Toscana

Regione: «Contrordine compagni, tagliamo i consiglieri»

di Simone PitossiCon un’inversione ad «U» così, scatterebbe il ritiro della patente. Ma il luogo dov’è accaduto l’improvviso e inaspettato cambio di direzione non è la strada ma l’aula del Consiglio regionale. Oggetto del contendere: la manovra fiscale della Regione che, tra l’altro, aumenterà le tasse dei toscani per ripianare il deficit di 230 milioni di euro. Nell’occhio del ciclone sono finiti anche le spese superflue e gli sprechi della Regione. Una delle proposte lanciate? Ridurre il numero dei consiglieri regionali, portati solo due anni fa da 50 a 65 con il nuovo Statuto regionale e che si stima costino 8 milioni di euro in più. Promotori dell’iniziativa di allora: Ds, An e Forza Italia. Oggi, gli stessi attori di ieri, hanno cambiato opinione. Come dire: abbiamo solo scherzato. A lanciare l’idea è stato il capogruppo di Alleanza nazionale Maurizio Bianconi: «Se dimostrerete l’intenzione seria – ha detto rivolgendosi ai consiglieri di maggioranza – di risanare la macchina regionale, all’interno di un piano serio e complessivo, noi siamo favorevoli anche a ridurre i consiglieri regionali tornando ai 50 che eravamo, eliminando anche i 15 assessori non consiglieri che godono di eguale trattamento dei consiglieri». La risposta del capogruppo Ds Paolo Cocchi non si è fatta attendere: «Sui 65 consiglieri complessivi, attualmente eletti, sia chiaro che i Ds sono pronti anche domattina, senza se e senza ma, a ridurne il numero e annuncio che formalizzeremo una proposta in tal senso». Davvero una «strana coppia» Bianconi e Cocchi. Ma anche il presidente della Regione Claudio Martini non è rimasto indietro nella «corsa» alla riduzione. «Sono favorevole a tornare indietro – ha detto in un intervista a “La Repubblica” – a ridurre da 65 a 50». Anche se, ha aggiunto, «come contributo ad alleviare il bilancio non porta effetti» perché se venisse votata la riduzione «avrebbe effetti a partire dal 2011».

Ma cosa avevano detto e come avevano votato in aula due anni fa gli stessi consiglieri? In modo totalmente diverso. Infatti, proprio nel maggio 2004 nasce la «strana coppia». Quel giorno ad illustrare al Consiglio regionale il testo della nuova legge elettorale c’era il capogruppo di An Bianconi che, tra l’altro, aveva guidato la sottocommissione elettorale nell’ambito della commissione speciale per lo Statuto. Bianconi nell’occasione ricordò come l’aumento dei consiglieri da 50 a 65, attraverso il meccanismo di elezione introdotto, avrebbe garantito «certezza di rappresentanza a tutte le province». Non poteva mancare Cocchi (Ds) che dichiarò: «Con questa legge diamo un’importante opportunità di accesso alle istituzioni a tutti i soggetti, le componenti, le voci della società civile che fino ad oggi, per un meccanismo a crescente base territoriale, rimanevano escluse».

È importante ricordare che sulla nuova legge elettorale votarono a favore Ds, Forza Italia, An, Verdi e Sdi. Contrari Udc e Margherita mentre Rifondazione comunista e i Comunisti italiani optarono per l’astensione. Da notare che uno degli articoli più discussi (il n. 13, ovvero quello che abolì il voto di preferenza) fu approvato con il voto contrario del gruppo Udc e con l’astensione dell’assessore Tommaso Franci (Verdi). «Sembra che ormai le preferenze siano diventate – disse Marco Carraresi, capogruppo Udc – sinonimo di corruzione. In realtà, sono una possibilità che si toglie ad oltre un terzo di cittadini toscani, che nelle scorse elezioni le ha usate».

Il panorama degli schieramenti non cambiò di molto durante il voto sullo Statuto regionale, approvato in prima lettura nel maggio 2004 e confermato in seconda lettura nel luglio seguente. Infatti si trattò di un voto «fotocopia». In entrambe le sedute votarono «sì» gran parte della maggioranza e dell’opposizione: Ds, Margherita, Sdi, Verdi, An e Fi. Voci fuori dal coro quelle di Rifondazione comunista e del Pdci che votarono contro e il gruppo Udc che scelse l’astensione. Proprio Luciano Ghelli (Pdci) motivò il voto contrario puntando l’indice contro «l’accordo trasversale tra destra e sinistra per l’aumento del numero dei consiglieri».

Sull’aumento del numero dei consiglieri e sull’abolizione del voto di preferenza Toscana Oggi lanciò una durissima campagna: «Decisioni di questo tipo – scrivemmo allora in un editoriale – non rafforzano la democrazia, anche perché sono giustamente percepite come lo scippo di un diritto, non meno grave perché ha i colori rosso-nero-azzurro». Non solo. Un mese e mezzo prima delle elezioni dell’aprile 2005 che elessero il nuovo Consiglio regionale lanciammo un nostro «gioco»: il «Seggiolotto». Ovvero provammo a indovinare chi sarebbero stati i futuri consiglieri regionali. Non fu difficile essere facili profeti. E le nostre previsioni purtroppo si avverarono. Come sottolineammo allora, non fu nostro il merito. Ma della legge elettorale che, avendo abolito il voto di preferenza, aveva consegnato in mano alle segreterie dei partiti la scelta dei futuri consiglieri regionali.

E ora è arrivato questo «contrordine compagni» a soli due anni di distanza. Perché? Forse qualcuno vorrebbe farci credere di essere stati su scherzi a parte?

