Italia
Rapporto migrazioni 2014: mons. Perego, «politica sappia interpretare e governare il fenomeno»
Mons. Soddu (Caritas), migrante attore di sviluppo. «La migrazione è un fenomeno fortemente interconnesso allo sfruttamento della terra e alla proporzione diretta tra la povertà e penuria di cibo di alcuni e il ciclo produttivo del benessere-benavere di altri». Monsignor Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, ha introdotto con queste parole il convegno «I migranti e il cibo. Dallo sfruttamento lavorativo all’imprenditoria etnica», tenutosi stamani all’Expo di Milano e promosso da Caritas e Fondazione Migrantes. Nel corso del convegno è stato presentato il «Rapporto immigrazione 2014» (leggi qui). Soddu ha aggiunto: «Nutrizione, cibo, ambiente sono aspetti che ritroviamo nei fenomeni di mobilità umana, dalla trasformazione delle società di accoglienza in cui i migranti arrivano con le loro differenti culture, stili di vita e cibi esotici e lontani, fino alla drammatica condizione di chi è inserito in cicli produttivi ad alto sfruttamento della manodopera. Lo studio e la conoscenza di questi fenomeni costituiscono una priorità per Caritas Italiana e per la Fondazione Migrantes che promuovono e sostengono da anni ricerche, studi e pubblicazioni su questi temi oltre alle attività e progetti nazionali legati e intrecciati alle emergenze, agli sbarchi, alle accoglienze, all’integrazione». Il Rapporto analizza «nello specifico la figura del migrante come attore di sviluppo tanto del Paese di origine quanto di quello di arrivo, vedendolo protagonista di settori economici che sarebbero in crisi senza l’apporto di manodopera straniera».
Con il Rapporto «si è cercato anche quest’anno di descrivere l’immigrazione in Italia in modo qualitativo, arricchito cioè dall’apporto concreto e quotidiano delle realtà diocesane impegnate nell’accoglienza e nella tutela dei diritti dei migranti». «Siamo chiamati – ha aggiunto mons. Soddu – a metterci in cammino per lo sviluppo di una cittadinanza globale, attiva e responsabile che costituiamo come comunità ecclesiale, attraverso la mobilitazione di ogni persona, di ogni comunità, di ogni territorio, mettendo a disposizione competenze, carismi ed accenti diversi». Un cammino «che ci apre alla collaborazione con tutti coloro che sentono l’urgenza di superare lo scandalo della fame, ripristinare la giustizia sociale, rispettare la dignità e la centralità di ogni singolo individuo, testimoniando la carità e la solidarietà come alternative all’indifferenza globale e al consumismo sfrenato, e pensando il cibo non più e non solo come alimento per il corpo ma anche nutrimento dell’anima attraverso la condivisione, la solidarietà, la presa in carico e l’accompagnamento».
Mons. Galantino: superare gap tra percezione e problema reale. La presentazione del Rapporto immigrazione realizzato da Migrantes e Caritas, promossa oggi nell’ambito di Expo, «è un’occasione per ribadire principi e obiettivi della missione della Chiesa in relazione al fenomeno migratorio»: mons. Nunzio Galantino, segretario generale Cei, nel suo intervento ha osservando che in questo campo «è necessario ribadire la dignità e la grandezza di ogni uomo». Secondo mons. Galantino «i massicci flussi migratori suscitano due reazioni» principali: «C’è chi le considera un’opportunità da cogliere», e «c’è chi mette in moto la pancia, con reazioni che non possiamo condividere». Galantino ha parlato dei migranti come di «persone che intraprendono i viaggi della speranza», «poveri cristi» spinti dalle necessità e dalla ricerca di una vita dignitosa. Il relatore ha quindi osservato che «ogni soluzione» anche nel campo della migrazione deve «avere due riferimenti: deve essere conforme alla realtà e deve rispondere alla dignità della persona». Per questo occorre «confrontarsi con i dati concreti», così «da superare il gap tra percezione del problema e realtà del fenomeno». Il segretario Cei ha suggerito: «Se la soluzione è fondata sull’uomo deve andare nella linea dell’accoglienza e della dignità».
Ma sul tema delle migrazioni mons. Galantino rileva «nell’azione dei governi e nell’opinione pubblica» una «duplice insufficienza»: anzitutto sul piano culturale», perché ci si è mossi finora «a compartimenti stagni», e «sul piano religioso». A questo riguardo mons. Galantino ha invitato a superare la «separazione tra fede e vita» e a mettere in connessione l’esperienza religiosa «con la presenza nella vita pubblica» dei cristiani, anche «in risposta alle sfide migratorie». A questo punto mons. Galantino ha parlato della necessità, indicata da Papa Francesco, di una «Chiesa in uscita, senza frontiere, madre di tutti», che affronta la realtà «a partire dalla carne dei poveri», promuovendo «un autentico umanesimo contro la cultura dello scarto».
