Vita Chiesa

Quelli che in Terra Santa vanno per aiutare

di Mauro Banchini

«Farsi mettere in discussione». È una tra le idee in un originale«vademecum del pellegrino» (diocesi di Vicenza) illustrato a Roma durante l’incontro nazionale, il terzo, promosso da «Edizioni Terra Santa» e coordinato da Giuseppe Caffulli alla vigilia del Sinodo.

«Volontari in Terra Santa» ha visto la presenza di molti gruppi che operano per far conoscere quanto accade oggi nelle terre di Gesù. Piace il concetto di «pietre vive»: gli abitanti cristiani, come numero sempre più deboli, che ancora si ostinano a vivere qui: minoranza estrema in una maggioranza islamica e, in Israele, ebraica.

Filo comune non solo l’importanza di effettuare visite nel Medio Oriente cristiano ma anche l’idea che un pellegrinaggio non può, oggi, prescindere dalla consapevolezza di quanto siano difficili le condizioni dei cristiani in queste terre. Pierbattista Pizzaballa, custode, ha raccontato le «molte attese» sul Sinodo e l’importanza, per la Chiesa latina, di transitare da visioni assistenzialistiche a prospettive solidaristiche in base a un «cristianesimo sociale» che qui, in effetti, è quasi una novità.

Un esempio lo ha fornito un ingegnere lombardo, Enrico Tafi. Andato in pensione, ha scelto di fare volontariato nella Custodia francescana a Gerusalemme: coordina chi vuol fare questa esperienza. Ha raccontato il progetto «Gerusalemme, pietre della memoria»: la Custodia – proprietaria di 500 alloggi nella città vecchia – li sta recuperando, togliendoli al degrado, per riassegnarli a famiglie cristiane (in città, le più povere) così invogliate a subire meno il fascino dell’emigrazione. Rifare un alloggio costa 22 mila euro. Da recuperare ce ne sono più di 300.

Altra storia da un giovane palestinese cristiano, Charlie Abou Saada: insegna all’università cattolica di Betlemme. Molto efficace nel ricordare come si stia male, soprattutto come stiamo male i più piccoli e i più vecchi, «vivendo» sotto occupazione militare. «Venite da noi – ha quasi implorato – per dare serenità ai nostri bambini, per farli sorridere, per sottrarli dal rancore».vE dalla Toscana hanno alzato la mano Sara e Maria Pia, due volontarie della Valdichiana («La banda del sorriso») impegnate con la clownterapia in ospedali palestinesi. Da Pistoia, Mario e Antonio: con «Insieme per la Terra Santa» cercano almeno 32 mila euro per aiutare bambini handicappati. Toscani altri due, Giovanni e don Lorenzo: il loro sogno («Coltiviamo la pace») è aprire, nei territori palestinesi, una radio cristiana.

Tanti altri gli input da questo volontariato: giovani ticinesi che puntano sulla scoperta di antichi canti della tradizione cristiano araba e ci fanno splendidi cd; altri che costruiscono il tetto al santuario di Mosè, sul Nebo; altri che vanno nelle scuole italiane a raccontare le terre di Gesù.

Il sogno? Che i pellegrini non si fermino alla «devozione». Uno dei luoghi più autentici da vedere? Alla periferia di Betlemme, sotto il muro: ogni venerdì poche suore camminano e pregano per la pace. E se invece di dieci persone, ogni venerdì, ce ne fossero mille?