Lucca

RAOUL PARTE PER CERCARE LAVORO A LONDRA MA RISCOPRE LA PASSIONE PER L’ARCHITETTURA

Cinque anni dopo, a gennaio 2022, Raoul si racconta: «sono felice di tutto ciò che sto facendo». 

Com’è iniziata la tua esperienza a Londra? «Ho lavorato due anni e mezzo per Pure, un healthy fast food. Qui ho conosciuto la mia ragazza, è lituana, viviamo insieme adesso. In poco tempo sono arrivato alla supervisione del negozio, a Londra la meritocrazia funziona. Poi ho lavorato come tecnico informatico, dopo sei mesi ho capito che non era il mio lavoro. Ho iniziato a chiedermi cosa mi piacesse veramente e dove avrei voluto vedermi. Ed è cambiato molto il mio modo di vedere la vita».  Quali scelte hai fatto? «Ho deciso di ricominciare a studiare, alla Westminster University, architettura. Da sempre è la mia passione. Il percorso è più lungo rispetto a quello italiano: tre anni nella prima parte, poi un anno di lavoro per accedere alla seconda parte, che è di due anni, più un altro anno di lavoro. La parte finale è di un anno ancora e poi ci si può iscrivere alla Riba, Royal Institute of British G Architects, l’ordine professionale degli architetti».  Oggi come descriveresti la tua vita? «Non pensavo che l’università fosse così difficile, so che è molto impegnativa ma sono felice di quello che sto facendo, dei cambiamenti e delle mie esperienze, dei sacrifici e di tutto quello che mi hanno portato ad essere quello che sono. Ho ricevuto anche un premio per la Riba come migliore studente al primo anno: 200 pounds e un documento che fa curriculum. Mi sono licenziato perché lavorare part-time e studiare full-time è troppo impegnativo, lo sconsiglio. Comunque vedo una strada rosea in futuro».  In altri paesi alcuni espatriati sentono di essere considerati diversamente perché studenti internazionali, a Londra succede? «Assolutamente io non lo sento, Londra è talmente multietnica che la differenza di culture è minimizzata, sono in classe con persone che vengono da tutto il mondo».  Cosa ti ha insegnato la tua esperienza fino ad ora? «Di essere curioso, provare tutto quello che non vorrei poi fosse un rimpianto, fare amicizie, spronarmi a dare il meglio di me: essere la migliore versione di me stesso».  Nel tuo cassetto ci sono dei sogni? «Magari trovare una casa più grande e finire gli studi con ottimi voti, che per ora sto avendo». Pensi mai di tornare? «Tornerei in Italia solo se Renzo Piano mi prendesse come affiliato. Questo per dire che lo stipendio di un architetto piccolo in Italia è molto piccolo, qui invece è decente, ci puoi fare di più. Devo finire gli studi a Londra, poi si vedrà dove mi porterà la vita. Mi piacerebbe andare in Olanda, perché lì fanno molta architettura green ed è quello che mi piacerebbe fare».