Cultura & Società
Renzo Buricchi, il tabaccaio di Prato «ammirato» da don Barsotti
Dono, sorpresa, mistero. Ecco Renzo Buricchi, il «tabaccaio di Prato» che tutti conoscevano, perché aveva il suo bar in piazza del Comune, di fronte alla fontana del Bacchino e Palazzo pretorio, a pochi passi dal tragitto più importante della città: piazza Duomo, il Corso con due cinema e il grande magazzino del Lavarini, e poi, giù fino ai biscottini di Mattonella e piazza San Francesco. La sua faccia ampia e cordiale, le sue battute sorprendenti e azzeccate lo avevano reso un personaggio inevitabile. Per tanti era un mae
Veniva da Seano, nato nel 1913, dove due suoi cugini, partigiani, erano morti nello scoppio dei vagoni ferroviari a Comeana, pieni di materiale esplosivo per la guerra dei tedeschi. Come tutti ricevette la prime nozioni religiose dalla mamma e dal catechismo, ma la sua era già un’anima di ricercatore, osservando con la sua lenta, silenziosa e feconda trasformazione. «Un cipresso per maestro» è il libro scritto dal più fedele dei suoi amici, Marcello Pierucci, e, dal 1999, è oggi alla quinta edizione, tradotto e letto in Italia e nel mondo. Straordinario: un cipresso che stende il suo ramo per impollinare una cipressina distante da lui. Ecco la vita, l’amore, la realtà di un’energia insistentemente presente e di richiamo soprannaturale.
Questa unità, questa comunione, questo spettro di energia che plasma l’universo dove ha la sua fonte? Così gli appare Dio e il rapporto diretto «tra le cose sensibili e quelle insensibili». Dio ha il quadro della situazione e tutto è bello, come cantava San Francesco nel suo «Laudato Sii». Da Francesco a Cristo. Addirittura ne parla in una assemblea del partito comunista, in cui era guardato con rispetto per la parentela con i due eroi della resistenza. Anche al bar, ogni tanto, nell’osservare le persone con i loro disagi o con la loro foga borghese, non risparmia le sue frasi incisive e a volte misteriose. Chi lo chiama filosofo e chi lo chiama matto. A tutto questo Renzo non dà importanza, non solo per sviare il discorso su di lui, ma per costituire un gruppo, quasi un’alternativa di chiesa.
La sua curiosità e la sua ricerca diventano universali e lui, che ha fatto soltanto la terza elementare, si mette a leggere libri di filosofia, di spiritualità e di religioni, con lo stesso spirito da bambino come lo ritrova nel Vangelo: «se non vi fate come bambini, non entrerete nel regno dei cieli». Un partire dal basso, con lo stupore gioioso e ammirato dei bambini. Intanto, casualmente, si fa tre amici che dialogano sul senso della vita e del sacro, quando il bar sta per chiudere, alle 22. poi salgono in macchina, pregano, leggono il Vangelo e vanno a Careggi a pregare per i malati. Entrando sempre di più in Cristo e nel Vangelo, si avvicina ai poveri, ai sofferenti che chiama i «notabili» della città. Ormai il suo sguardo spazia in cielo e in terra e per quella profonda relazione che vi trova capisce che in Cristo, nell’Eucaristia «la morte non esiste più» perché Dio è nei cieli, ma è «celato» in noi, «inverato» nell’esistenza.
Con la chiesa ha un rapporto intenso e libero
Nel 1977 incontra un gruppetto di giovani interessati agli Ufo. Con loro inizia un rapporto importante sulla preghiera e su tutte le ricerche fatte e ancora da fare. Loro registrano le sue parole, che sono ora raccolte in un bellissimo libro: «Renzo, Renzo, Renzo…», composto anche questo da Marcello Pierucci, chiamato da Renzo «Il Popolo» perché raccogliesse e diffondesse il frutto dei lunghi studi e delle originali meditazioni del Buricchi. Testo necessario, dove si trovano anche le poesie-preghiere di Renzo e le immagini dei suoi lavori artistici. Marcello Pierucci, lasciata la sua attività a Bologna, ha dedicato il tempo della sua vita nel dare un rapporto organico alle sue storie, quelle degli amici e, soprattutto ai pensieri e agli scritti di Renzo. Ne sono uscite due sublimi conseguenze. Prima di tutto «La carta dei piccoli cerchi»: una spiritualità spontanea, ispirata dallo Spirito del trovarsi insieme a poche persone per pregare e arricchirsi spiritualmente. La seconda è che di tutta la straordinaria materia della parole del Buricchi, è stata costruita la tesi di un dottorato in teologia di don Gildas Vigan, studente africano nella facoltà teologica di Firenze. Originale e intrigante: la mistica «ecologica» di Renzo Buricchi. Eppure, quando don Divo Barsotti ebbe l’occasione di leggere parte di questi pensieri, lui, che era certamente uno dei più affascinanti teologi europei, disse: «Ma guarda questo contadino… quello che dice vale molto di più dei miei libri!».
Aveva fatto del suo bar un personale «eremitaggio»: per i consigli, il silenzio, la penitenza… e diceva: «gli eremiti, i monaci e chiunque faccia vita contemplativa sono lo sgabello di Dio».
Il 3 ottobre 1983 mentre stava lavorando nel suo campo di Seano fu colpito da infarto. Alla stessa ora della morte dell’amato San Francesco. All’ospedale il cuore cessò di battere. Con l’intervento drastico dei medici, il cuore riprese vita. Quanto poté dire due parole esclamò gioioso: «è bellissimo. Sono entrato in una grande luce e in una beatitudine così grande… e dire che l’uomo passa tutta la vita ai margini della gloria di Dio e non se ne accorge». E il 6 ottobre, alle 18, entrò definitivamente in quella luce e in quella Gloria.
Il convegno
La diocesi di Prato ha voluto dedicare una giornata alla figura di Renzo Buricchi. Le iniziativa sono in programma sabato 8 ottobre. Si comincia alle ore 11 con una preghiera e una benedizione alla sua tomba nel cimitero della Misericordia. In Palazzo vescovile si tiene un convegno a partire dalle ore 15. Dopo i saluti iniziali di monsignor Franco Agostinelli e del sindaco Matteo Biffoni, prenderanno la parola: mons. Basilio Petrà («Uscire dall’ombra e sperimentare il Vangelo alla luce…»: il buon annuncio di Renzo Buricchi: il tabaccaio di Prato), don Gildas Vegan (spiritualità di Renzo Buricchi: l’incontro, la tesi di dottorato, la missione), fratel Sergio Scardigli (due carismi, un solo spirito: Renzo Buricchi e Divo Barsotti), Marcello Pierucci (Renzo Buricchi: l’amico, il maestro, l’avventura).
Alle 18, nella cattedrale di Prato, celebrazione della Messa presieduta dal vescovo Agostinelli, animata dal coro di San Michele Arcangelo di Pontorme.