Lettere in redazione
Quello dell’insegnante non è un lavoro usurante
In riferimento alla lettera della sig.ra Giovanna Carocci (Toscana Oggi del 16 dicembre 2012), vorrei fare alcune telegrafiche considerazioni. Secondo i dati europei, l’Italia ha un milione di insegnanti e 7 milioni di alunni; la Germania, più popolosa di noi, ha 700 mila insegnanti e 10 milioni e 500 mila alunni. Se ne deduce che il rapporto insegnanti/alunni sta 1 a 7 in Italia e 1 a 13 in Germania. Ricordo inoltre che Inghilterra e Francia hanno lo stesso rapporto della Germania: 1 a 13. Nonostante la maggior mole di lavoro, in quei paesi non ci si lamenta dell’insegnamento come di una professione «usurante», né si ritiene quello scolastico un impegno «eroico», come invece afferma la sig.ra Carocci.
Per quanto riguarda il trattamento economico, gli insegnanti tedeschi sono sì pagati molto meglio di quelli italiani, ma il costo complessivo a carico dello Stato è più o meno uguale a quello dello Stato italiano. È inoltre risaputo che la scuola tedesca, ma anche quella francese, ha una qualità di insegnamento superiore alla nostra.
Perché allora tante lamentale? Perché invece non dire che quella degli insegnanti è una categoria talmente potente che il Governo, di fronte alla dura protesta del corpo insegnante, ha dovuto subito fare marcia indietro sulla proposta di aumento di sei ore dell’orario frontale? Quali altre categorie di lavoratori – in un momento di crisi come questo – sono riuscite ad ottenere un altrettanto veloce marcia-indietro dell’esecutivo?
Vorrei infine sottolineare un altro punto della lettera che mi ha lasciato basito. «Razza padrona, società classista di privilegiati e di reietti»: questi i termini usati dalla signora nei confronti di chi detiene «il potere». Termini ideologici, da lotta di classe, una lettura purtroppo superficiale e classista che stride prepotentemente in bocca ad una cattolica del terzo millennio.
Credo anch’io che gli argomenti portati da Giovanna Carocci a sostegno dell’intoccabilità dell’orario frontale per i docenti delle secondarie fossero piuttosto «deboli». Continuo però a pensare che il mestiere di insegnante sia tra i più affascinanti ed impegnativi. Ho conosciuto docenti ai quali l’Italia dovrebbe erigere dei monumenti nelle piazze. Anche altri che invece sarebbero da prendere a calci nel sedere, ma questo è vero per tutte le professioni, a partire dalla mia di giornalista. Il futuro del Paese si costruisce prima di tutto sui banchi di scuola. Ma a questi chiar di luna non è pensabile investirci più soldi. Bisogna invece utilizzare bene tutte le risorse per avere una classe docente preparata, motivata e giustamente retribuita.
Claudio Turrini