Vita Chiesa

Quei preti in mezzo ai giovani

di Riccardo Bigi

Sui giovani si dicono tante cose: che non vanno in chiesa, che non si confessano, che non accettano le prediche… Poi arriva la Gmg, e puntualmente tutti i luoghi comuni vengono smentiti. Perfino i giornali e le televisioni scoprono, in queste occasioni, che migliaia di giovani da tutto il mondo pregano, riflettono, ascoltano le catechesi, E che non sono neppure così refrattari alla confessione come si penserebbe.

Dentro il confessionale«Quando sento dire che i giovani di oggi sono un problema mi si rizzano i capelli in testa: stare in mezzo a loro è bellissimo». Don Aldo Menichetti, assistente del Centro Diocesano Giovani di Firenze, in mezzo ai giovani ci sta volentieri. Alle sue spalle le giornate mondiali di Parigi, Roma, Toronto, Colonia, oltre all’Agorà dei Giovani di Loreto del settembre scorso. Stavolta non sarà a Sidney, avendo preferito partecipare al raduno con cui i giovani fiorentini seguiranno a distanza l’incontro australiano.

Nelle varie giornate mondiali ha svolto spesso anche il servizio di confessore. «Durante le Gmg i confessionali sono sempre pieni. E sono confessioni bellissime, vedi che nascono da un percorso interiore profondo, da una ricerca di verità sincera. Noi preti – aggiunge – abbiamo l’abitudine degli schemi, degli orari prefissati… Con i giovani non funziona, non possiamo aspettare che vengano in chiesa secondo le nostre disponibilità: dobbiamo creare occasioni su misura per loro. Magari non li vedi al confessionale per un anno intero, poi fai un camposcuola d’estate e si confessano tutti».

Non è neanche vero, afferma don Aldo, che fra di loro manca il senso del peccato: «Si interrogano, si fanno domande, ascoltano. Certo su certe questioni hanno idee che è difficile superare. Uno dei temi, ad esempio, è quello della sessualità e dei rapporti fuori dal matrimonio: molti di loro non li avvertono come peccato. Qui però c’è da fare un discorso di educazione all’affettività che deve partire da prima, magari dalla catechesi dei ragazzi, non si può certo pensare di risolverlo durante la confessione».

Resta il fatto, conclude don Aldo, che al popolo delle Giornate Mondiali della Gioventù dobbiamo guardare con fiducia e con speranza: «Tutti loro, così come i giovani che frequentano le parrocchie, sono persone meravigliose: sono un patrimonio che la Chiesa deve coltivare e far crescere, perché possano a loro volta essere lievito per i loro coetanei».

La scintilla e la legnaAnche don Andrea Parrini, della diocesi di Volterra, ha alle spalle una lunga esperienza di Gmg: Parigi, Roma, Toronto, Colonia. «Sono momenti che offrono emozioni forti, e per questo riscuotono tanto successo. Oggi i giovani (ma non solo loro) seguono sempre di più le emozioni, i sentimenti. Insieme all’aspetto emotivo però c’è anche lo spazio per la riflessione, la partecipazione ai sacramenti…» La difficoltà, dice don Andrea, è il passaggio da queste «esperienze forti» a una vita di fede quotidiana. «Le giornate mondiali – afferma – sono delle scntille molto grandi forti, che possono accendere il fuoco nei giovani: la fede però poi deve poter maturare, e se accanto alla scintilla non c’è legna da ardere la fiamma si spenge presto. Il fuoco di paglia produce fiammate molto belle a vedersi, ma non scalda e non serve per cuocere. I frutti di una Gmg vanno visti nel lungo periodo, nei cambiamenti che riescono a produrre nel cuore di chi vi ha partecipato». Nei giovani di oggi, prosegue don Andrea, non manca la fede: «quasi tutti dicono di credere in Dio, di pregare: la cosa difficile è far accettare loro una proposta di vita cristiana». proposte fortiLa Giornata Mondiale della Gioventù ha avuto un ruolo particolarmente importante nella vita di don Serafino Romeo, della diocesi di Prato: la decisione di entrare in seminario maturò dopo il Giubileo dei Giovani del 2000. «Credo che come me – afferma – tanti altri giovani siano stati segnati dalla partecipazione alle varie Gmg: basterebbe pensare quanti animatori, nelle nostre parrocchie, vengono da quelle esperienze. Giovani che magari in questi mesi si impegnano ad organizzare campi estivi e oratori, e che diventano per i più piccoli un modello e un punto di riferimento».

