Un anno di grazia per il nostro Paese, un anno di rinnovamento e di gioia, un anno di riconciliazione con Dio, per mettere fine alle pratiche della corruzione e alla venalità che distruggono la nazione e costruire con Dio nella giustizia, un Congo solidale, prospero e unito. Così i vescovi della Repubblica Democratica del Congo hanno proclamato l’anno pastorale 2009-2010, Anno giubilare per la Chiesa congolese. L’annuncio è contenuto nel messaggio della Conferenza episcopale congolese pubblicato per il 49° anniversario dell’indipendenza nazionale. Il documento traccia un bilancio della storia del Congo indipendente. I vescovi ricordano che la Chiesa aveva salutato con gioia l’indipendenza del Paese, auspicando che con la fedele e generosa collaborazione di tutti, il nostro Paese può diventare prospero e felice. La storia di questi 49 anni presenta luci e ombre. Tra le prime, la coscienza di appartenere alla stessa nazione, la coesione sociale che ha permesso di resistere alle velleità di balcanizzazione, la creazione di istituzioni democratiche, la comparsa di una elite autoctona di reputazione incontestabile. Ma allo stesso tempo, notano i vescovi, il Paese ha fatto diversi passi indietro. Nel corso degli anni, diversi antivalori hanno debilitato il tessuto etico della nostra società. Guerre continue hanno provocato migliaia di morti. Le infrastrutture sociali proseguono i vescovi congolesi – stanno crollando in modo inquietante. Il popolo si sta riducendo alla condizione di barbone ed è condannato a vivere di espedienti. Tutti, dai vertici alla base, si lamentano delle condizioni di vita che diventano di giorno in giorno più difficili per la maggioranza della popolazione. Nel suo dolersi, il popolo punta il dito in particolare contro la corruzione che è divenuta il quadro generale della vita e dell’azione politica in Congo. Nessuna istituzione è risparmiata da questa piaga, denunciano i presuli. La corruzione ha inoltre conseguenze deleterie sull’economia nazionale perché causa il degrado delle infrastrutture di base, lo scoraggiamento degli operatori economici, il disprezzo delle norme, l’impoverimento e l’indebolimento dello Stato. Per far fronte ai mali del Paese, i vescovi ribadiscono il loro impegno per la formazione della popolazione. La Chiesa accetta la sfida dell’educazione sia spirituale e morale sia civile, al fine di formare il nuovo uomo congolese capace di resistere alla dittatura del guadagno facile e dell’avere. Si impegna a proseguire il suo programma di educazione civica incentrato sulla partecipazione dei cittadini al governo locale e alla lotta alla corruzione.Sir