Dopo la visita a Lampedusa, avamposto dell’accoglienza in Europa dei migranti che provengono dall’Africa e dal Medio Oriente; dopo la visita al Centro Astalli di Roma, avamposto nel cuore del Paese della solidarietà cristiana per migranti e rifugiati, che spesso sono solo «in transito» e diretti nei Paesi del Nord Europa, ecco che Papa Francesco torna a occuparsi, questa volta con un «messaggio» destinato a fare il giro del mondo, del tema delle migrazioni. Questa mattina (24 settembre), in sala stampa vaticana, è stato infatti presentato «Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore», messaggio del Papa per la prossima Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che verrà celebrata il 19 gennaio 2014. Una lunghezza di quattro-cinque cartelle fitte, tradotto come al solito nelle principali lingue, il documento è pronto per essere inviato a tutte le nunziature della Santa Sede in giro per il mondo e quindi ad essere diffuso tra i fedeli dei cinque continenti tramite le diocesi e le parrocchie. Il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti e degli itineranti, che lo ha presentato alla stampa, ha voluto sottolineare che «sarebbe importante se anche a livello della società civile, dei governi e del mondo politico ci fosse un’adeguata accoglienza di testi come questo. Per raggiungere questo fine – ha aggiunto – è molto importante il ruolo dei mass media, chiamati a divulgarne i contenuti e a “stuzzicare” i politici che debbono agire nel senso di contribuire a risolvere i problemi dei migranti».Un uomo su sette al mondo è migrante. Il fenomeno complessivo degli spostamenti umani, come nota il Papa nel messaggio, ha raggiunto dimensioni fino ad oggi sconosciute. «È impressionante il numero di persone che migra da un continente all’altro – scrive -, così come di coloro che si spostano all’interno dei propri Paesi e delle proprie aree geografiche. I flussi migratori contemporanei costituiscono il più vasto movimento di persone, se non di popoli, di tutti i tempi»: questa la realtà che sta davanti a tutti noi. Dai dati statistici disponibili emerge che sempre più persone vivono all’estero. Nel 2013, 232 milioni di persone, pari al 3,2% della popolazione mondiale, sono migranti internazionali, a fronte dei 175 milioni nel 2000 e dei 154 milioni nel 1990. A questa cifra, già elevata, si devono poi aggiungere i circa 740 milioni di migranti «interni», che cioè si spostano nel territorio del proprio Paese di origine. L’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) stima che circa un miliardo di uomini viva l’esperienza migratoria. «Di conseguenza – ha sottolineato il cardinale Vegliò – una persona su sette al mondo è migrante, con tutto ciò che una simile stima comporta».Da dove partono, dove vanno. Tra i dati disponibili più interessanti dal punto di vista numerico, emerge – ad esempio – che tra i primi dieci Paesi preferiti dai migranti come meta del loro «viaggio della speranza», il primo posto spetta agli Stati Uniti d’America con 42.810.000 immigrati, seguito da Federazione Russa (12,27 milioni), Germania (10,76 milioni), Arabia Saudita (7,29 milioni) e Canada (7,2 milioni). Gli ultimi posti nell’elenco sono occupati da quattro Paesi europei: Francia (6,68 milioni), Regno Unito (6,45 milioni), Spagna (6,38 milioni) e Ucraina (5,26 milioni). L’Italia è fuori dalla graduatoria dei primi dieci, in quanto annovera circa 4,3 milioni di immigrati. Interessante anche l’elenco dei dieci Paesi da cui parte il maggior numero di migranti internazionali: il Messico è al primo posto con circa 12.930.000 persone emigrate, seguito dall’India (11,8 milioni) e dalla Federazione Russa (11,26 milioni). Cina, Bangladesh e Ucraina seguono rispettivamente con 8,44, 6,48 e 6,45 milioni di persone emigrate. Il settimo posto della classifica è occupato dai territori palestinesi con 5,74 milioni di migranti. In coda, vi sono il Regno Unito con 5 milioni, le Filippine con 4,63 milioni e il Pakistan con 4,48 milioni.Cosa dice il Papa nel messaggio. Nel suo messaggio, Papa Francesco riflette prima sul fenomeno e sui suoi risvolti di natura umana, sociale, religiosa. Quindi formula alcune proposte per avviare una soluzione che sia in linea col rispetto della persona di ogni migrante. Nota che «non di rado, infatti, l’arrivo di migranti, profughi, richiedenti asilo e rifugiati suscita nelle popolazioni locali sospetti e ostilità». «I mezzi di comunicazione sociale, in questo campo, hanno un ruolo di grande responsabilità: tocca a loro, infatti, smascherare stereotipi e offrire corrette informazioni, dove capiterà di denunciare l’errore di alcuni, ma anche di descrivere l’onestà, la rettitudine e la grandezza d’animo dei più». Secondo Papa Francesco «è necessario un cambio di atteggiamento verso i migranti e rifugiati da parte di tutti; il passaggio da un atteggiamento di difesa e di paura, di disinteresse o di emarginazione – che, alla fine, corrisponde proprio alla ‘cultura dello scarto’ – a un atteggiamento che abbia alla base la ‘cultura dell’incontro’, l’unica capace di costruire un mondo più giusto e fraterno, un mondo migliore». Incoraggia, quindi, ad agire sul piano della cooperazione allargata a livello internazionale, così da approntare modalità d’intervento efficaci. Invita i singoli Paesi a offrire al proprio interno condizioni migliori di vita, per evitare il più possibile la via obbligata delle migrazioni di massa. Infine chiede opportuni provvedimenti per favorire il superamento dei pregiudizi da parte dei paesi di arrivo. Dopo aver ricordato che lo stesso Gesù è stato insieme «migrante» e «rifugiato» per sfuggire alla persecuzione di Erode, Papa Francesco fa appello alla carità di uomini e istituzioni per «la costruzione di una società più giusta, una democrazia più compiuta, un mondo più fraterno». Sarà accolto il suo appello?