Oggi la Chiesa, prosegue don Serafino, parla molto dei giovani, si fanno progetti e convegni su di loro: «Con i giovani però poi bisogna starci, bisogna condividere la loro vita. Questo chiede impegno, ma dà anche molti frutti. I giovani sono esigenti, ma sono anche in grado di dare tanto, sanno essere generosi oltre ogni aspettativa. E la Chiesa fa bene ad essere a sua volta esigente con loro: durante tutti i vari raduni internazionali Giovanni Paolo II prima, e adesso Benedetto XVI, non hanno mai fatto sconti, non hanno annacquato il Vangelo. Hanno sempre posto ai giovani traguardi alti, ed è questo che entusiasma i ragazzi».

Il «segreto» delle gmgMa perchè le Gmg «funzionano» così bene? Qual è il segreto di questi grandi raduni? Secondo don Claudio Bullo, della diocesi di Pisa, offrono un mix giusto di festa, preghiera, riflessione: «Permettono ai ragazzi di conoscere meglio Gesù, di ascoltare le parole del Papa e dei vescovi che guidano le catechesi, di conoscere altri giovani di diverse nazioni, di esprimere la loro gioia e il loro entusiasmo». In questo senso, le Gmg sono ormai diventate anche un modello per la pastorale giovanile: «In molte iniziative locali, parrocchiali o diocesane, si cerca di riproporre lo stuile e lo spirito delle giornate mondiali. Senza contare che da questi grandi eventi ecclesiali sono nati nuclei di giovani molto uniti, dalla identità molto forte, che poi rappresentano durante l’anno una presenza fondamentale». La prima gmg da preteDon Danilo Costantino, della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, è il nuovo incaricato regionale per la pastorale giovanile: affiancherà il fiorentino Marco Cerruti che già da alcuni anni si occupa di questo settore. Giovanissimo (29 anni), ordinato sascerdote l’anno scorso, don Danilo finora ha vissuto da seminarista le sue Gmg: Parigi, Roma, Toronto, Colonia. Lavora nella pastorale giovanile della sua diocesi ormai da 11 anni: iniziò proprio, all’età di 18 anni, con l’incontro mondiale del 1997. «Le Giornate Mondiali – spiega – sono state fondamentali nella mia formazione di prete: ogni tappa è stata il punto di arrivo di un cammino di preparazione, e l’inizio di un nuovo percorso di fede». In questi anni le Gmg hanno offerto, più in generale, un elemento cruciale per la pastorale giovanile diocesana: «I giovani che vengono alle Giornate Mondiali poi sono quelli che animano le parrocchie, li ritroviamo in prima fila nelle iniziative diocesane, sono uno stimolo e un traino anche per chi non ha partecipato ai raduni mondiali. Non dimentichiamo che la preparazione di una Gmg dura un anno intero, e poi lascia frutti duraturi nei mesi successivi: si continua a riflettere sui temi proposti di volta in volta dal Papa, si cerca di metterne in pratica le indicazioni…»

A riprova di questo fatto, don Danilo cita l’esperienza di alcuni sacerdoti che, dice, sono venuti alla Gmgcon dubbi e pregiudizi: «Pensavano che fossero eventi spettacolari ma poco profondi: invece si sono dovuti ricredere, e ora sono i primi a sostenerle». Dopo quattro Gmg da seminarista, Sidney sarà la sua prima esperienza come prete: «Non vedo l’ora. A settembre, all’Agorà di Loreto, ho già pregustato questa esperienza: le celebrazioni, le confessioni… Molti rimarrebbero sorpresi, ad esempio, a vedere quanto bisogno abbiano questi giovani di parlare, di confidarsi, di chiedere consiglio».