Opinioni & Commenti

Quell’usato sicuro tra le mura domestiche

Corsi d’inglese, nuoto, Judo, calcio, pattinaggio, tennis, equitazione, danza, festicciole di compleanno ineludibili… e, per alcuni, (meno male), di catechismo. I genitori odierni, lavorando entrambi, sono obbligati a mobilitare una risorsa che più garantita e gratuita non si può: gli anziani genitori. Oddio, «anziani»! Giovanotte e giovanotti di 60 e passa primavere, accessoriati di pensione, salute spendibile, energie in un surplus d’interessi sociali e culturali. Una mutazione antropologica. Una rivoluzione epocale. Che differenzia radicalmente la «nonnità» attuale dalla precedente. Il patchwork della memoria s’impiglia in fermo-immagini di vegliardi che filavano fiabe e incantavano i nipotini negli effetti speciali della fantasia. L’archivio un po’ tarlato materializza altri nonni. Nel senso di nonni nonni. Vecchi dentro e fuori. Badanti occasionali, ingessati in automatismi monotoni e arcigni.

Oggi, depennato il passatismo, gli anziani in jeans e casual look irrompono dinamici, autonomi, grintosi. Terminal e start della catena della vita sia in chiave biologica che valoriale, si relazionano con freschezza alle turbolenze pedagogiche. Li vedi? non li spezzano le raffiche dei tempi moderni. Sono lesti a esplorare modelli polifunzionali dal ruolo di baby sitting a quello di compagni di giochi, di confidenti e amici. Senza svendere status ed esperienza generazionale. Quanto più le esigenze lavorative di mamma e babbo erodono lo spazio dedicato ai figli, tanto più si dilata il tempo dei nonni. Che si fanno carico di crescenti responsabilità pedagogiche nelle fasi più delicate della crescita. Che si confrontano con la crisi epocale dell’istituto familiare.

L’identikit mononucleare della tradizione si frantuma nei profili sfilacciati della famiglia «di fatto» e «allargata». È in questo contesto che per i nipoti (spesso vittime dei conflitti genitoriali) gli anziani si attestano come sicuro riferimento e ancoraggio, oltre che come costruzione di dialogo nei tafferugli fra gli adulti. Se la famiglia scoppia, la scuola come corazzata educativa naufraga alla deriva. Meno male che ci sono gli anziani, fenomeno sociale senza precedenti. Che ha intercettato l’attenzione degli ultimi tre grandi Pontefici, supporter a tutto campo dei nonni certificati come Armata del Bene, plus valore di servizio, sussidiarietà pura, saggezza, etica, tenerezza. E, se cattolici, testimoni preziosi in emergenze drammatiche. Si consuma oggi lo scollamento tra società e religione, tra cultura e cristianesimo: due mondi sovrapponibili nel plurisecolare sistema della civiltà occidentale e ora contrapposti. La scristianizzazione è una realtà. Le prospettive socio-culturali s’infettano di relativismo etico, materialismo, edonismo, efficientismo invasivi e pervasivi. Nuove religioni s’affacciano, si fanno strada, c’interpellano talvolta con aggressività. Il vecchio affonda e il nuovo è da inventare. C’è da sgomentarsi. Eppure, questa fase storica apre nuove piste al decollo dei nonni cattolici.

Quale il loro ruolo? Di custodi o di educatori a pieno titolo? Se educatori (pur di supporto discreto e saggio ai genitori), quali obiettivi potrebbero darsi, da laici, nell’ambito ecclesiale diocesano? quali vie sperimentare? Alcune suggestioni, spigolando qua e là: 1) testimoniare la fede con credibilità e discrezione sia pure nel rispetto di scelte genitoriali diverse, 2) sostenere il cammino religioso dei nipoti nelle tappe sacramentali, 3) approcciarsi alle trasformazioni del costume ancorandole alla centralità della persona e a principi etici non negoziabili, 4) promuovere la cultura della vita dal concepimento alla morte nella pedagogia dell’amore, 5) farsi mediatori di parametri etici irrinunciabili nelle varie agenzie formative…

Che fare? Nell’immediato sarebbe utile avviare a livello parrocchiale e interparrocchiale uno scambio di esperienze fra nonni impegnati sul comune fronte assistenzial-pedagogico. Una rete pastorale potrebbe poi elaborare una programmazione diocesana specifica che si relazioni con la comunità ecclesiale, e veicoli un movimento d’opinione aperto a incontri, convegni, dibattiti, giornate di studio. Se è vero com’è vero che il popolo di Dio è fatto sia di giovani che di anziani educatori, non pare che ad oggi l’investimento fra le due componenti sia paritario. «Largo ai giovani», infatti. Su di loro la Chiesa investe. Giusto: è fallimentare un sistema che non sa sintonizzarsi sulle nuove generazioni. Se non che, al loro fianco oggi più di ieri si schierano i «diversamente giovani». Gli anziani. Da archiviare? No, se scommettiamo sulla ricchezza di energie, passione, disponibilità, pazienza, competenze che mettono in campo. Qualificano al meglio lo snodo fra passato e futuro. Raccordano le generazioni sulle vie della fede. Valorizzarli significa fare l’interesse della comunità ecclesiale e civile.

Di loro si è accorto perfino il calendario. Il 2 ottobre chi si festeggia insieme ai Santi Angeli custodi? i Nonni. Nell’occasione perché non riunire per una preghiera, una riflessione, una benedizione i nonni? Non guardano solo passare la gioventù con gli occhi appannati di amarcord. Fanno un lavoro per tutti. Promettono all’amore cornici sempre nuove. Si accreditano come guide polivalenti nel trekking esistenziale. Chi può esibire un background più collaudato? Nonni. Usato sicuro, appunto.