Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Quattro mila studenti per Liliana Segre.

Sono arrivati in 4mila per ascoltare fino a che punto l’orrore dell’uomo può arrivare. Erano tutti ragazzi tra i 13 e i 18 anni, provenienti dalle scuole della provincia di Arezzo. Sul palco Liliana Segre, ebrea tra le ultime sopravvissute ad Auschwitz. «Quando sentite di abbandonarvi allo sconforto – ha detto la Segre – pensate invece che ce la farete a superare qualsiasi prova. Ricordate che siamo tutti fortissimi, e che la nostra riserva di energia è inesauribile. La prova è la mia presenza qui, con voi». «Il numero che ho tatuato sul braccio sinistro è il 75190. Non lo potrei mai cancellare, neanche con il laser», ha poi aggiunto. Da oltre 20 anni Liliana Segre ha deciso di raccontare la sua storia ai ragazzi di tutta Italia. «All’inizio non ce la facevo, era più forte di me». Poi però qualcosa è cambiato. «All’inizio della marcia della morte il capo del lager si spogliò, davanti a me, per non farsi riconoscere dagli altri. Gettò via la pistola, che mi ricadde poco lontano. Per un minuto ho pensato di puntargliela contro e ucciderlo. Poi ho deciso di no: e da quel momento ho deciso che avrei sempre e comunque scelto per la vita». In questo suo impegno a non far morire il ricordo, Liliana ha incontrato la realtà di Rondine – Cittadella della pace. Assieme all’associazione aretina ha deciso di istituire una borsa di studio. Si chiamerà «Voltati, Janine vive», in ricordo dell’amica francese che Liliana non ebbe il coraggio di guardare mentre veniva portata nella camera a gas del campo di concentramento di Auschwitz. La borsa sarà destinata a un giovane studente o studentessa che parteciperanno al progetto di Rondine.