Europa

Rapporto sul terrorismo: “Meno attacchi ma persiste la minaccia”

È disponibile da oggi “#ReaCT2024 - 5° Rapporto sul radicalismo e il terrorismo in Europa”, curato dall'Osservatorio sul radicalismo e il contrasto al terrorismo in Europa (ReaCT), diretto da Claudio Bertolotti

Guardando agli ultimi cinque anni da un punto di vista quantitativo l’incidenza degli attacchi terroristici di matrice jihadista si presenta lineare, con una percettibile diminuzione registrata negli ultimi anni, attestandosi ai livelli pre-fenomeno Isis/Stato islamico. Dal 2019 al 2023 sono stati registrati nell’Ue, nel Regno Unito e in Svizzera 92 attacchi (12 sia nel 2023 che nel 2024 – dati al 30 settembre 2024), di successo e fallimentari: 99 quelli rilevati nel precedente periodo 2014-2018 (12 nel 2015). Sono alcuni dei risultati che emergono nel “#ReaCT2024 – 5° Rapporto sul radicalismo e il terrorismo in Europa”, curato dall’Osservatorio sul Radicalismo e il Contrasto al Terrorismo in Europa (ReaCT), diretto da Claudio Bertolotti (Start InSight Sagl editore).

Predominanza di azioni individuali. “Sulla scia dei grandi eventi terroristici in Europa nel nome del gruppo Stato islamico, e successivamente in verosimile relazione con la presa del potere talebano in Afghanistan e all’appello del gruppo palestinese Hamas associato alla guerra contro Israele – si legge nel rapporto disponibile da oggi – sono stati registrate 194 azioni in nome del jihad dal 2014 al 2023, delle quali 70 esplicitamente rivendicate dallo Stato islamico.

Nel 2023 sono state registrate 12 azioni jihadiste da parte di 12 soggetti, coerenti con i dati del 2024 ma in lieve flessione rispetto ai 18 attacchi annuali del 2022 e 2021, e con un aumento significativo di azioni di tipo ‘emulativo’, ossia ispirate da altri attacchi nei giorni precedenti, che ha portato il dato ad attestarsi sui livelli elevati degli anni precedenti”. Il 2023 e il 2024, emerge ancora dal Rapporto, “hanno inoltre confermato un trend ormai consolidato nell’evoluzione del fenomeno, con una sostanzialmente esclusiva predominanza di azioni individuali, non organizzate, in genere improvvisate”.

Identikit dell’attentatore. Per la maggior parte, spiega Bertolotti, gli attentatori sono uomini, giovani, spesso immigrati di prima, seconda o terza generazione. Se il 71% dei terroristi a partire dal 2014 risultano essere regolarmente residenti, da qualche anno, sono in aumento gli immigrati irregolari che entrano in azione (il 63% del totale nel 2023) ciò che indica come sia la prima generazione ad essere progressivamente interessata dal terrorismo, diversamente da ciò che avveniva nel decennio scorso”.

E nonostante la preoccupazione generalizzata per la radicalizzazione dei minorenni, sottolinea il direttore, “l’età media di chi ha colpito nel 2023 si attestava sui 28.5 anni. Alcuni gruppi nazionali ed etnici specifici sono poi più esposti di altri alla deriva estremista, in rapporto di proporzionalità con i principali gruppi di immigrati presenti sul territorio. I dati possono variare da paese a paese ma in Europa nel suo complesso, marocchini e algerini risultano in cima alla lista. Anche i recidivi sono in aumento”.

Terrorismo digitale e jihad di ritorno. Diversi gli argomenti approfonditi dal rapporto: lo Stato Islamico Khorasan e la possibile minaccia rivolta all’Europa con particolare attenzione al jihad di ritorno dal Sahel al Nord Africa; le variabili del terrorismo e i caratteri delle manifestazioni antisistema; il “terrorismo solitario” inteso come fenomeno molteplice e puntiforme grazie al ruolo giocato dai social network, dalle dinamiche collettive, dai cluster e dalle ondate e comunità online, a cui si associa l’evoluzione di forme di estremismi ‘giovani, autonomi ed emancipati’.

“In tale contesto in costante evoluzione – spiega il direttore Bertolotti – si inseriscono i fenomeni di radicalizzazione ed estremismo negli ecosistemi digitali fra nuove tecnologie e intelligenza artificiale, i discorsi d’odio digitali come precursori della violenza estremista che apre all’ipotesi suggestiva del ‘caos armato’” a cui il Rapporto dedica un’ampia analisi con un focus sull’‘accelerazionismo militante’, – “l’insieme di tattiche volte a intensificare le divisioni sociali e accelerare il collasso della società, attraversando l’intero spettro politico” -, dall’estrema sinistra all’estrema destra. Ampio spazio viene dedicato alla prevenzione e alla de-radicalizzazione, ponendo l’interrogativo sulla effettiva possibilità, da parte degli estremisti che hanno abbracciato ideologie violente, di ritornare a posizioni meno estreme. A riguardo il Rapporto contiene anche due casi studio specifici: il primo sulla prevenzione della radicalizzazione e dell’estremismo violento attraverso il contributo delle forze di sicurezza in Portogallo; il secondo sulla sistematica discriminazione di genere in Afghanistan sotto il governo islamista dei talebani, teorizzando la sistematicità di un’apartheid di genere”.

Il rapporto gode del patrocinio del Ministero della Difesa italiano. #ReaCT2024 si scarica gratuitamente dai siti www.osservatorioreact.it / www.startinsight.eu e si ordina in hard copy su Amazon. È disponibile in due lingue, italiano e inglese, e in due formati, digitale e cartaceo.