ha consegnato il primo giorno». L’oikos, cioè la casa, da cui deriva appunto anche il termine ecologia. È quindi una visione da recuperare, da riscoprire nelle fonti stesse della nostra fede, per costruire quindi modelli di vita nuovi ed ecosostenibili. Con una precisazione finale: che nei confronti del creato è più opportuno parlare di responsabilità che non di salvaguardia. Perché la natura, precisa il francescano, non è da guardare come un feticcio con davanti il cartello «chi tocca muore»: l’uomo è infatti sulla terra per «prolungare l’opera creativa», attraverso una presenza dinamica ma armoniosa, partecipando, come ha detto il Papa, «con sapienza e amore» alla signoria di Dio sul mondo. Un compito che nella sua lunga storia ha però tradito, passando da una situazione iniziale di equilibrio con la natura alla successiva fase di dominio, per poi arrivare al suo sconvolgimento, frutto di una visione antropocentrica in cui tutto è stato misurato all’interesse dell’uomo stesso. E non serve certo, ora, una «semantica della paura» per cambiare mentalità e stili di vita, perché la paura è un’emozione che genera incertezza ma passa presto. Né si può credere che siano tecnologie ancor più sofisticate a risolvere i problemi: il problema ecologico si può risolvere invece solo attraverso un cambiamento di coscienza e di mentalità, cui le Chiese possono portare un grande contributo. E non è certo un caso come è stato sottolineato dal Segretario generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (Ccee) mons. Aldo Giordano che proprio sul fronte ecologico sia stato possibile lavorare fruttuosamente tra i cristiani delle diverse confessioni, a partire dall’incontro ecumenico del 1989 a Basilea.
Se quindi è vero che la preoccupazione per il creato si è fatta strada sia come «rilettura» teologica che come occasione ecumenica, restano pur sempre, peraltro, molti passi avanti da fare per far passare questa riscoperta di valori a livello di comunità, parrocchie, associazioni e movimenti. Non mancano, com’è stato più volte sottolineato a Frascati, né i richiami del Papa né gli strumenti pastorali, a cominciare dal sussidio di cui parliamo nella colonna a lato. Tuttavia, anche la questione ecologica pur ampiamente condivisa come preoccupazione di fondo fa fatica a concretizzarsi nella base in occasioni di riflessione e d’impegno. Una proposta concreta come quella della «Festa del creato», avanzata proprio a livello ecumenico fin dall’89, è stata portata avanti solo da tre o quattro diocesi italiane, a cominciare da Bolzano-Bressanone, evidentemente influenzata dalla maggior sensibilità sull’argomento che caratterizza i paesi di lingua tedesca e mitteleuropei in genere.
Infine, le responsabilità della stampa, oggetto del forum stesso. A delinearle meglio è stata Barbara Carazzolo di Famiglia Cristiana, «pioniera» del settore. Se vent’anni fa c’era da lottare per trovare spazi ha ricordato perché solo l’emergenza giustificava un «pezzo», ora quasi non c’è argomento che non abbia una «coda» di carattere ambientale. C’è quindi, assieme a un aumento di consapevolezza, una sorta di «rivincita» dell’ecologia, ma tutto deve sapersi declinare in un attenzione costante che trovi la sua concretizzazione soprattutto nello strumento dell’inchiesta.
Bernardi, qual è la vostra scommessa?
«Quella di fare in modo che il mondo variegato dell’informazione e in modo particolare, in relazione a questo Forum, della stampa cattolica, riesca a trovare un punto di unione e di raccordo per avviare un processo di sensibilizzazione nei confronti propri attraverso un percorso formativo, e nei confronti della società come ricaduta sui temi dell’ambiente».
E com’è nata Greenaccord?
«Alcune persone della nostra associazione sono state tra i promotori e gli autori delle più grandi manifestazioni del Giubileo del 2000. Dall’altra parte, contemporaneamente, un gruppo di giornalisti Rai si era chiesto che cosa si poteva fare per cercare di essere un po’ più protagonisti nel campo dell’informazione. Dall’unione di queste due esperienze, di queste esigenze è nata Greenaccord, quindi giornalisti di orientamento cristiano che si occupano di ambiente cercando di avere come punto di riferimento il bene comune della società».
