di Andrea Bernardini Il Congo è uscito tre anni fa da una guerra durata più di un lustro e costata quasi quattro milioni di morti, di cui 750mila bambini. Durante la guerra le forze ed i gruppi armati che si sono affrontati hanno incorporato nei loro ranghi migliaia di bambini: utilizzati come soldati a fianco degli adulti, hanno perpetrato o assistito a massacri, hanno violentato e torturato, incendiato e saccheggiato villaggi. È facile comprendere come questa esperienza li abbia fortemente traumatizzati. Adesso è tornata la pace. Nel nuovo esercito nazionale, i minori non hanno più spazio: così i ragazzi hanno fatto ritorno nelle loro famiglie. Alcuni hanno avuto la fortuna di essere inseriti in programmi di formazione professionale promossi da organizzazioni non governative, altri hanno potuto riprendere la scuola: sono passati da un capo militare che li comandava brutalmente ad un insegnante che, invece, non è in grado di gestire il loro comportamento. Sì, perché i ragazzi, a causa del trauma vissuto, adesso hanno un comportamento violento. La Caritas diocesana di Kindu, il coordinamento diocesano delle scuole convenzionate cattoliche e la congregazione delle suore di Nostra Signora del buon consiglio hanno avviato un progetto per formare venti insegnanti specializzati, che saranno chiamati ad assistere 750 bambini e ragazzi ex combattenti del territorio. La Caritas diocesana ha adottato il progetto di «recupero» dei bambini ex soldati nella diocesi di Kindu. E chiama le comunità parrocchiali a condividerlo raccogliendo fondi nel periodo di Quaresima. La «Casa di Alessandro» a Gello di San GiulianoLa comunità di Gello è impegnata nel recupero ad uso abitativo di un piccolo appartamento di proprietà della parrocchia, per accogliere una famiglia senza casa. I lavori necessari a completare la ristrutturazione sono stati calcolati in 146mila euro. «La disponibilità della Caritas diocesana ad inserire il risanamento di questo piccolo appartamento nel più ampio progetto Dove si prega, là si accolga rappresenta per la nostra comunità parrocchiale una opportunità di crescita, ma anche una bella sfida – osserva il parroco padre Tomasz Grzywacz – consapevoli di questi limiti ma anche delle capacità presenti in parrocchia abbiamo deciso di accogliere questa benedizione accettando di metterci in gioco. L’idea intorno alla quale stiamo lavorando è quella di ampliare la rete di alloggi a disposizione della Casa di Pontasserchio, inserendo anche questo appartamento, nell’offerta di cui la Casa potrà disporre». La «colletta» per i poveri del territorioLa Caritas diocesana invita, infine, tutte le comunità a sostenere e a promuovere la colletta per i bisogni dei poveri del territorio. In modo particolare invita alla colletta quei vicariati al cui interno esistono esperienze di servizio e di condivisione con i più poveri promosse dalla comunità cristiana. «Questi servizi – dice il direttore della Caritas don Emanuele Morelli – devono essere opere-segno della carità della comunità ecclesiale, provocazione e profezia per la società civile nella quale nascono e devono impegnare le risorse umane ed economiche della parrocchia».