Vita Chiesa
Religiosi nel mondo: “Ripartire da semplicità e povertà”
L'Unione superiori generali celebra ad Assisi fino al 24 maggio la 101ª assemblea sul tema “Fedeli all’eredità del Concilio Vaticano II”. Parla il segretario generale fra Emili Turú Rofes
“Fedeli all’eredità del Concilio Vaticano II” è il tema della 101ª assemblea dell’Usg (Unione superiori generali), che si è aperta oggi e si terrà fino al 24 maggio ad Assisi. Ne abbiamo parlato con fra Emili Turú Rofes, segretario generale dell’Usg, che ha ripercorso la storia dell’Unione.
L’Usg celebra le 100 assemblee che hanno scandito la sua storia.
È un momento importante per i superiori generali, come testimonia la loro fedele partecipazione. All’inizio dell’Usg c’era una sola Assemblea all’anno, ma dal 1972 ce ne sono due: una a maggio e l’altra a novembre, e la partecipazione dei superiori generali è rimasta numerosa e stabile. Ogni assemblea è un momento gioioso di incontro, di condivisione fraterna e di approfondimento comune su alcuni temi di interesse. Vogliamo festeggiare e ringraziare il Signore per il cammino fatto in tutti questi anni ad Assisi, un luogo molto significativo per il rinnovamento della vita religiosa.
Come è cambiata l’Usg nei quasi settant’anni dalla fondazione?
Nel corso degli anni, l’Usg si è adattata alle esigenze dei suoi membri e ha cercato di adottare metodologie sempre più partecipative. Oggi l’Unione è molto più interculturale di quanto non fosse all’inizio, riflettendo la diversità presente in ciascuna congregazione. I moderni mezzi di comunicazione hanno anche facilitato il flusso di informazioni in modo molto più semplice ed economico.
Qual è l’eredità del Concilio Vaticano II di cui si parlerà ad Assisi?
La vita religiosa è stata molto presente al Concilio Vaticano II. Tra i padri conciliari c’erano 129 superiori generali, ognuno dei cui Istituti contava più di 3.000 membri. Parlando dei protagonisti del Vaticano II, uno studioso ha indicato 24 religiosi tra le 100 figure più prestigiose del Concilio. Fin dall’inizio, l’Usg ha accolto con gioia la proposta di rinnovamento del Concilio e si è impegnata a metterla in pratica, come testimoniano i temi trattati nel corso degli anni.
Si dice che normalmente i Concili nella Chiesa abbiano avuto bisogno di almeno cento anni per essere applicati in profondità. Ed è qui che ci troviamo oggi, accogliendo questa eredità e cercando di viverla appieno, come ad esempio con la sinodalità, tema che proviene dal Concilio, ma che solo ora viene approfondito e applicato concretamente.
Come si può operare per la pace, sulla scorta dell’insegnamento di San Francesco, in tempi segnati da divisioni e guerre?
In questa nostra società, contraddistinta da polarizzazione e violenza, comprendiamo che il nostro impegno per la pace è più urgente e necessario che mai. Papa Paolo VI diceva nell’Evangelii Nuntiandi che i religiosi, “grazie alla loro consacrazione religiosa, sono per eccellenza volontari e liberi per lasciare tutto e per andare ad annunziare il Vangelo fino ai confini del mondo. Essi sono intraprendenti, e il loro apostolato è spesso contrassegnato da una originalità, una genialità che costringono all’ammirazione. Sono generosi: li si trova spesso agli avamposti della missione, ed assumono i più grandi rischi per la loro salute e per la loro stessa vita. Sì, veramente, la Chiesa deve molto a loro”. I religiosi e le religiose, con creatività e immaginazione, sono in tanti luoghi di frontiera a promuovere la pace, a facilitare il dialogo, a preparare le generazioni future, ad accompagnare coloro che soffrono le conseguenze delle guerre e della violenza.
Semplicità e povertà per ripartire nella vita consacrata?
Papa Francesco ci ha ricordato lo scorso novembre, nell’incontro che abbiamo avuto con lui, che la povertà dovrebbe sempre contraddistinguere la vita consacrata. Sappiamo, infatti, che nel corso della storia è stata una componente importante per il suo rinnovamento. Pertanto, ispirati da Francesco d’Assisi, durante la prossima Assemblea ci lasceremo interpellare dalla sua vita e dalla sua testimonianza e condivideremo come la semplicità e la povertà vengono vissute nelle diverse forme di vita consacrata.