Toscana
Regionali, forum con i candidati
Avremmo preferito metterli tutti assieme attorno ad un tavolo. E farli dialogare attorno alle grandi questioni che sono sul tappeto, dalla crisi economica, alle politiche familiari, dalle scelte energetiche alla cultura. Ma ci siamo riusciti solo in un fotomontaggio. I tre principali candidati alla carica di «governatore» della Toscana, quelli che stando ai risultati delle ultime consultazioni (Europee e politiche) e ai sondaggi più recenti, supereranno lo sbarramento del 4%, introdotto pochi mesi fa dalla legge elettorale toscana, non riescono a confrontarsi. Bosi e Faenzi accusano Rossi di sfuggire ai «faccia a faccia», accampando sempre impegni precedenti. Rossi replica facendo notare che i suoi contendenti sono solo «virtuali»: entrambi parlamentari e anche sindaci in carica, non lasceranno questi incarichi per sedere in Consiglio regionale. Su questo punto Bosi e Faenzi non hanno dissolto tutti i dubbi, durante l’incontro che singolarmente, come è avvenuto anche per Rossi hanno avuto con l’intera redazione di Toscana Oggi.
«Ho accettato la candidatura ci ha risposto Bosi pensando di poter aprire una battaglia politica, una battaglia ideale. Se questo messaggio verrà accolto, se ci sarà un forte consenso, sono disposto a tornare in Consiglio Regionale, dove sono già stato in passato».
«Rossi è troppo sicuro che io perda ci ha risposto invece Monica Faenzi. La domanda che mi fa continuamente è cosa fai se perdi?. Non lo so, il mio è un ruolo molto difficile, sono venuta qua mandata dal presidente Berlusconi però conservando il ruolo di suo parlamentare. Mi riservo di parlare con lui dopo l’esito elettorale, immagino che tutto dipenda anche dal risultato, potrebbe dirmi di restare in regione e ci resterei volentieri, perché la Toscana è la mia terra. L’unica difficoltà che avrei veramente è abbandonare il comune di Castiglione un anno prima».
Tra i cinque candidati presidente (di Palmisani e De Virgiliis parliamo in fondo a questa pagina) questa volta c’è anche una donna. È una piccola novità per la politica regionale. Un «segno dei tempi» che anche Rossi ha detto di apprezzare. Da parte sua il candidato del centrosinistra ha già annunciato se sarà eletto una «vice-presidente» donna, l’imprenditrice Stella Targetti e che nella composizione della giunta terrà conto «che la società toscana è fatta per metà da uomini e per metà da donne». E anche Bosi ha indicato come suo vice-presidente Anna Borgia Guicciardini, madre di sei figli e impegnata nel mondo del volontariato.
Fiera del suo «primato», Monica Faenzi ritiene «che far vincere una donna significherebbe anche aprire maggiormente la strada all’ingresso delle donne in politica. Che hanno bisogno soltanto di alcune cose semplici, come misure atte a consentire loro di essere anche madri». E attacca Rossi per l’idea stessa di «quote rosa» in giunta, ritenendole «un modo per svilire le donne. Il fatto che Rossi dica che riserverà loro cinque posti ribadisce significa, per quelle donne che andranno a coprire quei ruoli, essere lì soltanto perché donne e non perché magari capaci». (liste e candidati)
Tre «ricette» per superare la crisi economica
Per quanto riguarda la crisi economica i sindacati e le associazioni di categoria stanno continuando a lanciare allarmi chiedendo interventi oltre a quelli di emergenza sul credito e sugli ammortizzatori sociali sul fronte delle infrastrutture e dei servizi pubblici locali. Che cosa può fare la Regione per il rilancio dell’economia?
