Vita Chiesa
Religiosi in Toscana, il nuovo viene dalle missioni
La Giornata per la Vita Consacrata, che la Chiesa celebra lunedì 2 febbraio, è l’occasione per fare il punto sulla presenza delle religiose e dei religiosi in Toscana: ed è un bilancio con molti punti oscuri, anche se non mancano luci di speranza. «Le congregazioni religiose della Toscana vivono un momento di grandi trasformazioni, un momento delicato che deve essere affrontato in maniera consapevole» spiega madre Daniela Capaccioli, superiora delle suore Francescane di Santa Elisabetta di Firenze.
Gli istituti femminili della nostra regione vedono un calo generalizzato di presenze molto forte, compensato dall’arrivo di giovani novizie che vengono in Italia dai paesi missionari per formarsi, e poi tornare a svolgere il loro servizio nella terra di origine. Negli ultimi 30 anni, spiega madre Capaccioli, in Toscana sono stati molto pochi gli ingressi di giovani italiane, e l’età media delle suore si è notevolmente innalzata (in alcune congregazioni sfiora quasi i 70 anni, se si escludono le straniere). Questo, insieme ai cambiamenti sociali in atto, ha portato anche a rivedere molto le opere in cui le diverse congregazioni sono attive: forme di servizio alla comunità (in campo educativo, sanitario, assistenziale) che spesso costituivano una supplenza alle istituzioni pubbliche e che hanno subito negli ultimi anni profondi cambiamenti. A questo dato fa fronte uno sviluppo molto bello in campo missionario: da molte congregazioni toscane sono nate presenze in terra di missione attive e significative, realtà giovani che fanno un prezioso lavoro di testimonianza cristiana, di carità e di preghiera tra i poveri e in mezzo alla gente.
Un’altro dato positivo, prosegue madre Daniela, è la nascita di nuovi istituti a livello diocesano (sono già 8 in Toscana) che cercano di dar vita a nuove forme di vita religiosa.
In campo maschile, la situazione è leggermente diversa. I religiosi presenti in Toscana nelle varie congregazioni sono circa 600, divisi in un centinaio di case. «Anche noi abbiamo avuto un calo numerico, ma meno accentuato di quello femminile, e la fisionomia della presenza religiosa nelle diocesi toscane non ha subito una trasformazione altrettanto profonda» spiega il padre francescano Antonio Di Marcantonio, consigliere del Cism, l’organismo di coordinamento degli istituti religiosi maschili. I religiosi sono impegnati in ambito pastorale e spirituale: animazione di parrocchie e santuari, predicazione, missioni popolari, attività culturali. Non mancano anche i contemplativi, presenti in Toscana con sei case.
Uno dei primi aderenti a un istituto secolare è stato, nel 1928, Giorgio La Pira, che rispondeva così a chi gli chiedeva i motivi della sua scelta: «Restare nel mondo per testimoniare a tutti l’amore di Cristo; per contribuire a che la città dell’uomo sia prefigurazione della città di Dio».