Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un’avventura senza ritorno. La guerra, infatti, non risolve i problemi o, se ne risolve alcuni, ne determina altri non meno gravi.In questi giorni è emersa drammatica la insipienza dei potenti di questo mondo: sembra davvero che i popoli non siano affidati alla loro cura come sarebbe giusto ma siano in balia dei loro interessi.Ci consola e ci stimola la voce del Papa, accorata e profetica, e il suo spendersi per la pace contro ogni speranza. Una voce però non ascoltata da chi ha in mano le leve del potere.Eppure, l’impegnarsi in fattivi negoziati non significa umiliarsi ma lavorare per la pace.Il cristiano comunque, pur condividendo il generale turbamento, in questi frangenti moltiplica preghiera e penitenza, perché sa che il male si contrasta ma anche si espia. Sa soprattutto che alla luce della fede il male non ha mai l’ultima parola.a.m.