BOSI: «In questa campagna elettorale è scomparsa la Toscana: non si parla più dei problemi reali della regione che è toccata in maniera forte dalla crisi economica. Ci sono aziende che chiudono, giovani che non trovano lavoro… Oggi molti ragazzi vanno all’Università senza sapere quali saranno le prospettive di lavoro: una maggiore collaborazione tra aziende e università porterebbe molti benefici. La Toscana è anche una regione all’avanguardia nell’innovazione tecnologica: la Difesa italiana utilizza molte cose pensate e realizzate in Toscana, grazie alle aziende molto avanzate e agli ottimi ricercatori che abbiamo. Questo è un patrimonio di eccellenza che andrebbe valorizzato, perché è a rischio e anche perché potrebbe portare benefici anche a tutto il comparto industriale. Sulla crisi la Regione potrebbe fare molto: il primo passo è individuare le patologie che hanno provocato ritardi nella soluzione dei problemi. Una è la concezione rosso-verde che l’ha fatta da padrona finora sulla costruzione di molte infrastrutture».
ROSSI: Ci sono in Toscana 40 mila lavoratori in cassa integrazione. Altrettanti sono a casa, ma non fanno numero perché erano già precari in precedenza. Per cui la prima cosa da fare è allargare gli strumenti di protezione sociale. La cassa integrazione dev’essere portata a due anni e dev’essere puntuale nell’erogazione. Bisogna anche approntare e usare bene i finanziamenti per la formazione. Attenzione particolare va posta alle categorie più deboli: la povertà sta aumentando. Dopo di che diventa cruciale la questione del credito alle imprese, perché la piccola impresa e gli artigiani sono in difficoltà e hanno bisogno di un sostegno sulla liquidità: proponiamo che non si consideri, da parte delle banche, solo l’ultimo anno per concedere credito, bensì gli ultimi tre bilanci. Proporrò anche al Consiglio regionale di votare una legge specifica che fissi i principi a difesa del ruolo delle piccole imprese e dell’artigianato (in Toscana sono 343 mila, di cui 341 mila con meno di 50 dipendenti): ad esempio per ridurre i tempi per l’apertura di un’impresa, per gli adempimenti amministrativi e per facilitare le piccole e medie imprese negli appalti pubblici».
FAENZI: «Purtroppo siamo portati a prendere in considerazione la crisi solo quando c’è. Quando le cose vanno bene, nessuno nota le carenze strutturali e infrastrutturali, poi arriva la crisi e ci si rende conto di essere assolutamente inadeguati, in misura anche maggiore rispetto alle altre regioni italiane e d’Europa. Quindi dobbiamo, da subito, mettere in atto tutte quelle azioni strategiche che possono creare sviluppo economico solido nella nostra regione. Purtroppo la Toscana è stata segnata da una crescita lenta: si è pensato che questo fosse un punto di forza, invece non investire in certi settori è stato ed è un punto di debolezza. Faccio l’esempio del turismo: da sindaco di un comune turistico posso dire che questo settore praticamente è già in crisi dal 2000, perché ha visto il calo progressivo dei fatturati, anche se spesso non accompagnato da un calo di presenze. Non investire e vivere di rendita significa trovarsi assolutamente deboli di fronte a quelli che sono anche momenti non prevedibili, come appunto la crisi globale che ci ha colpito».
ROSSI: «Per quanto riguarda le prospettive future, se la Toscana continua a crescere in questo modo consolida la tendenza a un declino lento che a un certo punto produrrà un divario sempre più forte tra le risorse che avremo a disposizione e i bisogni sociali e quindi metterà in discussione il livello di benessere e di coesione sociale che questa regione per ora ha sostanzialmente mantenuto. L’obiettivo è quindi di avere una ripresa che abbia un passo veloce e che consenta alla Toscana un livello di crescita analogo a regioni governate dal centro-destra come Lombardia, Veneto, Emilia Romagna. Per questo dobbiamo puntare soprattutto sul manifatturiero al quale la crisi è molto legata. Bisogna fare un piano di reindustrializzazione della Toscana. La parola è forte, ma dobbiamo provarci. Dobbiamo essere più attivi anche per cercare un confronto e l’investimento delle multinazionali».
Agricoltura, un assessorato e il «Made in Tuscany»
Agricoltura: filiera corta e valorizzazione dei prodotti tipici. Dove è necessario investire secondo lei?
BOSI: «Il prodotto toscano è molto ricercato. Bisognerebbe che produttori, commercianti, grande distribuzione riuscissero a fare sistema per favorire la riconoscibilità dei prodotti toscani».
