Vita Chiesa
Religioni per la pace: «Mai abituarsi al male, mai rimanere indifferenti»
(Münster) Il primo passo per liberare il mondo dai «mali della guerra e dell’odio» è «saper ascoltare il dolore dell’altro, farlo proprio, senza lasciarlo cadere e senza abituarvisi: mai al male bisogna abituarsi, mai ad esso bisogna essere indifferenti». Lo chiede papa Francesco ai leader religiosi, ai rappresentanti del mondo politico internazionale, agli uomini di cultura, in un messaggio che è stato letto ieri pomeriggio in apertura dell’incontro internazionale «Strade di Pace», promosso a Münster dalla Comunità di Sant’Egidio nello «spirito di Assisi». Il Papa che proprio in quelle stesse ore si trovava in Colombia per abbracciare una terra intrisa di fede ma anche attraversata dalle sfide del narcotraffico, della povertà, e assetata di pace, si rivolge così ai leader religiosi: «Quello che non possiamo e non dobbiamo fare è restare indifferenti, così che le tragedie dell’odio cadano nell’oblio e ci si rassegni all’idea che l’essere umano sia scartato e che gli vengano anteposti il potere e il guadagno».
Ad ascoltare le parole di papa Francesco una sala gremita di 2.500 persone nel Congress Centrum di Münster. Ci sono la Cancelliera tedesca, Angela Merkel, il presidente del Niger, Mahamadou Issoufou, il grande imam di Al-Azhar, Ahmad al-Tayyib, il patriarca greco-ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente, Giovanni X, e il presidente dell’europarlamento Antonio Tajani. L’incontro si svolge nel cuore della Westfalia, dove nel 1648 fu possibile per la prima volta terminare un conflitto militare, la terribile e sanguinosa guerra dei trent’anni, attraverso dei negoziati. Oggi, a 500 anni di distanza, gli accordi di Westfalia sono un ammonimento continuo a non dare per scontata la pace, a non lasciare «interi popoli immersi nella notte della violenza, senza la speranza di un’alba di pace».
Nella sala Congressi di Münster è risuonato forte il grido del Medio Oriente. A dare voce alla tragedia che si consuma in questa terra è Ahmad al-Tayyib, grande Imam di Al-Azhar, protagonista dello storico incontro con Papa Francesco in Egitto, lo scorso 28 aprile. «Uomini, donne, bambini e anziani stanno pagando un prezzo pesante di sangue, morte, fosse comuni» e «la macchina dell’uccisione e della distruzione continua a operare contro uomini e pietre e da più di 5 anni». Alla sua voce si unisce quella di Sua Beatitudine Giovanni X, patriarca greco ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente: «Non riesco a capire come la comunità mondiale ignori il caso dei vescovi Youhanna Ibrahim e Paul Yazigi e degli altri sacerdoti presi in ostaggio da più di quattro anni. Non riesco a capire come i leader politici di questo mondo possano stare a braccia conserte a guardare la violenza sanguinosa nel nostro Paese, solo per favorire interessi economici e geopolitici che servono ai loro schemi disumani a breve termine».
Ma non c’è solo il Medio Oriente. C’è la sfida del terrorismo di Boko Haram, la paura seminata dall’Isis in Europa. C’è il grido dei popoli africani. E c’è il nuovo terribile ciclo di violenze in Myanmar contro la minoranza musulmana dei Rohingya, una delle più perseguitate al mondo. È di due giorni fa una dichiarazione di condanna dell’Università Al-Azhar che ha lanciato un appello alla comunità internazionale, incapace fino ad oggi – dice al-Tayyib – di «salvarli da una tragedia per cui stanno soffrendo e che viene trasmessa anche dalle televisioni, tragedia che la coscienza umana non sopporta».
E se il Papa chiede di non rimanere indifferenti ai drammi che si consumano nel mondo, la cancelliera tedesca Angela Merkel aggiunge che nell’era della globalizzazione è impossibile vivere in «mondi paralleli» e che quanto accade in un luogo della terra ha inevitabili ripercussioni in un altro luogo. Ne è un esempio, la sfida umanitaria delle migrazioni per la quale la Merkel chiede all’Europa «vie di accesso legali e sicure» e un maggiore impegno a «combattere i trafficanti di esseri umani e l’illegalità».
Insomma nessuno oggi può pensare di salvarsi da solo. Ma questo «smisurato gigante della globalizzazione ha bisogno di un’anima». È Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, a richiamare ancora la responsabilità delle religioni per la pace nel mondo. L’incontro di Münster si concluderà martedì 12 settembre. Ci saranno 24 panel dove si parlerà di migrazione, povertà, terrorismo, di Europa e Africa, di ambiente. Prenderanno la parola leader di religioni diverse, rabbini, imam, pastori riformati, cardinali. Esponenti del mondo della cultura, politici. La storia oggi ha bisogno di uomini e donne capaci di «lavorare come artigiani ogni giorno aprendo strade, connettendo tutti ad un tessuto di dialogo e cooperazione».