Vita Chiesa
Quei preti in mezzo ai giovani
di Riccardo Bigi
Sui giovani si dicono tante cose: che non vanno in chiesa, che non si confessano, che non accettano le prediche… Poi arriva la Gmg, e puntualmente tutti i luoghi comuni vengono smentiti. Perfino i giornali e le televisioni scoprono, in queste occasioni, che migliaia di giovani da tutto il mondo pregano, riflettono, ascoltano le catechesi, E che non sono neppure così refrattari alla confessione come si penserebbe.
Nelle varie giornate mondiali ha svolto spesso anche il servizio di confessore. «Durante le Gmg i confessionali sono sempre pieni. E sono confessioni bellissime, vedi che nascono da un percorso interiore profondo, da una ricerca di verità sincera. Noi preti – aggiunge – abbiamo l’abitudine degli schemi, degli orari prefissati… Con i giovani non funziona, non possiamo aspettare che vengano in chiesa secondo le nostre disponibilità: dobbiamo creare occasioni su misura per loro. Magari non li vedi al confessionale per un anno intero, poi fai un camposcuola d’estate e si confessano tutti».
Non è neanche vero, afferma don Aldo, che fra di loro manca il senso del peccato: «Si interrogano, si fanno domande, ascoltano. Certo su certe questioni hanno idee che è difficile superare. Uno dei temi, ad esempio, è quello della sessualità e dei rapporti fuori dal matrimonio: molti di loro non li avvertono come peccato. Qui però c’è da fare un discorso di educazione all’affettività che deve partire da prima, magari dalla catechesi dei ragazzi, non si può certo pensare di risolverlo durante la confessione».
Resta il fatto, conclude don Aldo, che al popolo delle Giornate Mondiali della Gioventù dobbiamo guardare con fiducia e con speranza: «Tutti loro, così come i giovani che frequentano le parrocchie, sono persone meravigliose: sono un patrimonio che la Chiesa deve coltivare e far crescere, perché possano a loro volta essere lievito per i loro coetanei».
Oggi la Chiesa, prosegue don Serafino, parla molto dei giovani, si fanno progetti e convegni su di loro: «Con i giovani però poi bisogna starci, bisogna condividere la loro vita. Questo chiede impegno, ma dà anche molti frutti. I giovani sono esigenti, ma sono anche in grado di dare tanto, sanno essere generosi oltre ogni aspettativa. E la Chiesa fa bene ad essere a sua volta esigente con loro: durante tutti i vari raduni internazionali Giovanni Paolo II prima, e adesso Benedetto XVI, non hanno mai fatto sconti, non hanno annacquato il Vangelo. Hanno sempre posto ai giovani traguardi alti, ed è questo che entusiasma i ragazzi».
A riprova di questo fatto, don Danilo cita l’esperienza di alcuni sacerdoti che, dice, sono venuti alla Gmgcon dubbi e pregiudizi: «Pensavano che fossero eventi spettacolari ma poco profondi: invece si sono dovuti ricredere, e ora sono i primi a sostenerle». Dopo quattro Gmg da seminarista, Sidney sarà la sua prima esperienza come prete: «Non vedo l’ora. A settembre, all’Agorà di Loreto, ho già pregustato questa esperienza: le celebrazioni, le confessioni… Molti rimarrebbero sorpresi, ad esempio, a vedere quanto bisogno abbiano questi giovani di parlare, di confidarsi, di chiedere consiglio».