ROSSI: «Mi sto appassionando all’idea di vedere se quello che abbiamo riusciamo a consumarlo in Toscana. Quindi valorizzazione piena della nostra agricoltura. Immagino supermercati dove dentro ci sia un comparto alimentare toscano, anche con prezzi diversi, ma con la sicurezza della qualità del prodotto. Vorrei proporre l’adozione del marchio Made in Tuscany per promuovere e difendere i veri prodotti toscani, frutto della natura, del genio e dell’abilità: non sarà un altro dop, ma un marchio di promozione e di difesa del prodotto toscano con criteri di accesso selettivi e di qualità».
FAENZI: «L’agricoltura copre in Toscana il 3% del Pil ma è un settore che rappresenta le nostre tradizioni e che non va assolutamente perduto. È legato in maniera strategica al turismo e all’identità della Toscana: più della Festa della Toscana ci vuole la difesa dei nostri prodotti tipici, le filiere corte, la tutela del prodotto agroalimentare, del Made in Tuscany perché non subisca l’aggressione di concorrenze straniere e ci renda competitivi proprio all’estero. Per questo vorrei costituire all’interno della Giunta regionale toscana un assessorato all’agricoltura, rilevante anche per la difesa del suolo. Quindi credo proprio che l’agricoltura sia uno dei settori su cui investire».
Pochi mesi fa Regione e Governo hanno firmato un accordo per gli investimenti sulle grandi infrastrutture toscane. Eppure su questo piano i ritardi sono notevoli. Quali sono per voi le priorità?
FAENZI: «Ho apprezzato molto l’accordo tra Governo e Regione sulle infrastrutture; deve essere questo il metodo di lavoro perché la conflittualità cui spesso si assiste non produce benefici per nessuno. Il problema tuttavia è il ritardo accumulato, che ci ha fatto perdere chances competitive che non recupereremo, perché anche se dovessimo avere tutte le infrastrutture aeroportuali, portuali, viarie già da oggi saremmo in ritardo, figuriamoci quando arriveranno. Sull’aeroporto di Firenze sono assolutamente favorevole, credo che la nuova pista debba essere una priorità fondamentale per evitare i dirottamenti in ragione delle condizioni meteo. Serve poi una forte sinergia con Pisa per competere con Bologna. Temo invece che Bologna, con l’Alta velocità, diventi purtroppo l’aeroporto della Toscana e questo sarebbe per noi un grave danno. Sul sottoattarversamento sinceramente non so esprimere un giudizio. Ho sentito tutte le campane, la città mi sembra molto divisa».
ROSSI: «La prima cosa da fare è realizzare il protocollo sottoscritto con il governo e spendere i soldi previsti per l’autostrada tirrenica e per la Due mari (che purtroppo è finanziata solo fino ad Arezzo). Dopo di che dobbiamo completare la terza corsia a Firenze sulla A1 e porci il problema della circonvallazione a nord-est. Fare la terza corsia sulla A11 almeno fino a Pistoia, ma meglio fino a Lucca. Ma anche per la Palio e per la Firenze-Pisa-Livorno ci sono problemi di terza corsia. Per quanto riguarda Firenze dobbiamo realizzare l’alta velocità sotterranea. Io non capisco perché tutte le volte si debba ripartire a discutere. Ma questo non basta. Vorrei avere entro sei mesi uno studio molto approfondito su come rendere possibile in Toscana una mobilità di tipo metropolitano. La Toscana deve diventare una regione-città. E anche per quanto riguarda gli aeroporti, io non vedo competizione tra Pisa e Firenze. Vedo una città-Toscana con i due scali di cui il primo va bene mentre il secondo va messo in condizioni totali di sicurezza, dandogli la possibilità di sviluppo che deve avere».
BOSI: «Ci sono intere zone della Toscana isolate, senza collegamenti decenti. Dopo il caso Monticchiello, montato dalle lamentele di Asor Rosa, nel 2005 è stata fatta una legge ad hoc (la n. 1) per togliere competenze ai Comuni e attribuirle alla Regione. Perché la stessa legge non si applica per Firenze, dove per colpa delle diatribe tra Comuni non si riesce ad ampliare l’aeroporto? Porti e aeroporti costituiscono una priorità su cui lavorare. Sono fondamentali sia per il turismo, grande risorsa economica della Toscana, che per l’industria e il commercio. Invece ci sono molti ritardi. Se ad esempio non si vuole l’aeroporto a Firenze, bisognerebbe avere il coraggio di dirlo».
