Toscana
Rapporto Irpet sulle donne toscane: meno figli e più difficile conciliare maternità e lavoro
Un calo della fertilità che si è aggravato ulteriormente con la crisi economica, quando, tra il 2015 e il 2008, i nati in Toscana sono diminuiti del 18,2 per cento: più che in Italia (-15,8%) o in Francia (-4,5%).
Conciliare maternità e lavoro appare difficile, raccontano i ricercatori dell’Irpet che stamani hanno presentato a Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze, nella sede della presidenza della Regione, un’anteprima sul prossimo rapporto di genere che uscirà a maggio. “La maternità rimane uno dei periodi cruciali, per cui la donna rischia di uscire definitivamente dal mercato del lavoro, o di starci dentro con contratti peggiori o salari più bassi di prima che avesse figli” sottolinea la ricercatrice dell’istituto per la programmazione economica della Toscana, Natalia Faraoni. E unito al basso tasso di fertilità questo rischia di essere davvero allarmante.
“Passa il concetto che fare figli sia un ostacolo al lavoro delle donne e questo è preoccupante – commenta la vice presidente ed assessore alle pari opportunità della Toscana, Monica Barni – . I numeri, che pure sottolineano un netto miglioramento della donna sul mercato del lavoro, ci dicono infatti che le donne che scelgono di fare figli hanno dopo un reddito più basso di prima e più basso anche delle donne che hanno scelto di non fare figli. E questo è un problema, che ha a che fare con tempi di conciliazione e l’organizzazione del welfare, forse anche con valori culturali, la cui soluzione non può essere solo regionale ma nazionale”.
Numeri e statistiche dello studio raccontano che in questi anni sono cambiate aspettative e stili di comportamento delle donne toscane: una rivoluzione silenziosa, in particolare per chi ha tra venticinque e quarantanove anni. E’ cambiata anche la società, con passi in avanti ma anche l’aggravarsi di alcuni problemi.
Poi i figli arrivano in molti casi (il primo mediamente a trentadue anni), ma la conciliazione tra tempi di lavoro e di cura risulta assai complicata. Trenta anni fa la donna toscana entrava nel mercato del lavoro, prima di oggi, e poi spesso verso 25-30 anni ne usciva, quando decideva di mettere su famiglia ed arrivava la maternità. Oggi trova un lavoro più tardi e ci rimane. I modelli sono cambiati, sottolinea l’Irpet, ma non si è assistito a un adeguamento delle ‘regole del gioco’ ai nuovi rapporti di genere quanto piuttosto ad un’auto-organizzazione della società, che penalizza però madri e nonne. Peserebbero anche certi retaggi culturali e preconcetti, per cui ad esempio, nel 2008 e 2009, molte più donne e uomini che nella vicina Francia erano ancora convinti che i bambini in età prescolare soffrano se le madri lavorano.