Toscana

RAPPORTO ONU, IL MONDO DEVE COMBATTERE «L’APARTHEID DELL’ACQUA»

“Abbiamo il dovere di combattere contro l’‘apartheid dell’acqua’ nel mondo e nel nostro paese”: con queste parole il presidente sudafricano Thabo Mbeki ha introdotto il 9 novembre la presentazione ufficiale a Cape Town del rapporto dell’Undp (il programma Onu sullo sviluppo umano) 2006, ‘Beyond scarcity: Power, poverty and global water crisis’, dedicato al problema della disparità di accesso all’acqua potabile tra Sud e Nord del mondo e tra ricchi e poveri. Il presidente sudafricano si è domandato come possa la comunità internazionale anche solo parlare di sviluppo se mancano presupposti fondamentali come l’acqua, la rete idrica e sanitaria.

Secondo i dati dell’Undp, più di un miliardo di persone non ha accesso all’acqua potabile e 2,5 miliardi vivono in precarie condizioni igieniche per mancanza di un sistema fognario. Sono proprio questi fattori – si legge nel rapporto – a fare più morti tra i bambini della Sida/Aids; infatti, le malattie gastrointestinali, il colera e la dissenteria uccidono 1,8 milioni di bambini l’anno, cinque volte più della malattia da immunodeficienza acquisita. La situazione si presenta particolarmente critica nell’Africa subsahariana, ma basterebbe un adeguato sistema idricosanitario per far calare il tasso di mortalità della popolazione del 20%, afferma l’Undp.

Il rapporto pone inoltre un grosso interrogativo sulla presunta efficacia delle privatizzazione dell’acqua come strumento per migliorare servizi, accesso e scoraggiare gli sprechi. Nelle baraccopoli di Nairobi, dove il servizio è privatizzato, l’acqua arriva comunque con le cisterne e a prezzi troppi alti, addirittura maggiori di quanto si paghi a Londra e New York; in America Latina i più poveri spendono il 10% del loro reddito per avere l’acqua potabile. Il presidente Mbeki si è detto contento della scelta dell’Undp di attirare l’attenzione della comunità internazionale su un aspetto della vita che i paesi ricchi danno per scontato; ha infine suggerito di imparare dall’esperienze positive, descritte nel rapporto, su come l’accesso all’acqua per i poveri sia stato affrontato in Senegal, Colombia e Cile.

Nel rapporto, l’Onu invita i governi nazionali a definire un “piano d’azione globale con il coinvolgimento dei paesi del G8 per concentrare gli sforzi internazionali, finora frammentati, al fine di mobilizzare le risorse e dare impulso a azioni politiche che pongano l’acqua al centro dell’agenda per lo sviluppo”.Misna