Italia
RAPPORTO 2003 ISTAT: L’ITALIA È IN UNA FASE INQUIETA. OCCORRE UN SALTO DI QUALITÀ
Un’Italia in affanno, in una fase inquieta, ancora alle prese con gli effetti della stagnazione economica che si trascina dal 2001. È questa la fotografia dell’Istat nel Rapporto annuale 2003 sulla situazione del Paese, presentato oggi a Roma. L’Italia – dice Luigi Biggeri, presidente dell’Istat – continua a fare sforzi per mantenere la posizione, ma non si organizza per investire a sufficienza in comportamenti propulsivi, limitandosi a tenere il minimo. Se vogliamo avere un ruolo più avanzato occorre un salto di qualità. Non solo riforme strutturali, quindi, ma una più equa distribuzione del reddito e del lavoro, uno sviluppo dei consumi e un sistema di welfare più attento ai bisogni reali dei cittadini, compresi gli immigrati. Aumentano le incertezze sul futuro e il clima di sfiducia, e in generale il Paese sembra non saper andare oltre le sfere individuali.
Il buco nero’ che preoccupa di più è la caduta verticale della competitività. Non si può rinviare il rilancio degli investimenti – prosegue Biggeri – e soprattutto quell’insieme di presenze istituzionali, di conoscenze tecnologiche, di vocazioni imprenditoriali, di cooperazione tra le imprese e di comportamenti sociali che consentirebbero di aumentare il potenziale di sviluppo dell’economia.
L’allargamento comporterà inoltre l’uscita di molte regioni europee dalle aree di intervento di Obiettivo per la ripartizione dei Fondi strutturali europei, tra queste anche la Basilicata e la Sardegna. Allarmanti i dati sulla povertà. Il 15% degli abitanti della vecchia Europa (55 milioni di persone) è a rischio povertà.
Nel 2002 risultano povere 2 milioni 456 mila famiglie italiane (l’11% del totale) . L’8% delle famiglie (1 milione e 800 mila) è quasi povero. 14 famiglie su 100 hanno difficoltà nel sostenere le spese per l’affitto, il 9% ha problemi per pagare le bollette e comprare vestiti. Aumentano le donne lavoratrici, ma il 36% delle neo-madri ha difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia. Tra i neo-padri solo il 7% fruisce del congedo parentale (contro il 27,1% delle donne) e solo il 4% intende fruirne in futuro. Sei bambini su 10 sono affidati ai nonni e solo 2 frequentano l’asilo nido (mancanza di posti, rette troppo onerose, carenza di asili nel comune di residenza). Il 45,2% delle madri usa la flessibilità dell’orario di lavoro.