Arezzo - Cortona - Sansepolcro
Quel furto di Pacioli a Piero. La scienza «assolve» il Frate
Un «giallo» che affonda le radici nella storia della Valtiberina e che spiega perché l’inventore della partita doppia, alla base della moderna contabilità, è stato storicamente poco considerato in Patria, a differenza di quanto accade all’estero. È stato questo uno degli spunti più interessanti emersi dalla tappa biturgense del convegno internazionale «Prima e dopo Luca Pacioli», dedicato al frate scienziato nato a Sansepolcro intorno al 1445. In occasione di questo importante evento sono arrivati in Valtiberina professori e ricercatori d’eccellenza provenienti da tutto il mondo. Il professor Oktay Guvemli (Università di Marmara, Instambul), Esteban Hernandez-Esteve, presidente di Aeca (associazione spagnola di contabilità) e Luciano D’Amico, presidente della società italiana di storia della ragioneria, sono solo alcuni dei nomi presenti. Ad organizzare l’evento il Centro studi «Mario Pancrazi», che ha ricevuto la medaglia di rappresentanza dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Matteo Martelli, rappresentante del centro studi «Mario Pancrazi» spiega: «Luca Pacioli è il fondatore della modernità perché ha posto la matematica al centro dei saperi. Abbiamo chiesto agli studiosi di tutto il mondo di illustrarci lo stato delle ricerche matematiche prima e dopo il 1494, data della pubblicazione della prima opera di Pacioli, la Summa». «Il frate scienziato del Borgo – dice Martelli – è molto conosciuto nel mondo e noi siamo impegnati a valorizzare anche in Italia questa figura. Nel nostro Paese la figura di Pacioli soffre di uno stigma negativo impresso dal grande storico dell’arte Giorgio Vasari». Un «pregiudizio» che è legato a quello che sembra essere un vero e proprio «intrigo» d’altri tempi, con al centro due grandi personaggi originari di Sansepolcro. «Vasari, infatti – spiega Martelli – ha individuato nell’opera pacioliana “De Divina Proportione” un manoscritto di Piero della Francesca. Il grande storico dell’arte ha quindi accusato Pacioli di essere un plagiatore. Ma il valore del De Divina Proporzione non dipende dal “manoscritto incriminato” quanto dalla concezione di Pacioli sull’Aurea Proporzione. Inoltre, frate Luca capì il valore della stampa e della divulgazione pubblicando così due opere che hanno fatto il giro del mondo: la Summa e il De Divina Proporzione».
L’articolo completo è visibile nel numero 24 de La Voce di Arezzo-Cortona-Sansepolcro
Eleonora Corgiolu