Cultura & Società
Quel «punto it» dal cuore toscano
di Claudio Turrini
www punto it. Ormai sono parole entrate nel gergo di tutti. Impossibile non essersi imbattuti, anche da profani, in un indirizzo internet. Forse in pochi sanno però che quel «.it», che identifica i domini italiani, ha un cuore toscano. Anzi, pisano. Tanto da poter dire che l’intero sistema internet italiano è nato lì e ancora oggi vi cresce rigoglioso. Era il 30 aprile 1986 quando i ricercatori dell’allora neonato Centro nazionale universitario di calcolo elettronico (Cnuce) si collegarono per la prima volta alla rete Internet da Pisa agli Stati Uniti, passando per il satellite. Alla stessa struttura, venti mesi dopo, le autorità americane che regolavano (e regolano ancora) la rete, assegnavano la gestione del Registro dei domini .it (il primo registrato, il 23 dicembre 1987, fu «cnr.it») in virtù delle competenze tecniche e scientifiche maturate. Il servizio di registrazione (tecnicamente: «Registro del ccTLD .it») oggi è gestito dall’Iit-Cnr di Pisa, erede del Cnuce. All’epoca non esisteva ancora il World Wide Web, il linguaggio ipertestuale diventato l’Internet per eccellenza e identificato dalla sigla www. «Nessuno, tra i ricercatori che allora contribuirono a realizzare la prima infrastruttura di rete e ai quali mi onoro di appartenere osserva l’ingegner Enrico Gregori, direttore dell’Iit-Cnr avrebbe mai creduto che quello strano modo di far parlare tra loro computer diversi, sparsi in ogni luogo nel mondo, un giorno avrebbe rappresentato uno dei principali mezzi di comunicazione. E non per gli scienziati, ma per la gente comune. Se oggi in Italia, e nel resto del mondo, parole come blog, email, Web e domini sono entrate a far parte della vita quotidiana lo si deve soprattutto a quella generazione di ricercatori che, negli anni ’80, ha saputo guardare al futuro».
I primi passi il Cnuce li aveva mossi negli anni ’70. Nel 1972 era stata stipulata una convenzione tra il Cnuce e il Centro scientifico Ibm di Pisa, entrambi con sede in via Santa Maria. Grazie a quell’accordo quattro ricercatori partirono per il Centro scientifico Ibm di Cambridge, nel Massachussetts (Usa). Quando rientrarono in Italia, nella seconda metà del ’74, iniziò la progettazione della prima rete italiana. Un anno dopo nacque Rpcnet, che in paio d’anni diventò la rete dei centri dati del Cnr. Alla fine degli anni ’70 Robert Khan, che insieme a Vinton Cerf è l’inventore del protocollo tcp/ip, su cui poggia internet, scelse il Cnuce di Pisa per sperimentarlo anche in Italia. Il pisano Luciano Lenzini, oggi ordinario all’Università di Pisa, uno dei pionieri di quelle ricerche, ha recentemente raccontato come dalla richiesta di Khan all’approvazione del progetto da parte delle strutture centrali del Cnr sia passato oltre un anno… con la scoperta che tutto il materiale richiesto era ormai diventato obsoleto. Rammaricato e consapevole che una nuova richiesta sarebbe andata incontro a problemi analoghi, Lenzini annunciò a Washington, all’Internation Cooperation Board, l’intenzione di rinunciare. Ma fu lo stesso Kahn, dopo aver confabulato con gli altri membri del Board, ad annunciare la costosa attrezzatura necessaria (il butterfly gateway) sarebbe stata finanziata dal Dipartimento della Difesa americana.
Oggi i nomi a dominio attivi in Italia sono quasi un milione e 500mila e crescono al ritmo di circa 20-25mila al mese. Nel mese di maggio 2008 con 30.243 registrazioni, è stata toccata la punta mensile più alta. Tra il dicembre 1987 e il 1993 le registrazioni si contavano sulle dita di una mano, solo su richiesta di enti di ricerca e università, ed erano gestite informalmente. Il «boom» è avvenuto tra il 1999 e il 2000, grazie all’esplosione della «new-economy» e alla modifica delle norme del Registro del ccTLD .it, che consentirono la registrazione dei domini anche ai soggetti senza partita Iva (cui però poteva essere assegnato solo un nome) e dando facoltà alle società di registrarne un numero illimitato. Dall’estate 2004, infine, ciascun cittadino maggiorenne dell’Ue può registrare un numero illimitato di domini «.it».
Oggi «il Registro del ccTLD .it si appresta a mettere in cantiere una nuova, piccola rivoluzione», conclude l’ing. Gregori: «Il sistema di registrazione in tempo reale, sincrono, che buona parte degli operatori e gli utenti considerano oggi un volano irrinunciabile per la crescita ulteriore della nostra rete». Il progetto, che andrà a regime nel 2009, sarà accompagnato da un’inedita campagna di comunicazione che si propone di diffondere la cultura di Internet in Italia proprio tramite i domini .it. Domenico Laforenza, neo-direttore dell’Iit-Cnr e responsabile del Registro dei domini Internet .it sfodera tutto il suo ottimismo. «Le cifre a nostra disposizione spiega confermano l’Italia come quinta realtà del panorama Internet europeo e al settimo posto nella classifica mondiale. Questi risultati evidenziano che il mercato dei domini italiani è in salute e rappresentano un forte segnale di come Internet sia un fenomeno radicato nella nostra società». Da qui l’idea di una grande campagna di promozione di internet. Con oltre 150 unità di personale impiegato e circa 10 milioni di euro di fatturato annuo, l’Iit-Cnr promuoverà attività di alta formazione, anche in collaborazione con le università e i poli d’eccellenza pisani, e il trasferimento tecnologico.