Recentemente si è tornati a parlare di energia nucleare anche dopo l’approvazione del decreto del Governo che prevedere il ritorno a questa forma di energia a partire dal 2013. Quale sarebbe la sua posizione se una centrale venisse localizzata in Toscana o in prossimità del confine? E più in generale, su cosa dovrebbe puntare la Toscana?
FAENZI: «Sono favorevole al nucleare. Avervi rinunciato a suo tempo ci ha fatto perdere competitività: si parla di 50 miliardi di euro persi in 20 anni. Si tratta di un’energia pulita: abbiamo fatto tantissime audizioni in commissione che ci hanno dato garanzie sull’affidabilità delle nuove tecnologie; inoltre le centrali nucleari sono anche ai confini dell’Italia. Il nucleare consente di avere una riduzione della bolletta energetica e riduce quella dipendenza energetica da paesi geopoliticamente instabili che crea insicurezza, instabilità e determina appunto anche le crisi economiche. Però questa scelta non deve assolutamente precludere lo sviluppo di altre energie, anche di quelle rinnovabili. Credo anzi che la forza sia nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento, ma soprattutto nell’obiettivo di eliminare quanto più possibile la dipendenza dal petrolio».
ROSSI: Penso ad una Toscana dell’energia. Ma prima dobbiamo ridurre le emissioni di CO2 e risanare i siti ambientali compromessi. Dopo di che dobbiamo produrre più energia. Sono favorevolissimo alle biomasse con la filiera corta. La Toscana ha la superficie boscata più grande d’Italia, si possono aumentare i boschi, coltivarli meglio, far lavorare le cooperative agroforestali e le società di boscaioli. Con le biomasse si può fare la rivoluzione in Toscana. Non mi dispiace l’eolico, ma capisco che a volte può avere un impatto eccessivo. Sono favorevole alle geotermia e non capisco perché non si debba utilizzare. Sono contrario al nucleare e non mi piace quando il solare sostituisce l’agricoltura. Su questo vorrei fare subito una legge che lo vieti».
BOSI: Nel Comune di Rio Marina, nell’Isola d’Elba, di cui sono sindaco stiamo realizzando una centrale fotovoltaica. C’è bisogno di far partire subito impianti di produzione energetica, sfruttando il più possibile le fonti rinnovabili. Sul nucleare però credo che dire no in linea di principio sia solo ipocrisia: è una strada che può essere percorsa facendo le opportune verifiche».
La scorsa settimana il Tar accogliendo il ricordo di Italia Nostra e di alcuni privati, insieme ad un’associazione di cittadini ha di fatto bloccato il nuovo inceneritore-termovalorizzatore che doveva sorgere nei pressi di quello vecchio a Selvapiana (Comune di Rufina, Firenze). In generale, per quanto riguarda il piano di smaltimento dei rifiuti qual è la sua posizione?
FAENZI: «Sono assolutamente favorevole ai termovalorizzatori, anche perché sappiamo che le discariche destinata a esaurirsi nel giro di tre anni circa. Credo che però occorra essere molto attenti e fare una riflessione seria sulla loro collocazione, evitando la vicinanza con i centri abitati. E anche in questo caso, non si tratta certo di venir meno alla direttiva europea che impone la raccolta differenziata: le due cose non sono alternative, ma complementari».
ROSSI: «C’è un ritardo enorme nell’attuazione del piano dello smaltimento dei rifiuti. Ci sono più di 30 società che smaltiscono i rifiuti. Ne basterebbe tre, ma anche una sarebbe sufficiente. Dobbiamo realizzare i termovalorizzatori, ma si sta tardando. Una volta realizzato questo piano, si dovrà pensare subito a quello dopo. Si deve traguardare una situazione ancora più razionale con meno termovalorizzatori. Se sarò presidente userò anche i poteri sostitutivi perché non si può sempre ripensare tutto».