Card. Montenegro: la grande sfida è culturale. «Io vengo da una terra di emigrazione, la Sicilia, lo era ieri e lo è ancora oggi a seguito delle difficoltà che tutti sappiamo e viviamo in questo momento in Italia. Ma vengo da una terra che oggi accoglie chi sfida il mare per trovare un futuro, un’isola che da sempre è ponte che lega l’Europa all’Africa». È partito da un dato autobiografico il card. Francesco Montenegro, presidente di Caritas Italiana, per un riflessione sull’immigrazione a partire dal Rapporto Caritas e Migrantes. «L’Italia è storicamente un crocevia di culture – ha proseguito il cardinale -. Oggi con 5 milioni di immigrati lo è ancora di più. Un tessuto sociale ricco e variegato che si è andato strutturando nel tempo assumendo caratteristiche uniche rispetto ad altri Paesi». «La presenza non italiana è diventata parte integrante e indispensabile per i nostri territori, ma ancora una volta la grande sfida è culturale. Viviamo nella pratica l’accoglienza, ma siamo continuamente bombardati da messaggi distorti, di cattiveria e negatività per cui ciò che poi si fa nella pratica finisce coll’essere negato dal pensiero». Il card. Montenegro ha aggiunto: «Abbiamo letto varie ‘ricette per l’integrazione’. L’Italia probabilmente non ha una sua ricetta, ma le diverse regioni, i diversi comuni, le tante città italiane hanno realizzato proprie ricette per cui la convivenza serena e pacifica è possibile e perpetrata».
«Non nego i problemi, sarebbe sciocco da parte mia», ha quindi osservato Montenegro. «Nell’era delle migrazioni e della globalizzazione» si deve però «andare avanti, evitare gli sbagli» del passato e «cercare di superare le difficoltà alla luce della globalizzazione della economia, della politica e della cultura». Il porporato ha puntualizzato: «Più volte è stata richiamata l’Europa ai suoi doveri. Più volte si è chiesto a voce alta ai Paesi membri di collaborare all’accoglienza, di confrontarci sulle buone prassi portate avanti e sulle opportunità sviluppate. Non perché oggi parliamo dei richiedenti asilo o della protezione internazionale, ma perché oggi parlare di immigrazione in Italia significa parlare anche di questo». Il card. Montenegro ha quindi ripercorso il profilo della migrazione oggi in Italia, con gli alunni stranieri che frequentano le scuole di ogni grado, i lavoratori dei vari settori economici, i «migranti ricongiunti», «i lavoratori sfruttati nei campi agricoli», «le donne sottopagate che cercano di dividersi tra la propria famiglia e l’assistenza ai nostri anziani e ai nostri bambini». «Sono le donne che curano le nostre case. Sono le persone a cui affidiamo ciò che abbiamo di più caro: i nostri affetti, la casa, i nostri figli, i nostri genitori. Eppure ancora siamo restii a considerarli parte di noi e delle nostre famiglie».
Mons. Perego (Migrantes): La fame mette in cammino le persone. «Le migrazioni sono un fenomeno che sta cambiando la nostra vita» e «chiede di essere letto sulla base della realtà, ma anche con il cuore»: mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, ha concluso il convegno tenutosi a Milano nell’ambito di Expo. «Abbiamo voluto coniugare oggi il tema della migrazione con quello dello sviluppo e con il cibo, il quale può essere in sé strumento» di crescita, di relazioni, di «costruzione della città» e dello spazio umano. Perego ha ricordato come la fame colpisca ancora 840 milioni di persone nel mondo, «e la stessa fame mette in cammino le persone», generando flussi migratori. Il direttore di Migrantes ha poi affermato che il tema delle migrazioni deve essere affrontato «con realismo e con verità», per poi denunciare il fatto che «le migrazioni subiscono tante falsificazioni», che distorcono la realtà e pongono i migranti in cattiva luce, mentre essi possono diventare «attori dello sviluppo». Numerosi gli aspetti che ruotano attorno alla mobilità dei popoli: il lavoro, la cittadinanza, la sofferenza, la famiglia, la vita («le famiglie che migrano hanno almeno due figli, mentre quelle italiane ne hanno in media uno», tanto che il Paese soffre sul piano demografico).
«Su tutti questi aspetti – ha sottolineato mons. Perego – non si dice mai abbastanza che i migranti possono essere una risorsa» per i Paesi di accoglienza, purché «si sappiano valorizzare le persone». Per tutto questo occorre «una politica che sappia interpretare e governare il fenomeno», non solo con una logica securitaria, come accade in questi giorni». Perego ha invitato a «contrastare le sfruttamento e il lavoro nero», a «investire nei ricongiungimenti familiari», a «innovare la didattica nelle scuole» dove sono presenti oltre 800mila studenti esteri. Un invito infine a «tornare nelle nostre comunità cristiane, affinché sulle migrazioni non si dividano ma abbiano occhi per vedere profeticamente il portato positivo delle migrazioni, per il bene di tutti».