Toscana

Quasi 50 mila famiglie di poveri è l’effetto della crisi in Toscana

di Ennio Cicali

Povertà strisciante: questa la minaccia per migliaia di famiglie toscane, ti svegli una mattina e sei più povero. È l’effetto della crisi che ha colpito l’economia. Nel 2008 altre 4.400 famiglie scenderanno sotto la soglia di indigenza. Da 43 mila saliranno a 47.500, un numero preoccupante. Ogni famiglia toscana perderà in media quest’anno 518 euro, importo che potrebbe addirittura triplicare nel 2009. A risentire di più della crisi sono le famiglie a reddito fisso con 2-3 figli, operai e impiegati, lavoratori autonomi, single con meno di 65 anni. Il peso dei mutui si fa sempre più oneroso per i bilanci di famiglie e aziende. In Toscana il 60% delle famiglie – contro una media europea del 30% – dichiara che le spese per il mutuo sono già oggi un onere molto pesante. Nel 2008, è possibile stimare che l’aumento dell’indice Euribor (a cui è agganciato l’andamento del tasso variabile) sia costato alle famiglie con mutui a tasso variabile circa 326 euro. Un onere che è fonte di elevata preoccupazione per il futuro e rischia di avere conseguenze negative sui consumi, soprattutto per i beni durevoli (tra gli altri, le autovetture, articoli di arredamento, elettrodomestici) e semidurevoli (capi di abbigliamento, calzature, libri).

Sono i dati preoccupanti di uno studio dell’Irpet (l’istituto regionale per la programmazione) sugli effetti della crisi mondiale sull’economia toscana, curato da Stefano Casini Benvenuti, Nicola Sciclone e Leonardo Ghezzi. L’industria risentirà maggiormente della recessione, mentre il terziario rallenterà il proprio ritmo di espansione, potendo contare su di una domanda che pur investita dalla crisi ne risentirà di meno. Tornerà a salire anche la disoccupazione, dopo anni di costante flessione, l’Irpet stima attorno alle 3000 e 5000 unità di lavoro, rispettivamente per il 2008 e 2009. L’aumento della disoccupazione dipenderà anche dalla evoluzione dell’offerta di lavoro, in particolare la percezione della crescente difficoltà di trovare una occupazione potrebbe contribuire a scoraggiare i potenziali lavoratori più incerti.

Tra i più colpiti sono i sistemi locali più tipici della Toscana, in particolare quelli distrettuali, che da tempo soffrono di difficoltà non indifferenti.  Ogni giorno si susseguono notizie di aziende in difficoltà con un sempre maggiore ricorso alla cassa integrazione e alla mobilità in tutti i settori produttivi. Ci sono nomi importanti ma anche decine di piccole e medie imprese – asse portante dell’economia toscana. A parlare sono i numeri: 44 aziende hanno chiesto la cassa integrazione ordinaria, 25.700 lavoratori in disoccupazione ordinaria, 2.500 in mobilità richiesta, 10.700 disoccupati nell’agricoltura (stagionali o precari), 26.200 in disoccupazione ridotta (precari attualmente senza lavoro nell’industria e nel terziario). Chiude la Eaton di Massa Carrara, 345 sono senza lavoro. Nel 2000 occupava 570 addetti, poi ridotti a 375 nel 2006 e 345 nel 2008. Alla «Lucchini» di Piombino sono almeno 400 lavoratori in cassa integrazione.

Nel pisano i problemi colpiscono calzature e meccanica, ma anche concerie e indotto Piaggio. Situazione difficile per il tessile-abbigliamento a Prato. Soffrono nel pistoiese mobile, ma anche moda e maglieria. Non va meglio per il calzaturiero in lucchesia, componentistica auto e siderurgia a Livorno, componentistica e chimica nel grossetano. Moda e camperistica in difficoltà a Firenze e Siena. «La Regione Toscana reagisce alla crisi finanziaria internazionale. Vogliamo sostenere con forza l’economia, le imprese e le famiglie toscane, nonostante la situazione di turbolenza e tenendo conto dei limiti dei nostri poteri. L’obiettivo principale è quello di attrarre nuovi investimenti, accelerare la disponibilità dei finanziamenti e degli incentivi, garantire a famiglie e imprese l’accesso al credito in modo da ridurre gli impatti negativi e sostenere lo sviluppo». È quanto dichiarato da Claudio Martini, presidente della Regione Toscana, al termine della riunione programmatica della Giunta regionale svoltasi di recente a Livorno. «Per definire interventi a favore di famiglie e imprese – sottolinea – serve, da subito, un’azione coordinata tra Governo e Regioni. Per questo oltre a ribadire l’invito al ministro Scajola a venire in Toscana per visitare i distretti e incontrarsi con imprenditori e istituzioni, ho invitato il ministro Raffaele Fitto e il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, a convocare un’apposita seduta della Conferenza Stato-Regioni interamente dedicata all’emergenza economia».

I conti in tasca L’indagine dell’Irpet si sofferma sugli effetti che la crisi ha sulle tasche di famiglie e imprese Il Pil (la ricchezza prodotta) previsto per il 2008 e nel 2009 risulterebbe inferiore di circa 1000 e 2170 milioni di euro a quello precedentemente ipotizzato, con una perdita di circa 280 e 600 euro a persona, rispettivamente per il 2008 e 2009. Questa flessione porterebbe, per gli stessi due anni, a 12 e 29 mila unità di lavoro in meno rispetto a quelle che solo pochi mesi fa erano previste. Si tratta di dimensioni rilevanti stimabili in una perdita di potenziale di crescita attorno al 2 per cento.Le ricadute micro su imprese e famiglie sono di dimensione significativa. Per le imprese, osservando l’attuale struttura degli oneri finanziari, l’ aumento dei tassi comporta una riduzione dei profitti stimabile attorno al –3,2%, con un’incidenza maggiore per le classi dimensionali intermedie. L’insieme di questi effetti, assieme al razionamento del credito, porterà ad un ridimensionamento dei piani di investimento programmati che dovrebbero restare sui valori (bassi) del 2007 anche nel prossimo biennio.Per le famiglie gli effetti sono molteplici e dipendono dalla composizione del portafoglio (la quota di azioni ed obbligazioni è cresciuta più di quella in depositi e titoli di stato) oltre che dal diverso ricorso ad indebitamento che è stato crescente in questi ultimi anni, con maggiore incidenza dei mutui ipotecari (di cui circa il 46% a tasso variabile). Nel 2008 l’aumento dell’indice Euribor (a cui è agganciato l’andamento del tasso variabile) è costato alle famiglie con mutui a tasso variabile circa 326 euro: sono le famiglie del ceto medio a subire il peso maggiore dei rincari.