Pisa

RELIGIOSE, UN DONO PER TUTTI

di Caterina Guidi

È  uno degli aneddoti della vita del santo curato d’Ars a fare da sfondo al messaggio scritto dal Papa in vista della 14ª Giornata mondiale per la vita consacrata: in una Francia post-Rivoluzione, dove per pregare occorreva nascondersi, il piccolo Giovanni Maria Vianney ricevette la prima Comunione in maniera «clandestina», in una casa di campagna, le finestre occultate con covoni di fieno. Ad accompagnarlo al sacramento, due religiose, fedeli alla loro chiamata nonostante la situazione. I pericoli di oggi – da noi – sono diversi: uno fra tutti, l’indifferenza verso una vocazione preziosa. Il 2 febbraio – festa della Presentazione di Gesù al tempio – monsignor Giovanni Paolo Benotto presiederà una celebrazione in Cattedrale – alle 17.30 – per pregare assieme a tutti i consacrati della diocesi e sostenere le nuove vocazioni.Ogni giorno, grazie al «sì» ripetuto quotidianamente da oltre 300 consacrate, la diocesi porta avanti servizi di pastorale e assistenza a tutti i livelli. Le congregazioni sparse sul territorio diocesano sono molte; impossibile ricordare tutte le attività e i servizi. Nell’unità pastorale San Michele – Sacra Famiglia dal 2005 risiedono quattro Francescane missionarie di Gesù bambino:«il nostro essere comunità nella comunità – racconta suor Cinzia Vori – ci aiuta a confrontarci con i parrocchiani: vivere bene fra noi quattro, essere famiglia religiosa, fà si che le famiglie intorno a noi possano specchiarsi nella nostra esperienza». In un territorio che conta oltre 13mila abitanti, le suore si sono «divise il lavoro»: compresa la benedizione delle famiglie. «Ci occupiamo di molte cose, ma non vogliamo essere vicine agli altri solo per fare qualcosa; nella nostra cappellina abbiamo messo una cassetta in cui chi vuole può inserire intenzioni particolari per cui vuole che preghiamo: è così che vogliamo essere presenti in questa comunità: con la preghiera prima di tutto».Poi c’è l’ascolto e l’assistenza silenziosa verso i più piccoli e sofferenti. Lo sanno bene le suore Francescane Oblate di Santa Chiara, che dal 1990 si occupano dei ricoverati. «Andiamo in due e visitiamo i malati; ascoltiamo i loro problemi, le loro richieste. Il nostro è soprattutto un servizio di accompagnamento spirituale. Non facciamo differenza alcuna di età, razza, religione… uno per uno avviciniamo tutti»; e lo sanno le Adoratrici del Sangue di Cristo, attive nella parrocchia di Vicarello e impegnate nella comunità «Il Doccio» di Bientina, per il recupero di persone con dipendenze. Suor Cecilia Falconieri invece, delle Francescane missionarie del Verbo incarnato, dal 1989 svolge il suo servizio fra i carcerati: «Il carcere è nella stessa parrocchia dove noi abbiamo la casa. Ho iniziato ad andare al “Don Bosco” con don Severo Breschi, salesiano. Poi per alcuni anni sono rimasta da sola, finché don Roberto Filippini – rispondendo a un appello di monsignor Plotti – non ha accettato di diventare cappellano del carcere. Oggi ci aiutano anche un diacono, le associazioni e molti volontari laici». I carcerati hanno bisogno di tutto: «cerchiamo di far fronte alle piccole e grandi necessità, specie degli stranieri, offriamo ascolto e vicinanza, organizziamo incontri di catechesi». Da via don Bosco a via Mazzini: nella Piccola casa della Divina Provvidenza, delle suore di San Giuseppe Benedetto Cottolengo trovano assistenza 58 fra disabili e anziani: «le attività sono molte – spiega la superiora suor Caterina Mameli -, dalla fisioterapia, all’animazione, alle uscite. Lavoriamo in collaborazione con l’Unitalsi e i Cavalieri del Sovrano militare ordine di Malta. Da un anno e mezzo sono presenti qui da noi anche due sacerdoti – fra cui il direttore dell’Opera don Giovanni Morero -, un confratello e un seminarista cottolenghini: è un’esperienza molto ricca di vita comunitaria». In via Mazzini, da circa venti anni, le suore hanno anche la mensa per senza fissa dimora: «è stato il primo servizio di questo genere in città. Collaboriamo strettamente con la Caritas che esamina i casi e indirizza le persone qui da noi e nelle altre mense. Abbiamo una presenza fissa di 30-40 poveri».