BOSI: «Dico sì ai termovalorizzatori, che sono necessari: la politica deve avere il coraggio delle scelte, non si può permettere che il primo comitato che nasce blocchi scelte strategiche di interesse più ampio».
Legge elettorale regionale: rispetto al 2004, in parte, è già stata fatta marcia indietro sul numero dei consiglieri. Secondo lei è possibile tornare al voto di preferenza o a un sistema nel quale il cittadino possa scegliere direttamente il suo rappresentante in Consiglio?
ROSSI: «La legge elettorale è fallita. Le liste sono bloccate. Io sono favorevole al ritorno delle preferenze, ben regolate: una sola preferenza. Certo ci possono essere dei rischi, ma non mi pare giusto che adesso siano i capi partito a decidere come sarà composto il Consiglio regionale».
FAENZI: «Questo dibattito sulle preferenze mi ha un po’ dato fastidio perché sia Bosi che Rossi, una volta aperta la campagna elettorale, sono diventati improvvisamente democratici. L’uno e l’altro hanno condiviso, sia a livello nazionale che regionale, la soppressione delle preferenze, probabilmente perché anche Rossi, da candidato a consigliere regionale avrebbe dovuto fare la fatica di cercarsele; oggi naturalmente da candidato presidente della Regione non ne ha bisogno e quindi potrebbe anche reintrodurle. Io invece, in coerenza con quanto ho sempre detto, ripeto che le preferenze non aiutano né le donne né i giovani. Un giovane che vuole entrare in politica è perennemente destinato a restare fuori, perché basta sia candidato un un politico navigato per soccombere. Quindi non mi convincono, anche se diventa determinante, nel momento in cui non ci sono, la scelta delle persone, determinata dalla capacità dei vertici. Qui si vede la maturità di un partito, e credo che le persone siano chiamate a giudicare, dai nomi in lista, se un partito è maturo e se ha fatto le scelte giuste o sbagliate».
BOSI: «Nel 2005, in Parlamento, l’Udc aveva presentato un emendamento alla legge elettorale nazionale, (che ha avuto 72 voti) per reintrodurre la preferenza. Speriamo davvero che si possa cambiare. Ci eravamo mobilitati per un referendum, adesso torneremo alla carica raccogliendo di nuovo le firme. La partecipazione dei cittadini in questo modo è nulla: da un lato c’è il Pdl che ha un capo assoluto, e tutte le decisioni arrivano dall’alto. Dall’altro lato c’è il Pd che da sempre in Toscana decide, nomina, fà e disfà. I cittadini diventano tifosi da stadio, ma non contano niente. L’apertura di Rossi su questo tema ci interessa, vedremo se troverà appoggio nel suo partito».
Più aiuti alle famiglie
Famiglia, natalità, giovani, anziani: aspetti della stessa questione, ovvero le politiche sociali. E, al centro di tutto, c’è la famiglia che, si potrebbe dire, è una protagonista spesso dimentica. In molte regionale c’è anche un specifica legge per la famiglia. Come e quanto investirà lei in questi settori?
ROSSI: «Il tema della famiglia riguarda molti aspetti, a partire dalla natalità per la quale ho proposto un contributo di 2mila euro per il primo anno di vita. Stiamo lavorando sugli asili nido per aumentare i posti. Per quanto riguarda le famiglie con più figli a carico si dovrebbe intervenire sulla fiscalità, ma questo dipende dal Governo nazionale, così come per le tariffe scolastiche. Importante è utilizzare bene anche il fondo sulla casa per ristrutturare e riusare immobili che ci sono nelle città. Ma l’accesso alla casa va favorito in maniera prioritaria per le famiglie con figli a carico. Per questo io sono per cambiare i criteri d’assegnazione. Per i giovani, tra le altre cose, abbiamo pensato al prestito d’onore: 50 mila euro per chi vuole intraprendere. C’è poi il tema della scuola, che io giudico cruciale: o la scuola rimane di qualità oppure se la scuola degrada si perde un grande strumento di crescita, di pari opportunità e di uguaglianza. E il pericolo che degradi è molto forte. I tagli rischiano di produrre uno sconquasso».
