Toscana

Radio e tv locali in difficoltà per i tagli del governo

di Ennio Cicali

«Milleproroghe» ma non per tutti: il decreto legge che ha ripristinato i finanziamenti alle testate politiche, cooperative e no profit, ha ridotto drasticamente i contributi statali alle radio e televisioni locali. Tagli pesanti: meno 60% sulle spese sostenute per gli abbonamenti alle agenzie di stampa, ridotti tra il 40 e il 50% i contributi per l’energia elettrica e il telefono. È a rischio l’informazione delle emittenti televisive e radiofoniche toscane, quelle che trasmettono quotidianamente per almeno un’ora, nelle ore comprese tra le 7 e le 23, programmi informativi autoprodotti. Un provvedimento, quello approvato dal Senato, che mette a rischio l’informazione locale, molto spesso ignorata dagli organi di informazione nazionali, e con essa molti posti di lavoro, oltre alla qualità dei servizi giornalistici da decenni al servizio delle comunità locali. Soldi di cui le emittenti non possono fare a meno e che si riferiscono al bilancio 2009 e quindi già impegnati.

Sono 40, secondo la graduatoria del Corecom (Comitato regionale per le comunicazioni) le emittenti televisive che usufruiscono dei contributi. Graduatoria che prende in considerazione il fatturato e le spese per il personale, ottenendo un punteggio che concorre alla quantificazione del contributo. Al primo posto dell’elenco è Canale 10, seguito da Teletruria, Granducato Tv e Rtv38, a seguire tutte le altre fino alla quarantesima che è Tele Camaiore Nuovi Orizzonti della Misericordia di Camaiore. Quanto perderanno le emittenti televisive? Per quelle di prima fascia si può ipotizzare una perdita di circa 120 mila euro, quelle a metà graduatoria perderanno dai 10 ai 15 mila euro.

Venti, invece, le radio che fanno informazione, delle 62 che operano in Toscana. Per esse il contributo è gestito direttamente dal ministero.

«Negli anni in cui lo Stato finanzia la rottamazione perfino dei frigoriferi per aiutare le imprese degli elettrodomestici, appare davvero assurdo cancellare le provvidenze editoria, pensate dal legislatore per sostenere il pluralismo informativo e, in questo modo, rendere effettivo un principio cardine della nostra Costituzione – commenta Gianni Rossi, direttore di Tv Prato – Oltretutto, mentre per i nostri bilanci quei contributi rappresentano cifre importanti, per il bilancio dello Stato, complessivamente, non si tratta di un capitolo di spesa significativo. E tutto questo mentre le nostre imprese, in Toscana, si stanno accingendo a onerosi investimenti per il passaggio al digitale.

«Ma più che la perdita di queste provvidenze – conclude Rossi – che rischiano di assestare un colpo pesante alle tv locali, ci preoccupa la modalità con cui il Parlamento, da un minuto all’altro, le ha tolte, senza nessun preavviso né tantomeno confronto, e in modo retroattivo, incidendo su bilanci già chiusi come quelli del 2009. E tutto questo, grazie anche ad un sottinteso inciucio bipartisan, per salvaguardare gli aiuti ai giornali di partito, molti dei quali sono giornali fantasma».

«La soppressione delle provvidenze per l’editoria mette a rischio le attività di informazione delle radio e tv locali, già in difficoltà per la crisi economica – spiega Enrico Viviano, direttore di Radio Toscana (prima in Toscana, tra le radio di informazione, con 45 mila ascoltatori medi giornalieri) e membro del direttivo nazionale di Corallo, la federazione che rappresenta le imprese radiotelevisive cattoliche – con la conseguente perdita di molti posti di lavoro dei giornalisti ivi impiegati; tale perdita di posti di lavoro si estenderà inevitabilmente anche alle agenzie di informazione radiotelevisiva».

«La retroattività del provvedimento – conclude Viviano – e la disparità di trattamento operata con le testate di partito, che conservano il diritto alle provvidenze, comporta, a parere di Corallo, l’incostituzionalità della norma. Per questo chiediamo che il provvedimento possa essere ripensato, al fine di recuperare una forma di sostegno che non rappresenta, peraltro, un onere rilevante per lo Stato, mentre per le imprese radiotelevisive locali costituisce una misura di garanzia del pluralismo informativo e dell’occupazione nel comparto».

Una schiarita sembra profilarsi, ma ci vorrà del tempo. «I soldi per le radio e le televisioni a giugno arriveranno. Quel fondo, rimasto al ministero per lo Sviluppo economico, verrà sbloccato. C’è la volontà politica in questo senso».  Ha dichiarato il senatore Giorgio Stracquadanio (Pdl), relatore del decreto Milleproroghe. «Quei soldi ci sono e arriveranno – continua Stracquadanio – poi, da giugno apriremo una discussione per una riforma complessiva dei finanziamenti pubblici all’editoria».