«Il servizio dei consacrati è prezioso – commenta l’arciprete della Primaziale e vicario episcopale per la vita consacrata monsignor Enzo Lucchesini – e il loro carisma rappresenta una ricchezza straordinaria per le comunità dove si trovano ad operare. Il loro contributo maggiore è innanzitutto educativo, esemplare: sono essi stessi un invito straordinario a ripensare alla propria vita. Poi c’è l’impegno concreto, basti pensare solo agli asili e alle strutture di assistenza che fanno funzionare». E per i consacrati sacerdoti c’è un surplus di impegno: «molti di loro sono oggi chiamati a coprire diverse comunità che resterebbero altrimenti senza parroco». La festa del 2 febbraio sarà occasione per ringraziare per la vocazione di ciascuno. Non solo: festeggeranno i 50 anni dalla professione religiosa suor Eliana Marrazini e suor Giovanna Puggioni – delle suore del Cottolengo -, suor Gabriella Guidetti, suor Rosa Chirizzi e suor Lorenza Pesce delle Ospedaliere di Santa Chiara. Sono invece 60 gli anni di consacrazione delle cottolenghine suor Margherita Munari, suor Pia Bertagnini, suor Rinalda Malvaldi, suor Candida Cercato e suor Geltrude Ceccarossi. La testimonianza/IMissionarie nelle famiglieUn carisma che guarda avanti, verso le esigenze più urgenti della società e delle famiglie. Quando – decenni or sono – il lanificio Marzotto chiuse, le suore Immacolatine rischiavano di perdere uno dei luoghi «cardine» della loro pastorale. Decisero di non abbandonarlo e, nel tempo, hanno «convertito» il loro servizio alla città..  «Nelle famiglie quasi tutte le mamme lavorano – spiega suor Odilla Bertuccio -. Così noi mandiamo avanti un asilo nido, una scuola materna e un servizio di doposcuola per bambini di elementari e medie. La mattina, già prima delle 7, mamme e papà possono portare i loro figli. Siamo noi a accompagnarli a scuola, riprenderli, metterli a tavola, aiutarli nei compiti». Fino alle 18, e anche oltre se necessario. La lista per le iscrizioni è lunga: «a dispetto del calo delle nascite, la richiesta è sempre tanta, non riusciamo ad accogliere tutti quelli che si presentano». Già: 60 piccoli al nido; circa 100 nelle 4 sezioni della materna e altrettanti nel servizio di doposcuola, solo nel Centro di via Buonarroti. Tanto lavoro, dunque; ma anche qui il fare lascia spazio all’essere: «oltre alle suore – dice suor Odilla – abbiamo 47 collaboratrici laiche. A loro chiediamo non solo la competenza professionale, ma una profonda convinzione religiosa e una grande attenzione ai bimbi». Perchè non si tratta solo di badare a loro finché non tornano i genitori: «tanti vengono da famiglie separate, e la sofferenza che si portano dentro è evidente. Teniamo molto al dialogo con i genitori e organizziamo incontri con psicologi ed esperti di educazione: la famiglia è il nostro principale campo d’azione». La testimonianza/IINel silenzio del chiostro«L a nostra funzione oggi, nella Chiesa e nel mondo? Noi testimoniamo l’ assurdo, il non senso da un punto di vista strettamente umano: Dio solo può riempire la vita». Così madre Maria Laura Natali, badessa delle Benedettine vallombrosane nel monastero di Pontasserchio, descrive brevemente il carisma ereditato dal grande santo di Norcia. Dietro le mura lungo la via San Iacopo le monache – dieci in tutto – alternano la preghiera e il lavoro: la cura dell’orto, o la decorazione di ceri pasquali e candele, mentre la foresteria è a disposizione di tutti per ritiri e giornate di preghiera. «L’ospitalità è tradizionalmente legata al nostro ordine, così come il lavoro manuale; ma in realtà il tipo di lavoro da fare è relativo: il centro della nostra vita è la preghiera incessante, che cerca di accompagnare qualsiasi lavoro». Una preghiera che non resta chiusa nel chiostro, ma si apre sempre di più al mondo: «generalmente cerchiamo di tenerci informate su ciò che avviene fuori attraverso i quotidiani, le riviste, e un uso discreto e regolato dei mass media: telegiornale e internet. Quello che accade nel mondo diventa così oggetto della nostra preghiera» racconta madre Maria Laura. C’è spazio anche per altro: già dallo scorso anno le Benedettine di Pontasserchio sono state aperte a vari incontri di spiritualità e cultura. Il prossimo avrà luogo presso il monastero in collaborazione con l’Istituto di spiritualità «Santa Teresa di Gesù bambino», il 27 febbraio. Altri seguiranno, protagonisti docenti dell’ università di Pisa «Sant’Anselmo» di Roma, su temi relativi al rapporto tra scienza e fede.