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Radici cristiane dell’Europa, la «battaglia» di Wojtyla
In pochi si sono accorti che Giovanni Paolo II ha seguito in questi mesi un suo «filo logico», sviluppando nei suoi brevi Angelus i temi già contenuti nell’esortazione post-sinodale «Ecclesia in Europa», del resto sempre esplicitamente citata. «La cultura europea dà l’impressione di un’apostasia silenziosa da parte dell’uomo sazio, che vive come se Dio non esistesse… Occorre ritornare a Cristo e ripartire da Lui», aveva detto il 13 luglio. Adesso che si lavora «alla redazione della nuova Costituzione… la nuova Europa va aiutata a costruire se stessa rivitalizzando le radici cristiane che l’hanno originata», ha aggiunto la domenica successiva. Perché «l’Europa è un concetto prevalentemente culturale e storico, caratterizzatosi come continente grazie pure alla forza unificante del cristianesimo, che ha saputo integrare tra loro diversi popoli e culture» (17 agosto). La Chiesa, ha aggiunto il 24 agosto, «è convinta che il Vangelo di Cristo… continui a rimanere ancor oggi una inesauribile fonte di spiritualità e di fraternità. Il prenderne atto torna a vantaggio di tutti e il riconoscere esplicitamente nel Trattato le radici cristiane dell’Europa diventa per il continente la principale garanzia di futuro».
La «battaglia» di Wojtyla è tutta qui. Non è la pretesa di un riconoscimento prestigioso per la Chiesa. Sa bene che in quella Carta è ben più importante che siano le norme concrete ad ispirarsi ai grandi principi della tradizione cristiana (libertà, dignità umana, solidarietà, sussidiarietà, dialogo…). Il vero problema non è che alcuni politici e governanti non vogliono citare il cristianesimo nel Preambolo (anche se questa è comunque una insensatezza: meglio sarebbe allora eliminarlo), ma che i popoli europei hanno smarrito le loro radici.
«Non meravigliano più di tanto… i tentativi di dare un volto all’Europa escludendone l’eredità religiosa e, in particolare, la profonda anima cristiana», aveva ammesso con amarezza nella «Ecclesia in Europa», dopo aver descritto il dilagare di «agnosticismo pratico e di indifferentismo religioso» che accompagna «lo smarrimento della memoria e dell’eredità cristiane». Come a dire: attenti a non scambiare l’effetto con la causa.
Radici cristiane: è la storia che parla. E l’Europa sbarca in consiglio