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Referendum costituzionale: «Votiamo pensando alla casa comune»
Domenica 4 dicembre saremo chiamati a votare per il referendum sulla riforma costituzionale che porta il nome del ministro Maria Elena Boschi e che è stata approvata in doppia lettura dai due rami del Parlamento, con voto finale della Camera dei Deputati lo scorso 12 aprile. Un insieme di cambiamenti molto significativi, a cominciare dalla notevole modifica della composizione del Senato e delle sue funzioni, con conseguente fine del cosiddetto bicameralismo perfetto e dalla riforma del Titolo V con conseguente nuova ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni. Temi su cui si è sviluppato e continua a incentrarsi il dibattito tra le forze politiche, con i fronti del «sì» e del «no» che rispecchiano sostanzialmente quelli di maggioranza e opposizioni, anche se tra i contrari non mancano, com’è noto, esponenti della minoranza del Pd a cominciare da Massimo D’Alema. Anche per questo il referendum ha finora assunto i connotati di una scelta non sul tema in questione ma sulla sopravvivenza o meno del Governo e in particolare del premier Renzi, complice la stessa promessa di dimettersi avanzata a suo tempo in caso di bocciatura della riforma da parte dell’elettorato. Ma le ragioni del voto favorevole o contrario sono senza dubbio da ricercare nei contenuti, come emerge in questa intervista con Leonardo Bianchi, docente di Diritto costituzionale all’Università di Firenze.