Opinioni & Commenti
Quello strano contrasto tra porpore e veleni
di Giuseppe Savagnone
Forse può essere letto come un segnale della Provvidenza il fatto che il Concistoro appena celebrato si sia svolto alla vigilia del Mercoledì delle ceneri e della Quaresima, tempo in cui ciascuno è chiamato a riconoscere i propri peccati e a fare penitenza. Mai, infatti, un evento tanto significativo per la vita della Chiesa aveva coinciso con una così forte percezione che anche nei sacri palazzi del Vaticano, il cuore organizzativo della cattolicità, si annidano i germi del male e che sia urgente, perciò, anche da parte di coloro che li abitano, quella conversione a cui la Quaresima invita tutti i cristiani.
Si è creato così uno strano contrasto tra il significato della porpora conferita ai nuovi cardinali nel corso della solenne cerimonia simbolo dell’impegno di essere fedeli alla Chiesa fino allo spargimento del proprio sangue e le fughe di notizie di questi giorni, che parlano di prelati dediti, piuttosto che al martirio, a sorde guerre intestine per la supremazia e in difesa dei propri ruoli di potere.
E per certi versi non c’è da stupirsene: già nel gruppo degli apostoli i tentativi di garantirsi posti di privilegio, le gelosie, le polemiche, sono emersi già ben prima del sacrificio di Gesù, come dimostra il tentativo di Giacomo e Giovanni, spalleggiati dall’ambiziosa madre, di strappare al loro Maestro garanzie sulla loro futura preminenza rispetto agli altri. Per non parlare della coerenza dei Dodici in occasione della passione di Gesù: uno di loro fu il traditore che lo consegnò, un altro lo rinnegò e i rimanenti fuggirono tutti tranne il più giovane.
Il Signore era perfettamente consapevole, dunque, di non lasciare il prolungamento della sua missione in buone mani. Ma non cambiò idea: «Chi ascolta voi ascolta me». Il prezioso deposito del Vangelo sarebbe stato da allora in poi custodito come scrive Paolo, alla luce delle divisioni e delle difficoltà della comunità primitiva nei fragili e imperfetti vasi di argilla della nostra umanità.
Sì, la storia della Chiesa è partita male e non è continuata meglio, nei duemila anni che ci separano da quelle vicende. Chi la conosce un poco sa bene che, a confronto delle brutture che l’hanno segnata in certi periodi di crisi, i problemi di questi giorni appaiono delle bazzecole. Ma ciò non ha impedito che lo Spirito di Cristo abitasse, fino ad oggi, questa storia: «Io sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». È lo scandalo dell’incarnazione, che rende difficile non tanto la fede nella divinità, quanto il riconoscerla nella povertà umana che essa assume in Gesù e che nella sua Chiesa giunge fino al peccato. Non per nulla un padre dei primi secoli l’ha definita «casta meretrix», una «casta prostituta».
Dobbiamo dunque considerare gli ultimi avvenimenti un ennesimo incidente di percorso, di fronte a cui non ci resta che pregare, come hanno fatto i santi in passato davanti alle piaghe della Sposa di Cristo? Neanche questo sarebbe appropriato alla situazione. Perché qui vi è qualcosa di nuovo e di diverso, rispetto al passato, che non riguarda la gravità oggettiva degli episodi ripetiamo, assai meno compromettenti di quelli di altre epoche , ma la coscienza soggettiva che ne ha la coscienza collettiva, in primo luogo quella dei credenti.