FAENZI: Credo molto nella famiglia, ci credo a tal punto che nonostante sia separata ne ho ricostituita un’altra. E credo che la famiglia debba essere messa al centro. Ho anche detto nel mio programma elettorale che la Regione andrebbe gestita come si gestisce una famiglia, guardando ai propri figli in maniera prioritaria e pensando che il risparmio e l’oculatezza nello spendere le risorse sia fondamentale. Quanto alle politiche a sostegno della famiglia, naturalmente devono partire dal lavoro e dalla casa, assieme ad altre misure atte a creare un’armonia e una qualità della vita migliori. Mi vengono in mente per esempio i pendolari, che per recarsi sul luogo di lavoro devono fare ore di viaggio, e questo è sicuramente tempo sottratto alla propria famiglia».
BOSI: «Abbiamo preparato un dossier su vita e famiglia con tutte le norme approvate dalla Regione in questi anni che vanno contro questi valori, e con tutte le proposte di legge e gli emendamenti che l’Udc ha presentato e che sono stati regolarmente bocciati. Noi proniamo un quoziente familiare per la modulazione dei tributi regionali e locali in base al carico familiare, e interventi per il sostegno alla natalità con un premio di almeno 2.500 euro. Proponiamo l’istituzione di un assessorato per la famiglia e norme che favoriscano l’accesso alla proprietà della casa per le giovani coppie. La difesa della famiglia nasce dalla convinzione che la famiglia rappresenta un presidio sociale fondamentale nell’affrontare temi come l’infanzia, gli anziani, l’educazione ».
Nella sanità, a fianco di alcuni risultati raggiunti (parità di bilancio e buona qualità dei servizi) si sono registrati anche problemi (liste di attesa e nuovi ospedali) e altri aspetti sui quali si dibatte (Società della salute). Quali sono i punti critici dove lavorare?
ROSSI: «Dal punto di vista ospedaliero la Toscana è a un livello avanzato: i nuovi ospedali sono in fase di completamento, quelli vecchi li abbiamo ristrutturati. Il punto più critico della sanità non sono le liste d’attesa, ma la centralità della persona o l’umanizzazione del servizio, come la chiama qualcuno. L’essenza ultima della cura è infatti la presa in carico della persona. Su questo i grandi apparati stentano. A volte stenta anche una cultura che ha perso l’idea del dovere del lavoro, come momento anche di relazione tra le persone. Costruire la Società della salute voleva provare a correggere questa situazione, soprattutto sul territorio, dove di servizi ne abbiamo molti. Bisogna non medicalizzare tutto e questo vale anche per la psichiatria».
BOSI: «La Legge Garavaglia prevedeva che le aziende ospedaliere rispondessero dei propri bilanci in maniera trasparente. In Toscana non si conosce il costo delle singole prestazioni: questo impedisce anche una effettiva collaborazione tra sanità pubblica e sanità privata attraverso le convenzioni. Si è deciso che la sanità privata non può avere più del 2-3% del totale della spesa sanitaria regionale: con il risultato che negli ospedali pubblici ci sono code lunghissime, a volte anche di anni, mentre in quelli privati una prestazione convenzionata può diventare, all’improvviso, a pagamento perché la Regione ha interrotto la copertura. Adesso l’assessore Rossi dice che se l’attesa è più lunga di tre mesi il paziente può andare dove vuole, facendosi rimborsare la prestazione: ma questa è l’ammissione del fallimento. Le liste di attesa non devono superare i trenta giorni: è un risultato possibile. Una maggiore collaborazione tra pubblico e privato porterebbe migliori servizi e minori spese: l’ideologia del tutto pubblico è un’altra di quelle patologie che provocano ritardi allo sviluppo della Toscana. A questo si aggiunge il neocentralismo regionale che prevede l’accentramento di tutte le competenze, ed è il contrario del principio di sussidiarietà. Un sistema che somiglia a un regime, in cui le nomine non avvengono per merito e in cui qualcuno è sempre più uguale degli altri. Questo richiede una discontinuità che porti aria nuova».
