Toscana

Rapito nelle Filippine un agronomo fiorentino

Un cooperante toscano dell’Organizzazione non governativa italiana, Movimondo, Andrea Cianferoni, fiorentino, 29 anni, è stato rapito nelle Filippine. Si trova nelle Filippine da due anni e sta lavorando con altri tre italiani ad un progetto di sicurezza alimentare. Secondo quanto reso noto dalla Ong, il sequestro è avvenuto nell’isola di Mindanau: Cianferoni era in automobile con altri due agronomi filippini nel villaggio di Delabayan nei pressi di Kauswagan, cittadina situata nella regione di Lanao del Norte, nel sudovest di Mindanao, quando è stato portato via da persone non identificate. La vettura è stata fermata da quattro uomini armati, che hanno rilasciato i due filippini ed hanno preso in ostaggio l’italiano.

Non appena appresa la notizia del rapimento la Farnesina si è immediatamente attivata tramite l’Unità di Crisi, che ha avvertito la famiglia, e l’ambasciata d’Italia a Manila che ha compiuto tutti i passi necessari con le autorità locali per giungere alla positiva soluzione della vicenda.

Il sindaco di Firenze Leonardo Domenici ha telefonato alla famiglia di Andrea Cianferoni per testimoniare la solidarietà sua e della città e garantire il massimo impegno delle istituzioni per la liberazione del rapito. «Ho parlato con la Farnesina e dal ministero mi è stato assicurato che si sta facendo il possibile per una rapida e positiva soluzione della vicenda» ha detto il sindaco alla madre di Cianferoni. «Mi terranno informato sulla situazione, speriamo che arrivino al più presto buone notizie».

I rapitori potrebbero non appartenere ad alcun gruppo specifico. L’ipotesi che sta prendendo corpo in queste prime ore del rapimento – riferisce Movimondo – sulla base delle informazioni finora ottenute, è che i sequestratori siano dei comuni criminali. «Noi – ha precisato il direttore dell’Ong Vincenzo Pira – non ci stiamo occupando delle indagini, cosa che stanno invece facendo le autorità locali, l’ambasciata italiana e l’unità di crisi della Farnesina. Non sappiamo molto, ma in base a quelle poche informazioni che abbiamo, tutto fa propendere per un rapimento non legato ad alcun gruppo». Sul riscatto ricevuto, Pira ha sottolineato che l’ufficio sul luogo ha ricevuto una telefonata con la richiesta di denaro, ma «a quanto ammonti la cifra quanto non lo sappiamo. Si tratta però di una cifra irrisoria convertita in pesos». Pira ha inoltre detto che gli altri due cooperanti italiani, colleghi di Cianferoni, restano sul luogo: «rimangono perché non c’è instabilità. La situazione è gestibile, il rapimento si è svolto in un clima di relativa normalità. Siamo preoccupati ed in trepidazione – ha aggiunto – ma non spetta a noi gestire la vicenda».

L’isola di Mindanao è da 20 venti anni teatro di una ribellione separatista condotta dal ‘Fronte di liberazione islamico Moro’ (Milf) con cui il governo ha indetto una tregua e attende di avviare formali colloqui di pace; nella zona è attivo anche il piccolo ma radicale gruppo estremista, ‘Abu Sayyaf’, in già in passato responsabile di sequestri di religiosi e stranieri con i cui riscatti finanzia le sue attività. Non ci sono al momento notizie che spingano a ritenere che il cooperante italiano possa essere stato rapito da alcuno dei due gruppi.

Un colosso dal cuore d’oroPrima delle Filippine, Andrea Cianferoni, l’agronomo fiorentino rapito, aveva trascorso sei mesi in Ecuador, facendo una sorta di tirocinio dopo la laurea, per conto di una ditta di Arezzo. Per preparare la tesi sulle piante tropicali e subtropicali era stato invece in Sudafrica. È quanto spiega il padre Roberto, ricordando che, fin dai tempi del liceo, Andrea aveva la passione dell’agronomia che lo ha poi portato in giro per il mondo. «Ha sempre detto – aggiunge il padre – che voleva stare fuori all’estero per altri dieci anni». Roberto Cianferoni descrive il figlio come un «bestione di 130 chili, forse 130 chili esagero», dal carattere taciturno e tranquillo, che «va d’accordo con tutti». «È una persona con la testa sulle spalle, alla mano», aggiunge il fratello Luca, di 13 mesi più grande e che di lavoro fa il barista a Figline Valdarno. Roberto Cianferoni gestisce invece un magazzino di acque minerali, la madre Mara è casalinga. «Siamo una famiglia modesta» spiega Roberto Cianferoni. Anche gli amici descrivono Andrea come un «colosso dal cuore d’oro», laureatosi con 110 e lode, che rassicurava tutti sulla sua situazione nelle Filippine, dove ha una fidanzata filippina che oggi ha inviato un sms a Luca Cianferoni scrivendo: «State tranquilli». Gli stessi genitori di Andrea, che si dicono confusi dicono ora che «non ci aspettavamo quando accaduto. Sì, sapevano che c’erano dei rischi andando in posti del genere, ma lui ci ha sempre detto che era tranquillo e contento. Del resto fa un lavoro per cui non può che essere ben visto da tutti”. Andrea si sentiva con i suoi familiari ogni fine settimana. Una decina di giorni fa aveva anche chiamato il padre dicendogli, ricorda Roberto Cianferoni, di ascoltare la radio perché avrebbero trasmesso una sua intervista. Lo scorso fine settimana non era stato però possibile parlare con lui: il telefono, ricorda il padre, non aveva campo. Per questo stamani ha provocato a chiamarlo, verso le 6.30, prima di andare a lavorare, quando Andrea era probabilmente già nelle mani dei suoi sequestratori.