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Quest’estate tutti in Spagna a respirare aria libertaria
Ieri si andava in Spagna per visitare il Prado, per inebriarsi di sole a Ibiza o meditare sulle cupe note delle gaitas galleghe sotto l’ennesimo acquazzone gallego. Oggi ci si va per pasticciare con gli embrioni e realizzare il proprio desiderio, ahinoi talvolta capriccio, di avere un figlio. Avere, possedere, produrre. Generare? Lasciamo perdere. Ieri si andava in Svezia, e Danimarca. Che oggi riscoprono il lato più severo e pudico del proprio luteranesimo. Quest’estate tutti in Spagna, che le cronache ci descrivono tale e quale a un film di Pedro Almodovar.
È un’estate così. In cui chi ancora ha la testa pensi a non perderla. E chi ha un posto in serie A badi a pagare le tasse e controllare le fideiussioni. Sapremo, alla fine, chi riempirà i campi Sky. Sapremo come finirà il valzer dei centravanti e chi si ritroverà con la scopa, insomma con il bidone in mano. Sapremo, sapremo chi ha barato e chi ha giocato pulito Ecco, forse no, questo non lo sapremo né quest’estate né la prossima. Com’è il campionato spagnolo? Sapremo. Sapremo se il Follini-Casini-Tabacci, le tre punte del 4-3-3 dell’Udc, sfonderà al centro o resterà pencolante all’ala destra. Sapremo che cosa cavolo sono queste primarie, se per scegliere la faccia più simpatica o le idee più intelligenti. Sapremo. Se fossimo dei rockettari furbastri, inventeremmo per i villaggi turistici la Zapatero dance. Se fossimo Zapatero, ci ripenseremmo: quattro nonni può ancora andar bene, ma quattro suocere? E con quattro mamme, chi lo porta il bimbo allo stadio? E con la fine dell’estate ricomincia il campionato
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