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Quattro diocesi cattoliche in Russia

La Santa Sede ha elevato allo status di diocesi le 4 amministrazioni apostoliche esistenti finora nel territorio della Federazione Russa ed alla relativa creazione di un’unica Provincia ecclesiastica. Lo ha annunciato il direttore della sala stampa della Santa Sede, Joaquin Navarro-Valls, spiegando in una nota diffusa l’11 febbraio scorso che con il provvedimento preso «si dà normalità all’esistenza della Chiesa Cattolica in Russia secondo l’ordinamento canonico. Si tratta – aggiunge Navarro – di un normale atto amministrativo suggerito dalla necessità di migliorare l’assistenza pastorale ai cattolici presenti in quella vasta regione, come da loro insistentemente richiesto». La Santa Sede spiega che le amministrazioni apostoliche «sono strutture di loro natura provvisorie e straordinarie, motivate da situazioni particolari, destinate a trasformarsi naturalmente in diocesi». Il provvedimento, pertanto, «non fa altro che equiparare l’organizzazione delle comunità cattoliche della Russia a quella presente nelle altre parti del mondo, come prevede il diritto canonico».

L’elevazione a diocesi «è motivata – si legge ancora nella nota vaticana – dalla stessa preoccupazione pastorale che ha indotto la Chiesa ortodossa russa a creare diocesi ed altre strutture organizzative per i propri fedeli che vivono fuori dal territorio tradizionale». In Europa, per esempio, esistono delle vere diocesi della Chiesa ortodossa russa a Vienna, Berlino, Bruxelles ecc. «La Chiesa cattolica – afferma il portavoce vaticano – si augura, anche grazie alla nuova riorganizzazione, di poter migliorare il dialogo e la collaborazione con la Chiesa Ortodossa Russa, cui non ha mai fatto mancare il proprio sostegno, anche attraverso le varie organizzazioni cattoliche».

A margine della dichiarazione del portavoce, la Santa Sede ha diffuso una nota in cui si affrontano due dei temi più delicati del rapporto tra la Chiesa cattolica e il Patriarcato di Mosca: il rimprovero alla Chiesa cattolica di aver «invaso» il territorio russo e l’accusa di proselitismo. «Il rimprovero che con insistenza alcuni muovono alla Chiesa cattolica – si legge nella nota – è di aver “invaso” il territorio russo, da essi ritenuto “ortodosso”. In realtà, tale fenomeno cominciò nei secoli scorsi e non certo per volontà della Chiesa cattolica. Al contrario, fu un evento assai doloroso» dovuto alle deportazioni programmate prima dagli Zar e poi da Stalin.

In una dettagliata ricostruzione storica la Santa Sede precisa che «milioni di persone furono obbligate, con la violenza e il terrore, a trasferirsi nei territori della Siberia e del Kazkhstan, e in seguito a tali deportazioni si formarono grandi agglomerati di cattolici anche in Siberia». Secondo le stime vaticane, in tutta la Federazione russa il numero dei cattolici oggi si aggira attorno al 1.300.000. Il loro aumento – precisa il Vaticano – «non avviene certo con il passaggio alla Chiesa cattolica dei fedeli ortodossi. I nuovi cattolici provengono piuttosto da ambienti abitualmente lontani da ogni religione. Essi, venuti a contatto con la Chiesa cattolica, chiedono di essere battezzati e di farne parte. Ciò è sufficiente a scartare ogni ipotesi o accusa di proselitismo che non di rado vengono formulate con certa approssimazione, evidentemente in base ad una inappropriata o parziale lettura dei fatti».

La Santa Sede afferma inoltre che le comunità cattoliche presenti sul territorio russo «in nessun modo intendono né sarebbero in grado di sconvolgere l’identità culturale di un Paese che tradizionalmente è considerato ortodosso». Anzi: «La rinascita ecclesiale -conclude la nota – seguita alla caduta di un ordinamento statale contrario alla dignità e alla libertà dell’uomo è un’impresa che richiede unità di intenti per portare la parola di vita e i doni di grazia a quanti non conoscono Cristo e il Vangelo, nella comunione che sgorga dall’unico battesimo».

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