Opinioni & Commenti

Quella preghiera nella moschea cambierà la storia

di Vittorio CitterichBenedetto XVI in Turchia. Le cronache hanno smentito le previsioni funeste. Il viaggio «rischioso» per il quale lo stesso Papa, prima di partire, aveva chiesto l’assistenza delle preghiere dei fedeli è andato oltre le più felici attese. Si vede che le preghiere funzionano, specialmente quando la richiesta non ha secondi fini e intenzioni di piccola propaganda politica. Ce ne sono fin troppe di piccole propagande in giro. Seminate da «atei devoti» o da papisti improvvisati.

Invece il pellegrinaggio si è svolto secondo le intenzioni più autentiche e sincere. Per confermare nella fede il «piccolo gregge» dei cattolici turchi che hanno offerto alla cattolicità del terzo millennio un martire esemplare come don Santoro. Per rilanciare il dialogo ecumenico con gli ortodossi di rito bizantino che si richiamano alle fondamenta di Sant’Andrea, il fratello di Simone Pietro, di cui il Patriarca di Costantinopoli (primo in onore fra i pari) è successore, così come il Papa, il Vescovo di Roma, è, a pieno titolo, successore di Pietro che, attraverso Antiochia, raggiunse la capitale dell’impero d’Occidente per sigillare il primato col suo sangue. Un cumulo di storia, di tesori di santità e di bellezza, di drammatiche separazioni e di incomprensibili secoli stanno dietro ogni nuovo incontro fra i successori dei due fratelli di quel primo apostolato cristiano.

Così anche questo primo incontro del terzo millennio dal 28 novembre al 1° dicembre del 2006. Le cui dimensioni non possono essere misurate con i brevi criteri del pettegolezzo politico corrente. Anche se la politica, la grande politica del futuro, sarà certamente influenzata dalla ricaduta storica degli eventi che si sono svolti fra Ankara, Efeso e Istanbul-Costantinopoli, avendo come protagonisti il Papa Benedetto XVI e il Patriarca Bartolomeo I. Anzi, più che loro due presi singolarmente, i loro predecessori Paolo VI e Atenagora (mano nella mano a recitare il Padre Nostro nella terra di Gesù dopo aver tolto di mezzo le reciproche scomuniche di più remoti predecessori), Giovanni Paolo II e Demetrio. Ma ancor prima, se si vuole, con il richiamo condiviso alla profetica memoria del Beato Papa Giovanni che indicendo il Concilio Vaticano II ha dato inizio alla nuova storia.

Nella biografia di Angelo Roncalli il soggiorno in Turchia come pronunzio apostolico è stato una pietra miliare che, non a caso, è stata ricordata dal Papa e dal Patriarca. Qui mi soccorrono, con qualche emozione, anche alcuni ricordi personali. Eravamo al Cairo con il professor La Pira quando si lesse su un giornale che il Patriarca di Costantinopoli Atenagora, alla notizia della elezione di Roncalli, aveva commentato: «A Roma c’è un uomo mandato da Dio il cui nome è Giovanni….». «Dobbiamo andare subito dal Patriarca», commentò a sua volta La Pira. E infatti si volò dal Cairo a Istanbul. Vidi il professore sprofondare nella barba dell’altissimo Patriarca che l’abbracciò con grato affetto mentre ricordava, pur senza citare la fonte, le conclusioni del Concilio di Firenze-Ferrara. «Esultino i cieli e si rallegri la terra. Occidente ed Oriente hanno raggiunto l’unità sulla pietra angolare che è Cristo». Indelebili memorie di un allora giovane cronista. Si sa che poi quel sigillo di unità naufragò anche per la caduta di Costantinopoli in mano ai turchi.

Ma, ritornando al novembre-dicembe 2006, come non intravedere il forte rilancio di un desiderio di unità e di dialogo che questo nuovo incontro ha manifestato? Certo, ancora tante difficoltà e dispute fra atei devoti dell’una e dell’altra parte. Ma il Papa è entrato a Santa Sofia e persino nella moschea azzurra della devozione islamica. Nel suo volto mite la silenziosa mitezza di un movimento delle labbra. Che ne sappiamo noi della forza misteriosa di una preghiera di Papa? Dei tempi e dei luoghi che verranno?

Il nostro speciale sul Papa in Turchia

I discorsi del Papa nel viaggio in Turchia (28 novembre – 1° dicembre 2006)