I figli sono il bene comune’ del futuro del nostro Paese, ma il loro costo è oggi in gran parte responsabilità privata delle famiglie, anziché essere un investimento pubblico. Per questo, è assolutamente centrale il tema dell’equità fiscale verso la famiglia, che sostiene da sola i costi della riproduzione della popolazione, ossia del ricambio fra le generazioni, e dovrebbe essere riconosciuta in questo suo ruolo sociale: lo ha detto oggi a Roma, presso il Senato, in occasione della presentazione del Rapporto CISF 2009: il costo dei figli, il direttore del Centro Internazionale Studi Famiglia, Francesco Belletti. Lo Stato italiano, invece, non solo non riconosce questo ruolo alla famiglia, ma penalizza la famiglia che ha figli, e la penalizza quanti più figli ha, ha aggiunto Belletti. Nel discorso di saluto ai partecipanti al convegno, il presidente del Senato, Renato Schifani, ha affermato che viviamo in un momento davvero difficile a livello mondiale ed in modo del tutto particolare in Europa. Non abbiamo riflettuto abbastanza sulle parole di Angelo Bagnasco ha proseguito Schifani quando ha parlato di suicidio demografico’ ed invece proprio i due pilastri fondamentali della crescita, famiglia e lavoro, rischiano di collassare per la mancanza di una prospettiva per i figli. La crisi ha proseguito il presidente del Senato Schifani, nel suo discorso al convegno del Cisf sul costo dei figli ha dimostrato con chiarezza che l’inganno della finanza sull’economia reale è legato anche alle culle vuote’. Non si possono costruire case stabili e città sicure senza famiglie giovani e ricche di figli, garantite nella loro serenità di vita ha detto ancora, aggiungendo che dobbiamo farci carico di una visione e di una prospettiva di speranza credibile per il futuro: i figli dall’apparire un costo debbono risultare un investimento; da un rischio economico per poche e solitarie famiglie coraggiose devono diventare un obiettivo sociale da tutti condiviso. Secondo Schifani, inoltre, il tema della famiglia e dei figli va lasciato al di fuori della contesa politica, non per far calare il silenzio, ma anzi per essere tutti uniti in un destino comune che vedrà i nostri figli impegnati a garantire il futuro della nostra generazione. Schifani ha anche fatto cenno alla emergenza educativa che ha detto oggi tende a coincidere con la stessa emergenza familiare. Senza esitazione dobbiamo garantire alle giovani famiglie il tempo dello stare insieme. Il primo investimento dello Stato e dell’Europa può e deve essere la famiglia e ancor di più la famiglia giovane.Il peso della riproduzione della popolazione cade su delle minoranze: cioè sul 21,9% delle famiglie che hanno un figlio, il 19,5% che ne ha due, il 4,4% che ne ha tre, mentre le famiglie con quattro figli o più rappresentano lo 0,7%: lo ha detto oggi il sociologo Pierpaolo Donati, curatore dei Rapporti Cisf. Dopo aver rilevato come mai, con questi numeri, non si riesca a fare di più per sostenere le famiglie che hanno dei figli o che ne desiderano uno in più?, Donati ha sottolineato che dall’indagine Cisf 2009 emerge che il 16,4% delle famiglie arriva con grande difficoltà’ a fine mese (area della povertà), il 18,0% con una certa difficoltà’ (area a rischio di povertà). C’è quindi oltre il 34% delle famiglie che si trova nell’area della difficoltà e se teniamo conto che il 60,2% della popolazione vive con un reddito familiare inferiore a 1.500 euro al mese, ciò induce a pensare che la popolazione italiana sopravvive decentemente proprio perché rinuncia ad avere figli. Il rapporto Cisf affronta vari aspetti socio-economici legati alla gestione familiare, agli standard di vita, ai costi reali sostenuti per crescere i figli. Emerge così che la spesa media per i figli a carico è il 35,5% della spesa familiare totale. In termini concreti, il costo mensile di mantenimento di un bambino (età 0-5 anni) è di 317 euro, cifra che aumenta col crescere dell’età fino a giungere da giovani a 798 euro al mese. Siamo dicono al Cisf oltre i 9 mila euro annui di costo di accrescimento di un figlio, col risultato che in Italia quando nella famiglia sono presenti almeno tre figli l’incidenza della povertà assoluta è doppia (8%) rispetto a quella calcolata per il complesso delle famiglie italiane (4,1%). Il Cisf annota anche che nel 2005 l’Italia spendeva per la famiglia e i bambini l’1,1% del Pil, rispetto al 2,5% della Francia e al 3,2% della Germania: poiché un punto di Pil italiano vale 15,7 miliardi di euro (anno 2008), colmare il divario rispetto alla Francia comporta una riallocazione di spesa pari a 22 miliardi di euro. Ad avviso del Cisf e nelle parole del sociologo Donati che ha curato la ricerca questa è una cifra impegnativa ma abbordabile, soprattutto se diluita su più anni e se si considera il suo elevato rendimento sociale. Negli ultimi decenni la famiglia ha preso molti colpi e avere figli è stato condannato dalla visione malthusiana ed ecologista per cui è meglio diminuire le nascite: lo ha detto Massimo Polledri, parlamentare della Lega Nord al dibattito sul costo dei figli durante la presentazione del Rapporto Cisf 2009 avvenuta oggi al Senato. Dovremmo ascoltare il Papa che ha detto che avere figli equivale a sostenere lo sviluppo ha aggiunto, concetto ripreso anche da Rocco Buttiglione dell’Udc, che ha sottolineato che si è diffusa una cultura secondo la quale investire sui figli costa e chi lo fa avrà meno case, meno crociere, meno auto. Una visione che invece noi capovolgiamo chiedendo più figli e meno tasse per chi li ha, ha aggiunto. Secondo Enrico Letta del Pd, il nostro welfare era basato sulla famiglia che faceva da ammortizzatore sociale. Oggi ha proseguito fare figli dovrebbe essere premiato, come fanno altri paesi europei quali la Gran Bretagna che invia un assegno a casa alla neo-mamma. Maurizio Lupi del Pdl ha parlato di realizzazione di un sistema fiscale basato sulla famiglia mentre il sottosegretario Carlo Giovanardi ha richiamato interventi specifici quali il sostegno ai disabili, la ricerca di falsi invalidi, le pensioni a 65 anni per le donne col riconoscimento di benefici previdenziali a quelle che fossero madri, i congedi parentali.Sir