Consulenze e indennità,adesso arrivano i tagliLa marcia indietro della Regione non riguarda solo il numero dei consiglieri. Infatti sono già in atto altri tagli per far quadrare il bilancio regionale. Iniziamo dalle consulenze esterne. Nel 2004 le Regione ha speso 16,4 milioni di euro, nel 2007 intende spenderne 6,5 milioni. Un bel taglio, che pone una domanda: ma erano tutte utili le consulenze del passato? Domanda che trova un riscontro nell’indagine della Guardia di Finanza che ha consegnato alla magistratura contabile una lista di incarichi (circa 180) ritenuti sospetti –tra il 2002 e il 2003 – riconducibili a circa sessanta dirigenti regionali. Quantificate in 3,5-4 milioni le spese da considerare come possibile, cattivo impiego di risorse pubbliche. E poi ci sono le consulenze di agenzie ed enti regionali che ammontano a 6,6 milioni di euro. Il taglio prospettato dal vicepresidente Federico Gelli è del 30%. Infine l’ultima marcia indietro. I nuovi componenti del Comitato regionale per le comunicazioni (Corecom) avranno compensi più bassi per la loro attività. Una proposta di delibera ridurrebbe infatti le indennità di funzione in questo modo: per il presidente l’importo sarebbe pari al 30% dell’indennità mensile lorda dei consiglieri regionali, pari a circa 36 mila euro l’anno. Per gli altri componenti l’indennità scenderebbe al 20%, pari a circa 24 mila euro l’anno. Attualmente le indennità erano pari al 55% per il presidente, al 45% per il vicepresidente ed al 40% per gli altri componenti. Probabilmente non finirà qui… La schedaCi costano 150 milioni all’annoE in Sicilia sono addirittura 90Millecentodiciotto, tanti sono i consiglieri regionali in Italia, un numero destinato ad aumentare perché, all’insegna del federalismo, è stata introdotta la regola per la quale ogni regione stabilisce da sola il numero e le retribuzioni dei consiglieri e componenti dei vari governi regionali. È la norma che ha consentito alla Toscana di portare a 65 il numero dei consiglieri regionali, prima erano cinquanta.La possibilità di stabilire autonomamente il numero dei propri consiglieri ha determinato un ampio panorama delle varie assemblee regionali: si parte dai 90 della Sicilia per scendere agli 85 della Sardegna, 80 in Lombardia, 70 in Puglia, 63 in Piemonte, 60 in Campania, Friuli e Veneto, 50 in Emilia Romagna e Calabria, 40 in Abruzzo, Liguria e Marche, 35 per Valle d’Aosta, Trento e Bolzano. In tutto, prima delle ultime elezioni, il numero dei consiglieri è aumentato di 48 unità nelle varie regioni.

Discorso analogo per le retribuzioni, ogni regione può decidere autonomamente. Di conseguenza è difficile avere il quadro completo di quanto percepiscono i consiglieri delle varie regioni, perché non sempre i dati sono pubblicati in modo trasparente, tra le poche eccezioni, la Toscana. Tutte hanno scelto di ancorare l’indennità base a quella parlamentare, con percentuali che variano, passando dal 65 della Toscana al 100 per cento della Sicilia. Le indennità degli eletti toscani sono quindi le più basse d’Italia. Secondo i dati del consiglio regionale, il totale lordo della retribuzione dei consiglieri toscani è di 9.820 euro mensili, comprensivo di indennità di carica e di funzione, diaria e rimborso spese, sia per le missioni nel territorio regionale che per i chilometri effettuati durante trasferte e spostamenti. Importo che per il presidente sale a 11.190 euro.

Complessivamente si può calcolare l’onere per la comunità nazionale, per la retribuzione (dati 2005) di 1.118 persone, di oltre 150 milioni l’anno. Da considerare poi il costo delle commissioni, ognuna di esse ha un presidente, un ufficio di presidenza con personale aggiuntivo. In Toscana sono sette ordinarie e tre speciali.

Le regioni non sono solo consiglio e giunta, ma anche tanti uffici. Da qui la proliferazione degli immobili ove collocare le varie strutture. Non mancano poi le sedi di rappresentanza, ognuna delle 20 regioni italiane ha aperto delle «mini» ambasciate a Roma, Bruxelles e anche in altri stati esteri.

La Toscana ha «solo» tre sedi distaccate: una delegazione a Roma e due uffici di collegamento a Bruxelles.Quanto costano complessivamente le regioni? Difficile fare una quantificazione precisa. Ci provano Cesare Salvi e Massimo Villone, senatori della sinistra che di mestiere fanno i professori di diritto, nel volume Il costo della democrazia (Mondadori). Nel Documento di programmazione economica e finanziaria del 2005, notano Salvi e Villone, c’è un dato complessivo: «la spesa delle regioni tra il 1999 e il 2004 è aumentata del 6,5 per cento medio annuo, rispetto al 3,4 per cento della amministrazione centrale.

Certo, le regioni hanno competenza importante, in materia soprattutto di sanità. Ma – spiega la Corte dei conti nella relazione sulla finanza regionale 2003-2004 – l’aumento di spesa non riguarda solo la sanità: la spesa corrente non sanitaria è aumentata fra il 2000 e il 2004 del 16 per cento».

Una nota consistente di questo incremento è nella spesa per il personale, nonché per gli incarichi a consulenti e collaboratori esterni. Un segnale positivo viene dalla Toscana che ha deciso di ridurre del 30 per cento la spesa per consulenze e incarichi esterni. Ennio Cicali

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