Italia
Rapporto Istat, sulla famiglia niente di nuovo. Purtroppo
Non sembri azzardato il paragone, rispetto allo specifico dei dati Istat sulla famiglia, perché è più facile fare un titolo su “Le nuove famiglie: crescono le convivenze!” (che in effetti passano da 227.000 nel 1993 a 555.000 nel 2003, quindi raddoppiano in 10 anni; ma sono appunto – poco più di mezzo milione), mentre sembrerebbe meno interessante ricordare che oltre il 40% delle famiglie italiane (il che significa, oggi, oltre due terzi della popolazione complessiva, quindi oltre 30 milioni di adulti, giovani, adolescenti e bambini) continua a fare famiglia, continua a restare fedele alla promessa di cura e fedeltà reciproca scambiata dai coniugi, continua a farsi carico dei propri figli, dei propri genitori anziani, dei propri membri disabili. Insomma, se novità c’è, forse per una volta potremmo sottolineare che la famiglia italiana, pur tra crescenti difficoltà, crisi e fallimenti, comunque sia resiste, in un contesto culturale ostile ai legami e alle responsabilità, in un contesto economico che scarica sulle famiglie disoccupazione, precarietà, difficili combinazioni tra carichi lavorativi e impegni familiari, in un contesto sociale e politico che fa ben poco per favorire le giovani coppie e le nuove famiglie, sia in ambito lavorativo, sia per quel che riguarda l’emergenza casa, vero e proprio “incubo” per chi deve fare famiglia.
Un’altra preziosa informazione che l’Istat raccoglie riguarda le reti di aiuto informali all’interno e tra le famiglie; anche in questo caso il dato è ambivalente, perché si conferma la presenza di una insostituibile capacità di cura e accudimento, di aiuto informale e gratuito, che circola tra le famiglie e le generazioni (ad esempio il 35,7% dei bambini con meno di 13 anni viene affidato ai nonni non coabitanti), aumenta il numero di persone che prestano aiuto gratuito. D’altra parte, diminuisce il numero complessivo di ore di aiuto fornite, così come diminuisce significativamente (dal 23,3% nel 1983 al 16,7% nel 2003) il numero di famiglie che ricevono aiuti informali; anche l’età media dei care-givers (chi dà aiuto) cresce significativamente (da circa 43 anni nel 1983 a oltre 48 anni nel 2003), confermando l’impressione che la famiglia rimane una risorsa essenziale, ma segnali di fragilità emergono anche da questo punto di vista.
Insomma, dai dati Istat emergono luci e ombre della famiglia italiana, e forse lo spunto per richiamare a una doppia responsabilità: la società deve offrire un sostegno reale alle famiglie; le famiglie hanno a loro volta il compito di tenere fede al proprio progetto e di ri-generare le persone e la società.