FAENZI: «Riconosco al mio avversario politico di aver pareggiato il bilancio, ma credo che questo abbia avuto un prezzo per i servizi sanitari in genere. La sanità dell’assessore Rossi è forse troppo organizzata, una struttura complessa che ha bisogno di molti dirigenti amministrativi, in egual numero a medici ed operatori sanitari: questo ci costringe a lunghe liste di attesa e più che altro la centralizzazione dei servizi ospedalieri crea disagio per le zone più periferiche, vedi il caso del servizio di guardia medica eliminato in gran parte in Maremma. Credo che il fallimento sia dovuto anche alla mancata integrazione con il settore privato, che a mio parere andava assolutamente sfruttato: ci sono esempi nelle altre regioni in cui il binomio ha funzionato, nell’ottica di dare un servizio più rapido, efficace e forse anche di maggiore qualità al cittadino. E poi c’è il rapporto scadente che si è venuto a creare tra utente e medico, conseguenza di un sistema talmente complesso in cui è venuta meno l’umanità. Si va al Cup, si prende l’appuntamento, si diventa un numero, non si può scegliere il medico da cui ottenere la prestazione… beh, credo che questo non debba esistere, perché anche il sostegno psicologico è un elemento fondamentale per dare salute. Quanto alle Società della salute, sono per la loro soppressione. I sindaci hanno già un ruolo nella programmazione attraverso la conferenza dei sindaci, e dare loro programmazione, gestione e controllo mi pare troppo. Inoltre credo che la sperimentazione non abbia dato esiti positivi; anzi è stata lunga e costosa».
Cultura, turismo e beni ecclesiastici: le nostre risorse
La cultura è stata spesso la «Cenerentola» delle politiche regionali in una Regione ricca di un patrimonio artistico e storico non sufficientemente valorizzato. Che cosa è necessario fare?
ROSSI: «Bisogna trovare il coraggio di selezionare. Puntare su 4 o 5 eventi particolari in un anno. Mentre sui musei mi piacerebbe che la Toscana stabilisse un rapporto di maggiore collaborazione con il ministero e una sorta di protocollo speciale per valorizzarli. Infine, vorrei che si facesse davvero la Via francigena».
BOSI: In Toscana il turista trova tutto: mare, musei, campagna Si dovrebbe offrire un pacchetto Toscana in cui si uniscono eventi culturali, grandi mostre, visite ai musei, insieme agli agriturismi, alla ristorazione, alle spiagge. Invece ogni settore viaggia per conto suo. Anche qui, facendo sistema tutti potrebbero trarne vantaggio».
FAENZI: «Siamo la culla della cultura e dobbiamo continuare ad esserlo, ma soprattutto credo che dobbiamo fare un lavoro di divulgazione della conoscenza, perché spesso non siamo consapevoli del nostro patrimonio culturale, delle iniziative importanti che vengono fatte e che devono essere messe in rete. È impensabile che venga da me a Castiglione della Pescaia un turista o un cittadino toscano e non sia in grado di dirgli cosa sta accadendo o le bellezze spesso sconosciute che ci sono da vedere in qualche altra parte della regione, perché non ho i mezzi e le risorse economiche adeguate».
Beni culturali ecclesiastici: cosa intende fare la Regione per il restauro e la valorizzazione di un patrimonio essenziale per il volto e la vita della Toscana?
ROSSI: «C’è una legge che consente di utilizzare gli oneri di urbanizzazione per il mantenimento dei servizi. Riguarda anche la ristrutturazione e la manutenzione dei beni culturali ecclesiastici. Il fatto però è che la legge dice che possono essere utilizzati. Ora dobbiamo cambiare quel possono con un devono».
FAENZI: «Bisogna sensibilizzare il ministero dei beni culturali: sarebbe l’occasione per creare una grande sinergia, tra livello regionale e livello nazionale. Mantenere i nostri beni e renderli fruibili è fondamentale».
BOSI: «Mantenere un patrimonio culturale così importante, come quello della Chiesa, è impegnativo e deve vedere la collaborazione di tutte le istituzioni. Va detto che se la Toscana, in passato, si fosse posta in maniera più dialogante con i vari Governi forse troverebbe maggiore disponibilità per alcuni grandi interventi, penso alla cattedrale di Massa Marittima e ad altre grandi opere».