C’è però da recuperare una «nostra» cultura nei confronti di questa tematica, anche perché finora l’ambientalismo è stato ideologicamente targato in una certa maniera…
«Assolutamente, e senza voler togliere meriti: in fondo, finora è stato riempito un vuoto. Credo che la discussione che si è creata all’interno di questo primo Forum e comunque a livello più generale all’interno del mondo cattolico sia a questo proposito significativa, e questo naturalmente c’impegna ancora di più come cattolici».
Il sussidio (192 pagine dense ma ottimamente articolate, edito da Elledici e in vendita a 9 euro e mezzo) è diviso in tre parti. Nella prima, «Un pianeta a rischio», si offre un quadro completo della questione ecologica fornendo anche un supporto essenziale di documenti internazionali e una tavola cronologica degli eventi significativi. Tra i contributi, da ricordare l’intervento di padre Gaglianone su «Agricoltura e responsabilità verso il creato», accompagnata dai box su «Politiche agricole e ambiente» e su «Sicurezza alimentare». Temi, oggi, ancor più d’attualità visto il dibattito avviato anche all’interno dello stesso mondo ecclesiale sulla sicurezza degli Ogm.
La seconda sezione, «Per la salvaguardia del creato», prende innanzitutto in esame la ricchezza del magistero ecclesiale sull’argomento ambiente, fornendone una ricca antologia a cura di Simone Morandini. Seguono contributi su quanto offerto dalla Scrittura, dalla fede e dalla tradizione ecclesiale. Da segnalare inoltre un originale «vocabolario di etica ambientale» che offre riflessioni a più voci su termini come salvaguardia del creato, responsabilità, solidarietà, sussidiarietà, sostenibilità, generazioni future, virtù ecologiche e stili di vita.
Terza e ultima sezione, quella dedicata alle prospettive per l’azione, introdotta da un contributo di Markus Vogt (direttore dell’Ufficio informazione e coordinamento «Chiesa e ambiente» della Conferenza episcopale tedesca) sull’esperienza ecclesiale di fronte al problema ecologico in Germania. A seguire, la presentazione di una serie di esperienze pilota, come lo stesso gruppo di lavoro «Responsabilità verso il creato» costituito all’interno dell’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro della Cet. Tra le realtà legate a comunità religiose, da ricordare la citazione dell’esperienza monastica di Camaldoli, oltre al Centro ecologico dell’abbazia altoatesina di Novacella e alla Commissione «Giustizia, pace e salvaguardia del creato» dei Frati Minori. Relativamente poche, va sottolineato, le esperienze di azione educativa ambientale censite nell’ambito dell’associazionismo cattolico: oltre agli scout dell’Agesci, al Progetto Campagna Amica della Coldiretti e ad Acli Anni Verdi, sono state censiti solo il Centro Incontri con la Natura «Don Paolo Chiavacci» di Crespano del Grappa, la Fondazione Lanza di Padova e l’Istituto per la Giustizia, la Pace e la Salvaguardia del Creato della Diocesi di Bolzano-Bressanone. Nel campo degli stili di vita, sono invece ricordate tra l’altro le realtà del Commercio equo e solidale e della Banca popolare etica. Infine, alcune idee e proposte per celebrare il creato anche ma sarebbe meglio dire soprattutto attraverso la preghiera e la liturgia, con schemi e testi appropriati alle diverse occasioni.
In conclusione, uno strumento decisamente da riscoprire e valorizzare per una riflessione «a tutto campo» sul rapporto tra fede e ambiente. E, per farlo, quale occasione migliore dei tanti campi scuola e delle altre vacanze comunitarie di questo periodo estivo? Una provocazione per gli educatori che potrebbe essere raccolta, per «calare» un lavoro prezioso sul tema del creato proprio all’interno di un tempo di convivenza già caratterizzato dall’esperienza della sua bellezza e armonia.