Lettere in redazione

Quei fischi allo stadio per Giulio Andreotti

Mercoledì scorso ho seguito in televisione la telecronaca della partita Siena-Fiorentina e ho assistito ad una scena che mi ha molto addolorato. All’inizio era stato deciso un minuto di silenzio in ricordo di un grande personaggio della nostra Repubblica, Giulio Andreotti e poi – mi sembra di aver capito – anche di un giocatore di calcio, Ferruccio Mazzola, che era morto pochi giorni prima. Al nome di Andreotti si son sentiti solo urla e fischi. Non saprei dire se fossero i tifosi del Siena o quelli della Fiorentina, ma non si son chetati un momento. Perché questa mancanza di rispetto che mi sembra nessuno abbia stigmatizzato?

Lettera firmataScandicci (Fi)

 

Mi risulta che la scena che lei ha visto in televisione si sia ripetuta un po’ in tutti gli stadi italiani. E questo la dice lunga, oltre che sulla «civiltà» di certe tifoserie calcistiche, anche sulla campagna denigratoria che per anni è stata portata avanti contro il senatore a vita Giulio Andreotti. Che per certe sue scelte politiche e alcune frequentazioni può anche essere giustamente criticato. Ma che merita comunque il rispetto dell’intero Paese, anche dei suoi avversari politici. Come in effetti mi sembra sia avvenuto. «Si è trattato certamente di un leader anche molto discusso», ha dichiarato ad esempio Massimo D’Alema, che ha rimarcato «tuttavia, non si può negare che egli abbia mantenuto aperto il dialogo anche con forze politiche lontane dal suo pensiero e che abbia contribuito a consolidare il ruolo e la presenza internazionale del nostro Paese, concorrendo così in modo determinante a fare la storia dell’Italia repubblicana». Con Andreotti, ha proseguito D’Alema, «scompare uno dei maggiori protagonisti della vita politica e democratica del Paese del dopoguerra, la personalità che forse più di ogni altra ha rappresentato la continuità del ruolo di governo e della centralità politica della Democrazia cristiana nella storia della prima Repubblica». E l’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha osservato: «Con la finezza del politico di razza, lucidamente, deliberatamente scelse sempre la via della mediazione, frutto maturo del confronto e del dialogo. Oggi, con la sua scomparsa si chiude definitivamente un ciclo importante seppur controverso della nostra storia».

Detto questo mi chiedo però perché il presidente del Coni Giovanni Malagò abbia chiesto di ricordarlo con un minuto di silenzio prima di tutte le gare sportive della settimana. Un gesto di solito riservato a grandi personaggi dello sport. È vero che Andreotti ha avuto – come presidente del comitato organizzatore – un ruolo di primo piano nei Giochi Olimpici di Roma, del 1960. Ma è una «memoria» che difficilmente i tifosi degli stadi potevano aver presente. Insomma, il rischio di esporre uno statista come lui a bordate di fischi, invece che al dovuto rispetto, era ampiamente prevedibile ed evitabile.

Claudio Turrini