Vale la pena ricordare, a 55 anni di distanza, un evento che all’epoca sembrò prodigioso in Valtiberina. Era il 14 dicembre 1954 e venivano effettuati dei lavori per l’allestimento della sala da ballo della Filarmonica, ospitata nell’antica abside della chiesa degli Agostiniani (l’attuale auditorium di Santa Chiara) a Sansepolcro.Il muratore Lino Mercati (il partigiano «Seme» scampato dieci anni prima alla fucilazione di Villa Santinelli) bucò con il martello l’intonaco rigonfio per l’umidità, scoprendo così un occhio dipinto vicino a quelle pitture già individuate, nei giorni prima, dai giovani Beppe Nomi e Giovanni Cecconi. Era troppo bello per colpirlo ancora col mazzuolo, quindi il muratore continuò a rimuovere l’intonaco, scoprendo un intero volto.Lo fece vedere ad un giovanissimo Ivo Pasquetti, che vi riconobbe la mano di Piero della Francesca. Quel viso, attualmente esposto al Museo nella stessa sala della «Resurrezione», apparteneva alla testa riccioluta del «San Giuliano». Un’opera significativa che testimonia la presenza e il legame di Piero della Francesca con il territorio. Sinceramente si è poi sempre sperato che, nella ex-abside degli Agostiniani, altri dipinti simili non fossero già caduti con l’intonaco sotto i colpi di martello.Andrea Bertocci