Come domanda finale abbiamo chiesto ai tre candidati per quale motivo un cattolico avrebbe dovuto votare per loro.
FAENZI: «Credo che un cattolico dovrebbe votare per me per la coerenza e l’affidabilità, ma soprattutto perché ho il coraggio di dire quello che penso. Non ho difficoltà a dirvi, per esempio, che non ho il dono della fede. Mi sarebbe piaciuto averlo, perché provengo da una famiglia cattolica, ma non l’ho. Peraltro dico che vivo secondo i principi evangelici, almeno quelli di base, perché questa è stata la mia cultura, e che rispetto e difendo comunque le tradizioni della nostra cultura, a cominciare dal crocifisso. Sono coerente, dico quello che penso e questo può essere sicuramente anche motivo di difficoltà nel prendere i voti, ma non riesco a dire cose diverse. Anche l’affermazione sul nucleare sicuramente non mi porterà bene, però penso che non si debba prendere in giro l’elettorato, e questo credo di non averlo mai fatto nei miei 13 anni di politica».
ROSSI: «Per tutti i motivi che ho detto. E poi perché sono convinto della necessità di ricostruire un dialogo forte tra la sinistra e il mondo cattolico in tutte le sue espressioni, perché certe forme di laicismo, certe contrapposizioni che abbiamo avuto negli ultimi tempi siano superate in un confronto culturale più ampio, anche se rimarranno differenze. La partecipazione della Chiesa al dibattito pubblico sui temi come quello della vita, dell’aborto e su tutti quelli eticamente rilevanti, non solo va accettata e rispettata, ma deve trovare all’interno della sinistra ascolto e confronto. Non si può essere antiliberisti in economia e liberisti per quanto riguarda le scelte che hanno attinenza con le questioni etiche».
BOSI: «Se avremo la forza per farlo, potremo aprire una nuova stagione di riconciliazione tra la politica e la gente. I due poli oggi sono in crisi perché è in crisi la politica: oggi vediamo che c’è chi è uscito dal Pd perché ha capito che i valori di cui si faceva portatore non erano accettati. Nel Pdl c’è chi prova lo stesso disagio. Se la politica non è un inganno, perché non proviamo a far stare dalla stessa parte chi la pensa allo stesso modo, almeno sulle grandi scelte? In Toscana poi si è visto che nessuno ha mai cercato realmente di promuovere un’alternanza, si è creato uno stato di cose accettato anche dall’opposizione. Noi corriamo da soli per denunciare questo stato di cose».
Sulla scheda i toscani troveranno altri due candidati a «governatore»: Alfonso de Virgiliis della Lista Bonino-Pannella (presente a Pistoia, Arezzo, Firenze, Massa-Carrara, Pisa e Siena) e Ilario Palmisani, di Forza Nuova (presente a Grosseto, Lucca, Massa-Carrara, Pistoia, Firenze ed Arezzo). Saranno votabili, però, solo nelle province dove è presente la loro lista. Abbiamo chiesto anche a loro di illustrarci sinteticamente il programma.
Mi preme sottolineare due punti su tutti quelli affrontati nel nostro programma: l’attenzione particolare ai giovani e l’impegno per realizzare una piena trasparenza della vita politica delle istituzioni. Io credo che sia estremamente importante mettere i giovani al centro. Per questa ragione propongo un’alleanza sociale tra tutte le istituzioni, pubbliche e private, gli enti, le fondazioni, banche e assicurazioni per stimolare e finanziare l’imprenditoria attraverso l’utilizzo dello strumento del microcredito. Microcredito per i giovani e non solo; un fondo rilevante gestito non da politici ma da tecnici. Per garantire così l’affermazione delle idee nuove e produttive, saltando la logica dei «crediti garantiti».
Un’altra nostra proposta è quella di istituire un’«anagrafe degli eletti». Chiediamo che di ciascuna istituzione vengano messi in rete: il bilancio interno, la composizione dell’istituzione, le presenze e il comportamento di voto. In questo modo i cittadini potranno in ogni momento monitorare l’operato degli eletti e accertarsi che le loro scelte siano coerenti con i programmi annunciati in campagna elettorale.
Alfonso De Virgiilis